Ebbene sì: Carlo Collodi era pieno di debiti di gioco, e solo per questo nacque la favola pedagogica che l’italiano medio considera un modello di saggezza: Pinocchio. Senza i debiti contratti dell’autore, nessun burattino di legno sarebbe stato creato. E soprattutto, senza la protesta dei lettori del “Giornale per bambini”, dove nel 1881 apparve la prima edizione di Pinocchio, sappiate che la storia sarebbe cessata, assecondando l’antipatia che molti - come me - maturano in segreto per il risorgente bimbo di legno e carne che tanti, invece, appassiona.
Pinocchio, alla sua prima uscita, finiva morto, impiccato dal Gatto e dalla Volpe, e penzolando dalla corda, esalava l’ultimo respiro invocando, quasi messianicamente, il padre: “oh babbo mio! Se tu fossi qui! E non ebbe fiato per dire altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito”. Un finale davvero gotico, nero, che rivela una sostanziale antipatia di Collodi per il suo burattino, che -diciamocelo chiaramente - non è certo l’emblema perfetto della gratitudine, della misura e dell’ubbidienza.
Dovettero piovere lettere di protesta per quella fine non proprio didascalica, mancante di ogni enfasi risorgimentale, e di ogni cifra di riappropriazione tipica dei romanzi di appendice di fine ottocento, che imponevano almeno in Italia il lieto fine, per convincere Carlo Collodi a tornare sul suo burattino e a promettere nuove avventure. Fu così che Pinocchio divenne una serie letteraria. Pinocchio è sempre vivo, e che sul conto suo potrà raccontarvene ancora delle belline. Era naturale: un burattino, un coso di legno come Pinocchio -scrive Collodi quasi a voler minimizzarne la morte - ha le ossa dura, e non è tanto facile mandarlo all’altro mondo.Dunque i nostri lettori - prosegue rassicurante sul Giornale per Bambini - sono avvisati: presto presto ricominceremo la seconda parte della Storia d’un burattino intitolata Le avventure di Pinocchio”.
E così avvenne, completando il romanzo nella versione che tutti noi conosciamo, con tanto di redenzione, e trasformazione in bimbo di carne ed ossa. Con la traduzione inglese, Pinocchio divenne uno dei libri più famosi ed apprezzati in Europa, anche nella sua formulazione meno gotica, e sicuramente meno truculenta. Per chi volesse saperne di più, a Sambuca di Sicilia, il 21 luglio alle ore 20.30 presso il Teatro Saraceno, il curatore Salvatore Ferlita ne discuterà in una amabile cornice. Giacomo Bonagiuso