Domani, per la 41sima edizione delle Orestiadi di Gibellina "Appunti per Pilade"

Progetto di scrittura scenica multidisciplinare del Collective Creative Project di Genìa Labart Palermo.

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
08 Luglio 2022 13:08
Domani, per la 41sima edizione delle Orestiadi di Gibellina

Domani per la 41sima edizione delle Orestiadi di Gibellina, in questo week end di inaugurazione dedicato ad un inedito omaggio a Pier Paolo Pasolini nel centenario dalla sua nascita (5 marzo 1922)

alle 21.00, andrà in scena una produzione esclusiva per Orestiadi 2022, APPUNTI PER PILADE, progetto di scrittura scenica multidisciplinare del Collective Creative Project di Genìa Labart Palermo in coproduzione con PinDoc (Componenti artistiche: PinDoc, Frazioni Residue, Civilleri Lo Sicco, Curva Minore), con leperformance artistiche di Federica Aloisio, Domenico Ciaramitaro, Dario Muratore, Tiziana Passoni, Giovanna Velardi. Ideato da artisti di diverse discipline artistiche uniti nella rete Genìa e ispirata alla tragedia Pilade di Pier Paolo Pasolini, questa prima azione scenica condurrà il pubblico attraverso i segni distintivi della poetica pasoliniana alla ricerca delle tracce estetiche e delle traiettorie tematiche del poeta. Una rilettura artistica sganciata dalla forma teatrale convenzionale che in stretta relazione con l'architettura del complesso del Baglio di Stefano costituirà un unicum performativo.

A seguire il film documentario di Pier Paolo Pasolini, APPUNTI PER UN’ORESTIADE AFRICANA: il film nella sua interezza non vedrà mai la luce, ma Pasolini girò però per la televisione italiana un documentario di sessantatre minuti, Appunti per un’Orestiade africana, del quale dirà Moravia: “[…] è uno dei più belli di Pasolini. Mai convenzionale, mai pittoresco, il documentario ci mostra un’Africa autentica, per niente esotica e perciò tanto più misteriosa del mistero proprio dell’esistenza, coi suoi vasti paesaggi da preistoria, i suoi miseri villaggi abitati da un’umanità contadina e primitiva, le sue due o tre città modernissime già industriali e proletarie. Pasolini “sente” l’Africa nera con la stessa simpatia poetica e originale con la quale a suo tempo ha sentito le borgate e il sottoproletariato romano”.

Il documentario propedeutico al “film da farsi”, che si potrebbe definire come un vero e proprio taccuino d'immagini in movimento, consiste di tre diversi tipi di materiale filmico: il primo è a tutti gli effetti un documentario di viaggio, girato durante due soggiorni in Uganda e Tanzania rispettivamente nel dicembre del 1968 e nel febbraio del '69 completato da alcuni cinegiornali della guerra in Biafra (1967/69); l'obiettivo era quello di rintracciare i luoghi, i volti, gli oggetti per la trasposizione cinematografica dell'Orestea di Eschilo; il secondo girato riprende il dibattito/confronto tra Pasolini ed alcuni studenti africani dell'Università “La Sapienza” di Roma sull'idea stessa di ambientazione per la tragedia eschilea e sui risvolti delle vicende africane post-coloniali, mentre il terzo rappresenta una sorta di variazione sul tema e consiste in una jazz session eseguita da Yvonne Murray e Archie Savage al FolkStudio di Roma.

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