Li Fiureddi, storia delle edicole votive della civiltà contadina

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
28 Dicembre 2018 08:05
Li Fiureddi, storia delle edicole votive della civiltà contadina

Durante la passata civiltà contadina  il popolo era molto religioso, frequentava la chiesa, ma voleva più diretti contatti con i Santi e con Dio. Pertanto, in molte famiglie esisteva il culto dell’altarino in casa, possibilmente sistemato in una nicchia. I nobili tenevano l’altare in un’apposita stanza, dove il prete veniva a celebrare la santa messa. Ma, esistevano ed esistono ancora in numero ormai esiguo, le edicole votive, chiamate anche altarini, crisioli o fiureddi, Le edicole erano poste ai quattro punti cardinali o presso le principali uscite del paese, spesso caratterizzate da una croce sulla sommità.

Seguono quelle legate alla Via Crucis contenenti all’interno i simboli della passione. Completano il quadro le edicolette presenti nei vicoli e nei cortili, e gli altari e le cappellette dedicati al patrono del paese o ad una figura sacra sentita e venerata. Le edicole extraurbane erano dislocate lungo strade di campagna o sugli assi di comunicazione tra paesi. Esse svolgevano la funzione di protezione contro gli spiriti che si credeva animassero di notte territori bui e poco frequentati, rassicurando i viandanti con la presenza dei volti angelici e protettivi delle sacre immagini.

Modelli architettonici si rifanno in genere agli schemi classici dellʼarchitettura greca, con lʼuso del timpano posto sopra una trabeazione sorretta da colonne e da capitelli dorici, volti a creare uno spazio protettivo per l’immagine devota. Questi altarini, erano delle preziose tappe di un percorso devozionale non di rado accompagnato dal canto della novena, intonato al suono della zampogna. Nei nove giorni precedenti il Natale, i cantastorie ciechi (gli orbi) o i ciaramiddari accompagnavano la loro voce con il suono del violino, della chitarra o del mandolino e narravano attraverso i canti le vicende della natività, della Madonna, di S.

Giuseppe e del bambino Gesù. La celebrazione non era mai un rito privato, neppure dinanzi al presepe allʼinterno  dellʼabitazione: la comunità intera, parenti e amici erano invitati ad ascoltare il canto dei suonatori. Durante il Natale, gli altarini votivi si “vestivano a festa”, addobbati con fronde di agrumi, con arance, mandarini, fiori, e batuffoli di cotone (quando la neve non era ancora caduta), stelle di stagnola, festoni di mirto, coccarde colorate attaccate alla cruna, che alcuni chiamavano “corona di spine”.

La presenza di piccole candele accese rendeva più suggestivi “li figureddi”, termine con cui erano intese le edicole così abbellite, attorno alle quali sostavano i fedeli ad ascoltare gli zampognari. Questi ultimi usavano domandare del cibo e del denaro, in una forma di ricompensa. Gli altarini potevano  essere dedicati alla Madonna (nel mese di Maggio), o a Gesù bambino (in occasione del Natale,     Le figure più ricorrenti allʼinterno delle edicole erano le immagini di santi e della Madonna, e di Gesù Cristo Lʼiconografia tradizionale privilegia dunque le figure devozionali più vicine alla fede  comune e con un rapporto più “umano”.

Le crisiole venivano “apparate” con arance, bacche e alloro; ma c’erano anche dei “Fiureddi” mobili, preparati ed appesi ai muri soltanto in determinate ricorrenze, specialmente per Natale. Nel lontano passato, i contadini appena tornati dai campi, si recava con tutti i familiari a rendere omaggio al santo con preghiere e canti. VITO MARINO

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