“Castelvetranesi & C. di Elena Manzini. Oggi protagonista Vita Alba Pellerito”

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
06 Luglio 2019 12:14
“Castelvetranesi & C. di Elena Manzini. Oggi protagonista Vita Alba Pellerito”

  Vita Alba Pellerito, donna, madre, moglie e candidata a sindaco alle scorse elezioni amministrative. Una persona che ha sempre seguito la politica, ma mai "dall'interno" e che ha provato a mettersi in gioco. Ci racconti qualcosa di te? Ho compiuto 42 anni il 19 marzo. Provengo da una famiglia “normale”: mio padre era Agente di Commercio, mia madre, Caterina, casalinga..ho due fratelli, Angelo e Giuseppe, più grandi di me di otto e dieci anni. Chiaramente ero la cocca di papà, purtroppo mio padre è deceduto quando avevo 17 anni e lui ne aveva soltanto 48.

Non è stato facile affrontare il “disastro” che ha creato la sua morte. Mia madre aveva 44 anni, non tanto per l’aspetto economico poiché eravamo ben corazzati, fortunatamente, ma perché abbiamo dovuto tirare fuori tutto il nostro carattere per rimanere “famiglia”. Dopo il Liceo Scientifico, mi sono iscritta dapprima in Chimica e Tecnologia Farmaceutica, per tornare dopo un anno al mio grande amore: “il diritto". Tutti mi avevano sconsigliato di studiare legge a Palermo, poiché era una facoltà difficile; io allora non avevo voglia di complicarmi la vita più di quanto non lo fosse già e quindi optai per una facoltà in cui studio equivaleva ad esame superato, binomio non sempre scontato alla facoltà pubblica di Giurisprudenza! E così fu.

Un giorno però, di luglio, andai da mia madre e le dissi che se non mi iscrivevo a Legge, avrei interrotto gli studi, nonostante i quattro esami già superati. A casa mia hanno sempre saputo di che pasta sono fatta e quindi mi hanno lasciata libera di seguire la mia strada. Ho studiato Giurisprudenza a Palermo, mi sono laureata nella sessione straordinaria dell’anno accademico 2003/2004. Nel 2009 mi sono abilitata e da allora esercito la professione forense, con grande orgoglio. Dal 2011 ha avviato il mio studio legale, in cui collabora anche mio marito, Innocenzo Barbera, pure lui avvocato.

Il 14. novembre 2009 mi sono sposata con Innocenzo; nel 2011 è nata Anita (ricorreva il 150° anniversario dell’Unità d’Italia); nel 2014 è nata Francesca. Loro sono la nostra ragione di vita e mi sforzo ogni giorno di far comprendere loro che il mondo è un posto meraviglioso; che la vita va affrontata con serietà e terminazione; che le buone maniere sono il nostro biglietto da visita nella società; che si deve dare tanto ma si deve pretendere anche tanto, in termini di rispetto e buona educazione; che il mondo, le persone e tutto ciò con cui interagiamo, va guardato oltre il palmo del nostro naso, senza pregiudizi, ma con il metro però dei valori a cui teniamo.

Mamma, moglie, avvocato, e donna interessata alla politica, come riesce a conciliare i vari ruoli? Non è facile conciliare i vari ruoli e sicuramente ci riesco perché ha una rete familiare che mi sostiene, mia madre in particolar modo, che è porto sicuro per le mie figlie; mio marito, che con tutta onestà era avverso a questa esperienza politica, ma quando ha colto la mia determinazione, è stata la mia spalla. Tutto sommato non ho avuto grosse difficoltà nel conciliare queste varie attività, soprattutto perché le mie figlie sono molto serene questo rende tutto più semplice, non hanno l’ansia dell’abbandono perché io ho sempre lavorato sulla loro autonomia; non le ha mai volute attaccate alla gonnella..loro hanno la certezza che la loro mamma, anche se tarda, rientra; che per qualunque cosa ci siamo.

Dal canto mio, nel periodo di massimo impegno in campagna elettorale, le ho rese partecipi, hanno assistito ai comizi. Le riunioni dell’ora tarda le facevamo a casa mia..insomma dai un’impronta al femminile a tutto. Hai sempre seguito la politica "dal di fuori", quale impressione hai avuto dopo essere entrata nel circolo politico come parte attiva? La politica vissuta da dentro mi ha ancora maggiormente entusiasmato; tocchi con mano i problemi della città, della gente, percepisci pienamente lo “scatafascio” che hai attorno.

Da lì la sfida, la ricerca di soluzioni, il confronto, la concertazione. Ma ci sono anche le note dolenti: comprendi che nonostante il tuo intuito nel capire al volo le persone, c’è il subdolo che opera alle tue spalle; che non tutti i cittadini scendono in campo per il bene comune e laddove percepiscono che tu puoi rappresentare un muraglione, fanno di tutto per distruggerti. Certa gente teme le persone che non solo mostrano carattere, che ma che veramente ce l’hanno…forse perché la tua forza li rende minuscoli e quindi l’unica arma che gli rimane è la denigrazione.

  Oggigiorno la politica è pressoché via social, quale è la tua impressione in merito? I social forniscono una facciata a molti che nella società valgono veramente poco. Sui social puoi attaccare come vuoi, ma Castelvetrano è in fondo un piccolo centro e quindi non vedo l’ora di trovarmi faccia a faccia con certe lingue bifolche.

Io ho sempre avuto rispetto degli altri, a maggior ragione di chi non conosco e quindi non ho strumenti per valutarne la personalità; né sono talmente presuntuosa di pensare di poter giudicare una persona da quello che passa sui social. C’è gente che invece sa fare solo questo. Le valuto vigliacche, senza mezzi termini. La politica sui social non esiste; sui social si può fare solo cortile. Le questioni serie si discutono attorno ad un tavolo; il politico lo devi ascoltare parlare, lo devi conoscere, lo devi osservare nel suo percorso.

Solo con l’ascolto comprendi chi hai davanti. Le donne in politica possono rappresentare un valore aggiunto? In che modo? Le donne hanno un approccio diverso nell’affrontare le cose, molto più pragmatico degli uomini. Purtroppo però le donne non sempre sanno fare squadra; non si sanno spalleggiare…gli uomini per natura sono meno invidiosi, poco inclini al pettegolezzo. Le donne invece sono maestre del taglia e cuci. E questo è un limite per noi, perché invece di sostenerci, di fare tesoro delle nostre grandi capacità, ci facciamo prendere la mano dalle cose futili a volte.

In campagna elettorale io ho avuto molte donne vicine, ma le mie maggiori detrattrici sono state anch’esse donne che piuttosto che apprezzare quanto coraggio e determinazione possiamo esprimere e stava esprimendo una donna (a prescindere dal votarci o meno), si sono lasciate andare al chiacchiericcio. Ecco, questo è ciò che delle donne non mi piace e che secondo me costituisce un limite alla nostra affermazione nella società, a certi livelli. Hai viaggiato molto, cosa importeresti a Castelvetrano e cosa esporteresti? A Castelvetrano importerei il senso civico proprio dei paesi del nord.

In Friuli togliere l’erba dal proprio muro perimetrale è normale; spazzare davanti casa propria è normale; avere rispetto per ciò che ti circonda è normale. Da noi no, siamo talmente abituati al degrado che non riusciamo a fare nemmeno ciò che è alla nostra portata. Cosa esporterei? Non ho dubbi: la nostra vivacità, il nostro calore; l’amore per le nostre radici e quello che profondiamo nei rapporti umani (intendo quelli permeati da sincerità)..la bellezza della nostra terra nonostante le sue aberrazioni! Castelvetrano, un paese dai mille e più problemi (a parte la ricerca del latitante Matteo Messina Denaro), quale secondo te ha la priorità su tutti? Come andrebbe affrontato? I Castelvetranesi hanno perso la fiducia nelle istituzioni, non credono più nelle potenzialità che ha il territorio..il concetto di “città normale” sembra lontano anni luce.

Occorre che la gente riacquisti la consapevolezza che a poco a poco, con l’impegno di tutti, torneremo alla normalità. Va incentivata la riscossione dei tributi, perché senza soldi il Comune ha le mani legate. La burocrazia deve essere efficiente e ognuno, nell’esercizio delle proprie funzioni, deve dare il massimo per ricercare le migliori soluzioni. Ogni Castelvetranese si deve vestire di responsabilità se abbiamo a cuore le sorti della nostra città. Castelvetrano, Selinunte, Triscina, località dove il turismo potrebbe rappresentare una voce importante dell'economia locale.

Quale è la tua"ricetta" per incentivarlo, far sì che i turisti ritornino e non scappino? Noi non abbiamo la cultura del turismo..non offriamo servizi, gli operatori non tendono a migliorarsi. Si attende la stagione per assicurarsi un sostentamento che duri un anno..è evidente che ciò pone una visione limitata ad un arco temporale troppo ristretto. Con il nostro clima potremmo essere attrattiva per dodici mesi all’anno e invece le località balneari a settembre vengono abbandonate, anche dall’amministrazione.

Fin quando Triscina, Selinunte e Castelvetrano non saranno trattate come un tutt’uno, avremo sempre un turismo stagionale. Occorre invece coinvolgere le località balneari nel periodo invernale e Castelvetrano nel periodo estivo. In molte città d’Italia sono nati gli alberghi diffusi..i proprietari di case al mare che affittano normalmente gli immobili, potrebbero fare rete e creare appunto un albergo diffuso..così da “aprire “ queste case anche nei periodi invernali, creando movimento e ricchezza, piuttosto che lande deserte.

Un ruolo fondamentale dovrebbero averlo gli operatori del settore turistico che, secondo me, dovrebbe essere nella nostra zona, il lavoro più ricercato. I privati devono credere nelle potenzialità del nostro territorio ed investire, perché è un settore quello turistico, che legato all’enogastronomico, può apportare grande ricchezza e possibilità di lavoro.  I giovani che "scappano" dal paese in cerca di un lavoro. Quali istituzioni potrebbero scendere in campo e fare qualcosa per loro, incentivando così uno sviluppo economico? I giovani a Castelvetrano hanno mille opportunità di lavoro, ma se cercano il posto fisso, dietro una scrivania, è chiaro che possono farsi le valigie.

Occorre accantonare questa mentalità superba che spesso ci ha accompagnato e che ha quasi determinato la morte del settore agricolo e pastorizio. I giovani, con onore e passione, devono guardare a ciò che concretamente può essere fatto, devono industriarsi. Dal recupero delle tradizioni pastorali; alla produzione dell’oro verde; alla sponsorizzazione del prodotto tipico per eccellenza, il Pane Nero. Al nord ci sono le fabbriche, al sud deve esserci l’ingegno. Sicuramente i Comuni possono fare ben poco, ma già sarebbe tanto se fornissero i servizi a loro deputati.

Un input deve venire dalla Regione Sicilia, attraverso bandi cofinanziati dalla Commissione Europea, che abbiano finalità concrete per creare professionalità da spendere nel mondo del lavoro, nei settori che maggiormente caratterizzano la nostra economia locale. In buona sostanza noi castelvetranesi dobbiamo renderci conto dell’immensa ricchezza che offre il nostro territorio ed avere il coraggio di investirvi. Rispettare ciò che ci circonda per trarne benessere. Accantonare le invidie e fare rete.

Soltanto così il nostro territorio può fiorire e crescere a tutti i livelli. Ad maiora. Elena Manzini      

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