L'elzeviro di Bonagiuso: Per non dimenticare la memoria

Nel giorno della memoria il prof Bonagiuso va alla radice dell'ebraismo e ci spiega le origini del male voluto da Hitler

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
27 Gennaio 2022 19:51
L'elzeviro di Bonagiuso:  Per non dimenticare la memoria

La memoria è parte integrante delle cose. E le cose che costruiamo, coltiviamo, e perfino le cose che cose non sono cose, più in alto o più in basso dell'ordinario, risentono della nostra memoria.

Lo sa bene l'ebraismo, che ha donato all'Occidente l'idea di un Dio che significa per definizione relazione ed anche memoria.

Relazione, perché il nome di Dio, il tetragramma JHWH, non si può pronunciare se non attraverso la custodia del suo suono da parte di un padre che segretamente ne restituisca la memoria ad un figlio. Dio ha quindi un nome, sebbene quel nome non può essere detto. Ne ha molti altri, tuttavia, che sono suoni, e che riecheggiano nella creazione del mondo.

Memoria, perché proprio quel Dio esordisce sempre nei confronti degli uomini con la frase rituale "Io sono il Dio dei tuoi antenati, colui che ha fatto per te e con te questo, questo e quest'altro". Un ricordare la memoria nella memoria.

L'ebraismo ha patito, nei secoli, una sorta di disconoscimento storico e materiale: questo è l'antisemitismo. Un colpire la differenza al cuore, per sterilizzare la sua portata caustica. Alle cose ed al loro senso si sono quindi sostituiti i recinti, le prigioni, e dentro le prigioni il tentativo possibile di cancellazione di chi abita nel mondo avendo nel cielo e non in terra la propria radice.

Sì, perché l'ebreo era e resta l'unico popolo che Hitler avrebbe potuto annientare. Unico a non fondarsi su nascita territoriale: è ebreo chi nasce da madre ebrea non chi nasce in un luogo, in uno Stato. Annientando ogni matrice ebraica, Hitler avrebbe potuto cancellare ogni traccia dell'erranza semita, ogni memoria, appunto.

Per questo non possiamo dimenticare quello che è stato. Non solo per la mole abnorme di commozione che una simile violenza ci suscita ancora oggi. Non solo per la violenza distruttiva con cui popoli interi furono manipolati per concorrere "banalmente", come scrive Hanna Arendt, alla soluzione finale. Non solo per la mole di orrore che i campi di sterminio contengono. Ma anche per un mai risolto germe xenofobo che ogni tanto riemerge perché alligna in una cultura che ha partorito da Kant a Mozart, passando per Leonardo e Donizetti, grandezze e abissi.

Ebbene fummo noi, noi, a generare, o essere accondiscenti o tiepidi di fronte al dilagare del male che, se non avesse trovato utili idioti, sicuramente sarebbe stato deragliato, e si sarebbe inceppato. Noi, europei. Noi.

Ecco perché la memoria resta e deve restare un culto. Un culto, con un altare, che prevedea a fatica non sono del rammemorare ma anche quello del conoscere. Con meno slogan e più studio, ascolto, indagine. Affinché non accada mai più che nessuno vigili su nuovo e futuri olocausti. Frutto dell'odio sì, ma anche della ignoranza e della ignavia da cui, sempre, il male è circondato.

Ricordiamo quindi tutti i possibili nomi di Dio, mettendo al loro posto le vocali nascoste, per entrare con consapevolezza nella storia del mondo. Ricordiamoci che ricordare è un dovere morale. Dire le cose un atto d'amore. Una struttura etica della coscienza collettiva.

Giacomo Bonagiuso

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza