Il comparto scuola si è sempre battuto per ottenere il riconoscimento di diritti fondamentali, come il buono pasto per il personale ATA. Nonostante questa battaglia sia stata portata avanti da anni, ad oggi permane una evidente ingiustizia che discrimina gli addetti alla scuola rispetto ad altre categorie di dipendenti pubblici.
A sottolinearlo è il castelvetranese Francesco Napoli segretario provinciale del sindacato generale scuola. “Il buono pasto rappresenta un eclatante ingiustizia per il comparto scuola”, scrive Napoli, “a differenza del personale di tutte le Qualifiche delle Aree dei Comparti delle Amministrazioni Statali, Nazionali, Regionali e Periferiche, Enti Pubblici Territoriali ed Istituzionali per i quali esiste da tempo il riconoscimento”. Il buono pasto, infatti, rappresenta un’agevolazione di carattere assistenziale nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, finalizzata a garantire il benessere psicofisico dei dipendenti quando l’orario giornaliero supera le sei ore. Tuttavia, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto scuola “illegittimamente non contempla il diritto fondamentale a un pasto garantito”.
Una situazione paradossale, se si considera che il personale docente e tecnico-amministrativo delle università gode di questo beneficio, così come avviene nella Provincia di Trento e Bolzano, dove i buoni pasto sono riconosciuti sia per i docenti che per il personale ATA. Il diritto al pasto non è solo un bisogno, ma un diritto di coloro che lavorano per il bene della società e nel rispetto della legalità conclude Napoli.