David Camporeale e la sua interesante mostra alla Collegiata di S.Pietro

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
17 Dicembre 2017 08:57
David Camporeale e la sua interesante mostra alla Collegiata di S.Pietro

Nell’accezione comune si afferma che il Dna non sia un’opinione e nel caso del giovane David Camporeale questa affermazione diventa rigorosamente scientifica. Il padre Giuseppe, studioso ed iconografo, grande uomo di cultura, ha saputo infondere nei suoi figli la passione per l’arte ed il bello ed alla sua prima uscita ufficiale come curatore di una mostra, David ha dimostrato tutto il suo talento scegliendo una location dal sapore antico e dal fascino particolare come la seicentesca Collegiata dei SS.

Pietro e Paolo, dosando sapientemente la collocazione delle originali opere ospitate al suo interno, sfruttando la luce con criteri che le valorizzano ulteriormente e che hanno suscitato nei visitatori vivo stupore per l’alta qualità artistica. Ci facciamo dunque guidare alla visita alla collettiva d’arte dal curatore David Camporeale: «La Collegiata di San Pietro, con l’articolazione dei suoi vani, con il colore bianco delle sue pareti e dei suoi stucchi, così come dei nuovi elementi di arredo multimediali collocati nel vasto ambiente principale, si è perfettamente prestata ad accogliere la sistemazione di una mostra d’arte così variegata, e interamente composta da opere caratterizzate da vivaci cromie, e da superfici dagli effetti sfavillanti grazie all’interazione che gli elementi vitrei, metallici, plastici e lapidei utilizzati hanno con la luce.

Le due forme di espressione artistica considerate nell’esposizione, la figurativa e l’astratta, vengono coerentemente sintetizzate nell’opera che per prima s’incontra salendo le scale di accesso, collocata entro la prima nicchia della navata: il dipinto “I Paladini” di Lia Calamia, eseguito nella rapida e delicata fase di transito che, dai dipinti di paesaggio e natura morta (quattro dei quali presenti alla mostra), ha condotto la pittrice alle sue opere concettuali più tarde.

Proseguendo il giro, Emmanuele Lombardo ci affascina con dieci straordinari mosaici di medie e grandi dimensioni, particolarmente apprezzabili per la perizia con cui sono stati lavorati i diversissimi materiali impiegati nelle composizioni, e per il perfetto equilibrio cromatico e formale raggiunto dal loro sapiente accostamento, ottenendo, peraltro, un valore plastico così notevole da ricavare da essi quasi un’autentica suggestione scultoria. Lo stesso vivo e penetrante senso della materia si coglie in Francesca De Santi, rivelandosi compiutamente nelle opere da lei eseguite in vetrofusione; in esse l’artista riesce infatti a declinare, con forme sempre nuove, e con magistrale euritmia compositiva, le opposte tendenze del design continentale d’avanguardia e del fine artigianato mediterraneo, definendo uno stile personalissimo, ulteriormente arricchito, sul piano cromatico, dall’attento uso di vernici e pigmenti.

La prima sala laterale è interamente occupata da sette dipinti di Tania Lombardo, che opera nel seno di un astrattismo poetico totalmente felice, riuscendo a descrivere, in modo visionario, le infinite realtà dell’universo interiore. Nelle sue tele i colori vengono modulati con grande delicatezza espressiva, espandendosi in nuances palpitanti, e aggrumandosi in semplici forme stilizzate, conferendo alle composizioni un dinamismo di compiuta coerenza formale. Entrando nella seconda saletta, le due pareti ai lati dell’ingresso sono occupate dai quadri di Franco Marino, nei quali stesure tonali di varia ampiezza sono ripartite con fine logica geometrica, rispondendo ad una sintassi compositiva di grande eleganza concettuale.

Le opere così ottenute non sono frutto di un rigore freddo e matematico, ma di una legge interna al processo creativo, che vibra come una musica, determinando precisi rapporti armonici tra forme e colori. Con i dipinti di Lia Calamia e Renzo Meschis, che occupano le restanti pareti della stanza, passiamo dalle forme astratte sin qui descritte a quelle figurative, rappresentate dalle nature morte e dai paesaggi, che maggiormente caratterizzano la nostra terra, e che si offrono con tale immediatezza e genuinità, da farci riscoprire, quasi con stupore, quel legame ancestrale che sembrava perduto, e che invece permane intatto, con la forza di una passione mai sopita.

Il desiderio di suscitare un’autentica risposta emozionale nel visitatore ha determinato i principi con cui ho immaginato e allestito questa mostra, nella convinzione che le opere d’arte proposte avessero, per i criteri con cui sono state concepite e per il contenuto che esse esprimono, la capacità di rievocare le atmosfere, le sensazioni, le suggestioni che segnano e scandiscono il viaggio della vita, restituendone i valori più autentici, e facendone un’esperienza pienamente umana.

La dimensione dell’uomo del nostro tempo viene esplicitamente richiamata non solo dai due poetici volti in vetro di Francesca De Santi, posizionati sotto l’arcata laterale di questa medesima stanza, ma anche dalla suggestiva installazione di Emmanuele Lombardo, posta al centro della saletta, che evoca emblematicamente il senso del percorso dell’esistenza umana, con i due personaggi incedenti su un ponte sospeso, che, dopo aver salito la scala (simbolo del passato, lasciato dunque alle loro spalle), intraprendono un cammino verso l’ignoto, in cui tutto è da scoprire, e che non è dato vedere (a loro come agli spettatori dell’opera), ma soltanto immaginare».

 Cos’altro aggiungere dopo una tale esperienza sensoriale? Andate e dopo consigliatela a tutti i vostri amici ne vale la pena, l’esposizione sarà visitabile tutti i giorni, mattina e pomeriggio, fino al 7 gennaio 2018.

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