Secondo gli inquirenti, si sarebbe aggiudicato illecitamente, grazie a gare truccate, una serie di appalti. Parte del denaro ricavato, secondo gli inquirenti, sarebbe finito nelle tasche del boss latitante Matteo Messina Denaro. Firenze era difeso dagli avvocati Roberto Mangano e Vito Signorello. Confermate invece le condanne inflitte in primo grado a Sciacca (un anno), e agli imprenditori Giacomo Calcara (8 mesi), Benedetto Cusumano (10 mesi), Fedele D’Alberti (10 mesi) e FilippoTolomeo (8 mesi), tutti di Castelvetrano, sospesi dall’esercizio dell’attivita’ imprenditoriale.
Le indagini, effettuate dai carabinieri misero in luce la ‘vitalita” del clan mafioso di Castelvetrano, soprattutto la capacita’ di infiltrazione nel settore dei lavori pubblici. Firenze, nonostante il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Trapani tempo fa, era riuscito, attraverso la fittizia intestazione delle societa’ ai fratelli, a partecipare alle gare d’appalto per l’assegnazione dei lavori pubblici come la realizzazione della condotta fognaria di via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nel 2014 e la demolizione di fabbricati fatiscenti all’interno dell’ex area autoparco comunale di Piazza Bertani.
L’imprenditore sarebbe riuscito anche ad aggiudicarsi subappalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all’interno dell’ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, avrebbe fatto assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo sulla presentazione delle percentuali d’offerta a base d’asta