Intervista al Dr. Antonino Ditta, pedagogista e responsabile dell'associazione ''Gioia di vivere'', del progetto ''Centro Idee'' e collaboratore (insieme ad altri colleghi) del blog ''Effatà''. Se gli si chiede di cosa si occupa principalmente, risponde '' perpetuare il concetto di gioia di vivere''. Intervista a cura di Maria Giovanna Oddo. •Iniziamo con una domanda semplice, quasi di rito: come e quando è nata la vostra associazione? Quali sono i progetti che portate avanti? - Per prima cosa, terrei a puntualizzare sul fatto che la nostra è sì una associazione, ma allo stesso tempo Centro di Interazioni Didattiche Educative ed Esperienziali.
Mentre ''Gioia di vivere'' ha come obiettivo quello di aiutare persone che hanno subito ingiustizie, disoccupati, disabili, minori e categorie a rischio, ''Centro Idee'' è invece uno spazio innovativo multifunzionale volto alla promozione del benessere dei bambini, dei giovani e degli adulti. Ciò di cui ci occupiamo, in quest'ambito, è l'attuazione di molteplici laboratori creativi, sensoriali ed esperienziali. In particolare, verranno attuati corsi di musica per vari strumenti, doposcuola, laboratori di fotografia, laboratori ludico-ricreativi, corsi per il massaggio, corsi di lingua inglese e francese, corsi di autodifesa femminile e antibullismo, corsi per operatore di primo soccorso, laboratori per il benessere della coppia, e tanto altro ancora.
L'associazione, ad ogni modo, è nata ufficiosamente sette anni fa, proprio come sussidio a chi, nel tempo e per varie motivazioni, ha perso ''la gioia di vivere''. • Supponiamo di dover delineare il profilo tipico di un vostro socio: come lo descrivereste? Chi è il frequentatore medio? - Direi che non c'è una figura ben precisa. Al nostro centro si può rivolgere chiunque ne senta il bisogno. Quello che noi cerchiamo di fare è portare ''gioia di vivere''.
E non c'è gioia di vivere senza esperienze dirette e coinvolgimento emotivo. Vengono da noi, ad esempio, sia coppie di fidanzati che di coniugi. La nostra associazione infatti si appoggia molto alle Chiese ed alle parrocchie. Una nostra costante è la collaborazione con la Fraternità Cattolica di Effatà. Ma le coppie non sono le uniche a frequentare i nostri centri: molti sono i genitori alle prese con la gestione dei bambini, disoccupati in cerca di occupazione, ragazzi con disturbi specifici dell'apprendimento, lavoratori con la voglia di imparare a gestire lo stress o semplicemente comuni cittadini con tante idee e voglia di metterle in pratica.
Nell'ultimo periodo poi, è capitato di dover fornire supporto a molti concittadini residenti a Londra, messi a dura prova dal Covid-19 e dalle situazioni di stress o panico da esso causato: coppie che si sono ritrovate separate dalle distanze, figli residenti lì e genitori bloccati in Italia (e viceversa), lavoratori particolarmente provati dall'atmosfera di surrealtà della quarantena forzata.
- A proposito di Covid-19.
Sappiamo che investire in attività come le vostre può essere dispendioso sia in termini economici che di forza lavoro. In questo preciso momento, andare avanti non sarà stato semplice. Avete provato particolari difficoltà o avete dovuto rinunciare a qualcosa?
- Il Covid-19 ha chiaramente cambiato il modo di approcciarci. Se prima puntavamo tutto sul coinvolgimento diretto e le esperienze sensoriali a 360 gradi, adesso abbiamo dovuto riorganizzare il tutto. Un valido esempio della nostra riformulazione è il progetto ''Io resto a casa e non ho paura'', lanciato già nel mese di marzo: consulenze gratuite a tutti coloro che hanno provato difficoltà nella gestione di paure, ansie, fobie e panico dovuti proprio alla pandemia.Per quanto riguarda vere e proprie rinunce o tagli al personale, non abbiamo avuto particolari problemi. Siamo tutti volontari nonostante i nostri titoli professionali. La gestione dipende unicamente da noi e nessuno ''viene fatto fuori''. • Secondo Lei, come pensa venga accolta questa vostra attività di volontariato? Quale genere di riscontro provate nel mettere in atto i vostri progetti? - Sicuramente è una realtà ancora ''piccola'' se paragonata ad associazioni molto più grandi e conosciute, ma siamo molto aperti ai cambiamenti ed alla sperimentazione e speriamo che, il cittadino medio se ne accorga ed apprezzi i nostri tentativi.
Il riscontro è fortunatamente positivo. Come ho già detto, il supporto di Chiese e parrocchie ci aiuta molto ad avere contatti non solo con castelvetranesi ma anche cittadini di zone limitrofe e persino stranieri. Penso sia un buon risultato, non crede? • Ultima domanda, ma non per importanza: cosa direste ad un giovane che volesse avvicinarsi alla vostra realtà?
Se pensate che qualcuno vi metta i bastoni tra le ruote, sappiate che c'è sempre qualcun altro pronto a togliere quel bastone e fornire un aiuto concreto. •Bene, l'intervista è conclusa. Grazie per la disponibilità. - Grazie a voi!