La mia passione per l'Agricoltura mi spinge a cercare persone legate a questo mondo, tanto fondamentale per la nostra economia quanto mal considerato, soprattutto quando si parla di aziende che, causa mancanza di un vero Consorzio locale, si trovano ingabbiate tra inutile burocrazia, costi sempre più elevati e ricavi sempre più bassi. E' la volta di Stefano Dia dell'omonima azienda agricola. Nasce a Palermo l'8 gennaio 1975 e vive a Castelvetrano.
E' il quarto di cinque figli, il padre industriale, essendo proprietario di un grosso pastificio presente a Castelvetrano fino agli anni 1990/1992, e, proprietario di un'azienda agricola ereditata da sua madre, la madre invece era casalinga. Si è laureato in farmacia nel 2001 (essendo sempre stato appassionato di chimica, materie scientifiche e naturalistiche). Dopo la laurea ha lavorato un paio d'anni in farmacia, quindi informatore farmaceutico per 6 anni circa. Entra nella Marina Militare a seguito di un concorso, dove ha lavorato come Ufficiale Farmacista negli Ospedali Militari di Taranto ed Augusta, occupandosi della gestione delle farmacie e del rifornimento di farmaci per le navi della Marina Militare, soprattutto quelle impegnate nelle operazioni di soccorso dei migranti, chiamate allora operazioni Mare Nostrum.
Nel 2015, per diversi motivi, primo fra tutti la lontananza dalla sua famiglia (sposato dal 2005 e padre di 3 bambini di 8,7,3 anni) ha deciso di congedarsi e di rientrare stabilmente a Castelvetrano per occuparsi dell'Azienda Agricola di famiglia, della quale nel frattempo aveva rilevato le quote delle sorelle e del fratello, dopo la morte di mio padre avvenuta nel 2006. Diventò così nel 2010 unico proprietario. Da allora si occupa esclusivamente dell'Azienda Agricola, votata principalmente ad uliveto, cercando di ritagliarsi una piccola fetta di mercato con l'olio extravergine d'oliva e le olive.
Cosa ti ha spinto a questa scelta? Diciamo un insieme di cose: la voglia di rientrare nel mio territorio, fare un lavoro autonomo, indipendente e cercare di costruire qualcosa da lasciare un domani ai miei figli; l'amore verso la campagna e verso tutti i luoghi che dopo la morte di mio padre mi ricordavano di lui e me lo facevano sentire ancora presente; la passione verso la natura, verso il lavoro all'aria aperta, verso le olive, passione che ho maturato solo dopo che ho iniziato ad occuparmi dell'Azienda Agricola, subito dopo la morte di mio padre nel 2006 (chiaramente allora come hobby), e poi via via cresciuta sempre di più fino al 2010, quando decido di rilevare le quote dei miei familiari.
Quando è nata la tua Azienda? Nel 2010 la proprietà e la gestione passano sotto il mio nome e da lì inizio anche ad ingrandirmi passando negli anni dai 18 ettari di uliveto iniziali ai 27 circa attuali. Ma l'Azienda o meglio i terreni, prima con mio padre e prima ancora con i miei nonni e bisnonni, sono di proprietà della mia famiglia dal 1911. Quali sono state le difficoltà iniziali? Ci sono state. Dovute al fatto soprattutto che non mi ero mai occupato di campagna, di olive o di altro relativo ad essa.
Difficoltà di inesperienza soprattutto e di diffidenza da parte di alcuni vecchi operai, gelosi anche di insegnare i trucchi del mestiere. Poi ho capito che per poter gestire al meglio l'Azienda, dovevo imparare dalle basi: ho cominciato a salire sul trattore, a prendere la zappa in mano, a fare praticamente tutto. Oggi so veramente fare tutto e di conseguenza so anche gestire meglio i miei collaboratori. Essere competitivi sul mercato è sempre più difficile, fra le tante cose che si potrebbero mettere in campo, secondo te quale potrebbe essere la più importante? Purtroppo c'è molta concorrenza e non solo con i colleghi Italiani.
La concorrenza più dura è data proprio dall'importazione di prodotti esteri, dove sicuramente le aziende non hanno la pressione fiscale che abbiamo qui in Italia, dove la manodopera costa sicuramente meno e dove non esistono i controlli sulla catena di produzione che ci sono in Italia, con un notevole abbattimento dei costi. Non si può essere competitivi sul mercato con i prodotti provenienti dall'estero per quanto riguarda il prezzo. Ma si può essere competitivi, anzi sicuramente superiori, puntando sulla qualità del prodotto.
È chiaro che il prezzo sarà sempre più alto, però offrire un prodotto qualitativamente superiore e riuscire a far capire al consumatore l'importanza di mangiare sano e bene, secondo me è l'unica strada percorribile e vincente. Il Mipaaf, nella persona del Ministro Centinaio, ha dato qualche segnale di interesse per il settore olivicolo, ed in particolare per i produttori del Belice? Il Ministro non si e' pronunciato per adesso, che io sappia, l'interesse e' dei politici locali.
Non ha avuto un confronto con i produttori della Valle del Belice. Quali sono le difficoltà che riscontra ogni giorno nella sua attività? Le difficoltà sono tante e diverse. Dal trovare manodopera specializzata, alla scarsa pubblicità e quindi scarsa conoscenza del prodotto olio extravergine d'oliva Nocellara del Belice. Purtroppo nel mercato ci si scontra con una scarsissima cultura alimentare e con una crisi economica non indifferente, motivo per il quale la gente nonostante tutto preferisce spesso acquistare olio di dubbia provenienza al supermercato, piuttosto che utilizzare un olio extravergine d'oliva italiano di qualità, chiaramente ad un prezzo più alto.
Inoltre, parlo per i grossi clienti, la difficoltà è nel farsi pagare a stretto giro, infatti ormai l'abitudine dei pagamenti ritardati è diventata una regola, con difficoltà a volte per le aziende di mancanza di liquidità. I giovani fuggono da Castelvetrano, in cerca di lavoro, come si potrebbe rendere "appetibile" un lavoro in ambito agricolo? Offrendo un salario migliore, garanzie sul futuro con posti di lavoro stabili. Purtroppo per fare ciò bisognerebbe avere il prodotto pagato ad un prezzo equo e questo non avverrà mai finché entra in Italia prodotto estero a costi notevolmente più bassi perché non sottoposto agli stessi controlli di qualità, perché ottenuto con manodopera a minori costi, perché all'estero la pressione fiscale è nettamente inferiore che in Italia.
Parliamo di acqua. Preziosa per tutti ed anche per l'Agricoltura. L'’ex Consorzio di Bonifica Agrigento 3 ha innalzato in maniera spropositata i costi irrigui. Possiamo dire che "siete in stato di agitazione"? Si, siamo in stato di agitazione. Oggi come oggi hanno ancora un senso i consorzi o ex, che dir si voglia, impostati come lo sono attualmente? Assolutamente no. I consorzi di bonifica, come qualsiasi consorzio legato all'agricoltura, dovrebbe essere gestito dagli stessi produttori.
É impensabile che sia gestito arbitrariamente dalla Regione Sicilia, la quale tra l'altro, negli anni ha utilizzato male i fondi ad esso dedicati ed oggi vuole recuperare gli ammanchi, aumentando i costi ai produttori. Elena Manzini