Simposio Associazione Egeria FABIO ALFANO: “La bellezza possibile: trasformare il brutto

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
21 Luglio 2018 14:17
Simposio Associazione Egeria FABIO ALFANO: “La bellezza possibile: trasformare il brutto

Nei giorni scorsi si è svolto un pregevole convegno organizzato dall'associazione Egeria di Francesca Maria Impallari sull'importanza della riscoperta della bellezza per la nostra società. Per gentile concessione dell'associazione vi prooprremo una serie di interventi perchè riteniamo, e lo abbiamo dimostrato in questo anno di lavoro come primapaginacastelvetrano , che in in un territorio così mortificato dagli uomini, solo riscoprendo il valore delle nostre bellezze potremo risalire la china.

( A.Q.)   “Se riteniamo la 'bellezza' un valore, lo sforzo di 'trasformare il brutto', tutto ciò quindi che è stato realizzato nel nostro territorio contro ogni principio di bellezza, lo possiamo e lo dobbiamo fare. Però prima di tutto dobbiamo convenire che la bellezza  è veramente un valore. Ma cos’è la bellezza? La bellezza è uno stato, una dimensione,  una vibrazione delle cose. C’è chi la possiede naturalmente. La natura per esempio la possiede appunto 'per natura'.

Ma in questo pianeta, oltre alla natura, c’è tutto quello che ha realizzato l’uomo. E il problema sta proprio lì in quello che hanno realizzato gli esseri umani specialmente in questi ultimi decenni. Se però andiamo indietro nel tempo e arriviamo a Selinunte - a due passi da qui si trova il parco archeologico - vediamo che questa possibilità di bellezza c’è stata e quindi è ancora possibile. Nell’architettura greca emerge la bellezza in una delle sue massime espressioni. Non solo troviamo bellezza nell'architettura ma  c’è una natura che dialoga con questa architettura, c’è una perfetta integrazione tra natura e artificio.

E a che cosa è dovuta questa bellezza? E’ dovuta ad una sapienza, ad una capacità di mettere insieme le parti, le dimensioni, le proporzioni, i materiali, ecc. Quindi, c’è una dimensione oggettiva della bellezza dei templi legata alle loro regole, principi, ecc ma c’è anche una dimensione  soggettiva riferita al modo in cui ognuno di noi reagisce, in modo in cui ognuno di noi  la percepisce. L'alveare di condomini tutti uguali, con grandi cubature, senza spazi pubblici, delle città siciliane attuali,  è sempre espressione di una trasformazione da parte dell'uomo per una finalità abitativa così come era al tempo dei greci.

Però questo senso di bellezza, oggi, non lo troviamo più. Che cosa è successo?  Non c’è più quella sapienza architettonica di rapporti, di forme, ma soprattutto oggi ci siamo dimenticati completamente della natura. Il costruito ha preso il suo posto. Ricordiamo che qualsiasi luogo trasformato dall'uomo prima di essere modificato è integralmente  natura. Noi abitiamo un Pianeta che è natura ma lo trasformiamo in maniera talmente illogica che ci dimentichiamo completamente dell’essenza di cui è fatto e con la quale invece dovremmo relazionarci.

Dimentichiamo la natura e costruiamo delle ‘mostruosità abitative’ senza renderci conto del danno che causiamo a noi stessi. nella foto Fabio Alfano Ci siamo talmente separati dallo spazio che abitiamo, dall'intero  Pianeta che il modo in cui abitiamo ci provoca un grandissimo malessere personale e sociale. Non è indifferente lo spazio in cui ci spendiamo il nostro tempo, la sua forma , il colore, la luce, la possibilità di guardare un albero attraverso una finestra.

Dobbiamo re-imparare dalla natura e recuperare quell’armonia che abbiamo dimenticato. Tutto quello che è attorno a noi, quello che costruiamo è un grande specchio. Quindi, la disarmonia che vediamo nelle nostre città è lo specchio della disarmonia individuale e collettiva. Le città, come anche le nostre case, rispecchiano quello che siamo. La città greca quest’armonia ce l’aveva ed era un’armonia dovuta alla relazione con il Kosmos e quindi con la natura e con la bellezza. C’era un rapporto con l’etica: il bello, il buono, il vero e il giusto erano  quattro categorie inseparabili.

La bellezza era, ed è tuttora, una questione di etica ma  anche politica, sociale, ecc. Quindi, quando parliamo di bellezza non possiamo scindere queste cose. L'esigenza di  bellezza è innanzitutto individuale, la collettività si riapproprierà della bellezza quando i singoli individui che la compongono si  riapproprieranno di essa. E sceglieranno nuovi  amministratori perché gli amministratori sono lo specchio della società. Buoni amministratori sono conseguenza di 'buoni' cittadini, cattivi amministratori di 'cattivi cittadini'.

Possiamo dire  che ognuno ha gli amministratori che si merita. Ma ritornando al bello e al brutto qual è la buona notizia? Che  il brutto si può trasformare. Questa enorme quantità di brutto che abbiamo generato nei nostri territori non dobbiamo tenercela per sempre, possiamo trasformarla. Ma prima dobbiamo renderci conto della pessima condizione in cui viviamo altrimenti non affronteremo mai il problema. La Sicilia è la terra dell’architettura greca, arabo-normanna, ecc e nello stesso tempo è la morte stessa dell’architettura.  Questo è il momento giusto per cambiare, ma dobbiamo assumere nuovi modelli di pensiero, tra questi quello che 'la bellezza è utile'. La qualità degli spazi dove abitiamo è fondamentale, e quindi non possiamo affidare la costruzione o la trasformazione dei nostri spazi a chiunque.

E poi la convinzione che tutto ma proprio tutto è trasformabile”. Ma  anche che la  città è un bene comune e lo spazio da custodire non è solo quello di casa nostra, ma anche e soprattutto lo spazio pubblico, quello comune. Se avvertiamo una esigenza di bellezza e di qualità dentro di noi, allora faremo di tutto per pretendere questa bellezza attorno a noi, scegliendo persone che gestiscono le nostre cose capaci di percepire, gestire e valorizzare  la bellezza dei nostri  territori, una bellezza  che ci appartiene 'per natura'”.

Arch. Fabio Alfano (Contenuti Estratti dalla registrazione del Simposio ecologia della bellezza)  

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