19 luglio 1992, quella maledetta Domenica

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
19 Luglio 2019 09:47
19 luglio 1992, quella maledetta Domenica

Poteva essere una domenica come tante in cui il giudice Paolo Borsellino si recava a far visita alla madre ed alla sorella. Invece fu la strage, la strage degli innocenti, la strage della Giustizia, quella vera, quella che non si maschera dietro paroloni. La morte di persone dedite al proprio lavoro come scorta e di quel giudice che dopo Giovanni Falcone divenne troppo scomodo, anche per quella pseudo Giustiza, per quella pseudo Antimafia. Troppe cose aveva messo assieme, troppo intuiva, troppo lavorava.

Ma Paolo Borsellino sapeva chi diede l'ordine di farlo saltare in aria. La Mafia fu solo il braccio ma la mente, era negli uffici (e forse c'è ancora) in quegli uffici che lui era solito frequentare. In quegli uffici dove arrivò un computer, rotto, già...rotto. Non so ma mi sa tanto di sfregio...un modo per sminuire il suo lavoro e quello di tanti altri dietro le quinte. Come accadde con Falcone stessa sorte per Borsellino, una sorte "statale" vien da pensare visti i depistaggi, i documenti spariti, quell'agendina rossa che tante cose avrebbe da dire.

E quell'Antimafia da strapazzo che non si accorse dei depistaggi, delle false testimonianze, della sparizione di documenti. E' quell'Antimafia che vive in perfetta simbiosi con la Mafia, quella che ha ceduto il lavoro sporco all' 'Ndrangheta e che ora si occupa di gestire il denaro ad alti livelli. Quell'Antimafia che indossa una maschera ad ogni occasione e che non perde occasione per mettersi in mostra. Per fortuna ci sono magistrati che non amano fare gli attori e che duramente lavorano senza tregua per riuscire a scardinare un muro fatto di omertà, di prese in giro, di apparati statali collusi.

Tanti sono giovani magistrati ai quali probabilmente denaro e potere non fanno gola ma che han fatto della loro professione una sorta di missione. Quelli però non fanno notizia, non hanno una bella maschera sorridente da mostrare in pubblico, non amano i "colletti bianchi", non amano inutili frasi di circostanza. Quei magistrati lavorano per noi, lavorano per portare alla luce la verità e fare Giustizia. Elena Manzini

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