Apprendiamo dagli organi di informazione della decisione assunta da parte del Sindaco di Castelvetrano di procedere allo sgombero dei 40 lavoratori stranieri, malamente accampati, all’interno del locale cementificio, in disuso, della famiglia Cascio. La questione è annosa. Da diverso tempo Istituzioni Pubbliche, organizzazioni sindacali, Terzo settore e volontariato hanno affrontato il problema di fornire adeguata sistemazione a queste persone che venute sui nostri territori in occasione del periodo della raccolta delle olive poi vi sono rimasti, potendo contare su lavori stagionali nelle campagne circostanti.
Senza alloggio adeguato questi uomini, provenienti dall’Africa ma da diversi anni oramai stanziatisi sul territorio italiano, hanno sempre vissuto in condizioni molto al di sotto della vivibilità umana. Negli anni scorsi avevano creato una baraccopoli nei pressi del quartiere Erbe Bianche di Campobello di Mazara; successivamente ospitati presso un bene confiscato alla mafia nei pressi dello stesso quartiere (l’oleificio Fontane d’Oro); poi ancora, dopo accorati appelli, anche da parte del Sindaco e del Prefetto affinchè i datori di lavoro si preoccupassero anche di fornire dignitoso ed adeguato alloggio (con poche adesioni da parte dei proprietari terrieri) i lavoratori hanno occupato la fabbrica dismessa di calcestruzzi “Cascio”.
Uomini che affrontano quotidianamente disagi notevoli, quali l’assenza di acqua corrente, di energia elettrica e quindi di acqua calda, di servizi igienici… Lavoratori ai limiti della schiavitù, sfruttati, malpagati e tenuti ai margini sociali, senza alcuna tutela sociale e sanitaria. L’azione di sgombero, pertanto, non può che essere vista con favore dai tanti che hanno a cuore la dignità ed i diritti fondamentali dell’essere umano. Ma la domanda che vigorosamente viene posta è: quale alternativa attende costoro? Quale sorte li aspetta? Alla fine il rimedio può rivelarsi peggiore del male stesso.
Infatti, soprattutto relativamente allo stato emergenziale che sta affrontando tutto il Paese, rispetto il tentativo di contenimento della pandemia da “coronavirus” (ma anche a prescindere da questo) si sono approntate alternative? L’azione di sgombero è certamente l’operazione più immediata da applicare con successo, ma aver messo in strada 40 persone consentirà loro condizioni di vita migliori? E relativamente a tutte le disposizioni della Presidenza del Consiglio che prevedono (e pretendono) il rispetto delle ordinanze di rimanere quanto più possibile nelle proprie abitazioni, uno sgombero senza soluzioni alternative non ottiene proprio di aumentare il rischio che il virus possa essere maggiormente veicolato? E ciò non certo perché queste persone sono straniere ma solo per il semplice fatto di non avere una abitazione alternativa e non potersi avvalere di condizioni igieniche adeguate.
Pertanto questo Presidio di Libera di Castelvetrano invita il Sindaco della città Belicina a provvedere allo sgombero dei lavoratori dall’ex cementificio “Cascio” non prima di avere individuato ed approntato un opportuno piano di sistemazione adeguata delle persone sgomberate, ciò al fine di – restituire dignità e rispetto dei propri diritti a persone che lavorano anche nell’interesse della comunità cittadina; – mettere in condizioni di sicurezza persone già in fragilità e che sono esposte a rischi per la propria salute nonché ad emarginazione sociale; – evitare che il vagabondaggio sul territorio nazionale cui sarebbero costretti costoro possa ulteriormente acuire il rischio di diffusione del virus che al momento costituisce il problema prioritario non solo in Italia ma nel Mondo e che per limitarne la diffusione non vi è altro mezzo che limitare la circolazione umana, se non strettamente necessaria.
Per il Presidio di Libera Castelvetrano Filippo Cirabisi