Lo Sciuto ed altri 4 via da A.P. Alfano al capolinea?

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
20 Settembre 2017 14:04
Lo Sciuto ed altri 4 via da A.P. Alfano al capolinea?

Se in politica si potesse applicare la legge fisica di trasformazione della massa, enunciata da Antoine De Lavoisier,che recitava che nulla si crea, nulla si distrugge e che tutto si trasforma allora forse questa volta l’ex golden boy Angelino Alfano potrebbe avere qualche chanche. Qualcuno potrebbe obiettare che anche in politica questa legge si applica  e che lo stesso Alfano, quanto a trasformismi sia maestro. Ma la misura ormai pare colma e le ultime pesanti defezioni potrebbero essere quelle che assesteranno il definitivo colpo di grazia, politico si intende, per il tenace Angelino.

Quattro deputati regionali più l’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana sono una perdita pesante , una perdita che stando ai numeri di cinque anni fa potrebbe valere anche oltre  cinquantamila voti. In pratica per gli uomini del ministro degli Esteri in Sicilia sono momenti di allerta massima. Nei giorni  in cui un sondaggio dell’istituto Piepoli – commissionato da Claudio Fava, candidato dei bersaniani e di Sinistra Italiana – dà per vincente il centrodestra di Nello Musumeci col 42%, con Fabrizio Micari fermo a un desolante 8%, sono ben quattro gli Alfaniani che abbandonano il rettore di Palermo per tornare alla casa madre.

In vista delle regionali del prossimo 5 novembre, infatti, in Sicilia i lavori sono ancora ampiamente in corso sul fronte della composizione delle liste. Lasciano Alfano, dunque il messinese Nino Germanà, 8.500 voti alle regionali del 2012, il castelvetranese  Giovanni Lo Sciuto, titolare di 6.100 preferenze cinque anni fa, Orazio Ragusa (eletto con 4.400 preferenze), che dice addio ai centristi di D’Alia, e Totò Lentini (5.300 preferenze), un passato nell’Udc prima di approdare a Sicilia Futura, la formazione creata dall’ex ministro Salvatore Cardinale.

Vanno ad ingrossare le fila di Forza Italia, percorrendo lo stesso tragitto compiuto da Pietro Alongi (eletto nel 2012 con 5.300 voti) qualche giorno fa. L’ufficializzazione del passaggio, dopo giorni di rumors, è arrivata lo scorso lunedi, durante una conferenza stampa all’Assemblea regionale siciliana alla presenza del leader degli azzurri in Sicilia, Gianfranco Miccichè.  Ma non va sottovalutata nemmeno  la defezione dell’ex deputato regionale, Francesco Cascio, già presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana nella scorsa legislatura, che è  decaduto a causa della legge Severino dopo la condanna a 2 anni e 8 mesi di carcere.

Cascio, vero e proprio catalizzatore di voti  che ottenne più 12mila preferenze nel 2012, si è dimesso da coordinatore regionale degli alfaniani. “Troppe cose mi separano da Alternativa Popolare – aveva detto – Con Alfano mantengo uno splendido rapporto ma non ho condiviso in alcun modo le ultime scelte: né l’alleanza con il Pd né il sostegno a Micari”. Un’intesa non condivisa neppure da Germanà. “Sono stato in questi mesi uno dei pontieri – racconta -, ho cercato di riportare nel centrodestra un pezzo importante.

Per me è un ritorno a casa. Cinque anni fa ero candidato con Musumeci e quando c’è stata la scissione io ho scelto di aderire al Ncd, che negli anni ha cambiato la sua ragione sociale, diventando una stampella del centrosinistra”. Rincara la dose Giovanni Lo Sciuto: “ Nella mia storia politica ho sempre militato in formazioni dell’area di centro o di centro destra, ad eccezione del breve periodo in cui ho aderito al movimento autonomista di Raffaele Lombardo.

Non ho mai guardato al centro-sinistra, né mi è mai interessato farne parte. Quando scelsi di aderire all NCD a mio avviso sono rimasto nell’alveo delle mie consuete ideologie e li rimango. Duole ammetterlo ma è Alternativa Popolare che sta percorrendo un’altra strada, che non essendo di mio gradimento, non potrò percorrere”.

Un vero autogol per il Pd che ha passato l’estate a corteggiare Alfano, titolare di un discreto numero di voti in Sicilia. Dopo aver ottenuto l’appoggio del ministro degli Esteri e aver ufficializzato la candidatura di Micari, dunque, i dem hanno dovuto fare i conti con la defezione dei bersaniani di Mdp e di Sinistra Italiana, assolutamente contrari all’alleanza con Alfano. E adesso, ecco che proprio gli Alfaniani considerati più solidi in termini di preferenze hanno deciso di voltare le spalle al Pd e a Micari. Che si dovranno accontentare di Alfano ma senza i suoi fedelissimi signori delle preferenze.

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza