Giovanni Paolo Fondulli: un cremonese in Sicilia e le sue opere a Castelvetrano nella chiesa di San Domenico

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
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07 Dicembre 2020 11:21
Giovanni Paolo Fondulli: un cremonese in Sicilia e le sue opere a Castelvetrano nella chiesa di  San Domenico

Alla terra di Sicilia, mi lega oltre a quell’attrazione particolare che solo quest’isola sa esercitare, anche l’arte che da Cremona è giunta sino all’isola. Il merito va al pittore Giovanni Paolo Fondulli, appartenente ad una nobile famiglia, noto come il Cremonese, che rappresentò il Rinascimento proprio nell’isola e l’inizio del Manierismo. Allievo di Antonio Campi (pittore, storico ed architetto cremonese), il Fondulli iniziò ben presto a studiare l’arte del Correggio, noto pittore del Cinquecento, famoso per l’espressione dolce dei personaggi che rappresentava e per il grande uso della prospettiva.

Giovanni Paolo Fondulli fu invitato nel 1568 in Sicilia dal Viceré Francisco Fernandez d'Avalos, marchese di Pescara. Da quel momento iniziò l’avventura siciliana del Cremonese che operò in tutta l’isola, senz’altro dal 1568 sino alla fine del secolo. Lavorò spesso su commissione privata. Era domiciliato nel quartiere di Seralcaldi, così come Simone di Wobreck, dalla cui moglie fu nominato esecutore testamentario alla morte del marito. Grazie al suo aspetto attraente, l’eleganza nel portamento e nel parlare, gli valsero le simpatie del Vicerè Francisco Fernandez d'Avalos (che non seppe mai dire no ad una sua richiesta) e del nobili siciliani.

Ottimo Cavaliere ed abile con la spada fu anche un grande studioso della Storia. Sposò una nobile quanto ricca donna siciliana, dalla quale ebbe due figli. Le sue opere si posso ammirare da Palermo a Trapani, da Agrigento a Messina, a Sciacca e Castelvetrano, anche nei vari musei all’estero.

Pittore instancabile, riuscì a lavorare a diverse opere nello stesso anno. A Palermo nel 1573 portò a compimento l’opera “Cristo crocifisso, la Maddalena e San Tommaso D'Aquino”, presente nella chiesa di San Domenico. Della Cappella Palatina decorò i palchi. Nel 1578 gli fu commissionata un’opera dalla Confraternita di San Rocco per la chiesa omonima: “Vergine in gloria con San Rocco, San Vincenzo Ferreri, Santa Eulalia, Santa Maria Maddalena, Sant'Onofrio e San Sebastiano”, nella predella l'aristocrazia palermitana in ginocchio, capeggiata dal Viceré di Sicilia Marcantonio Colonna e la moglie donna Felice Orsini.

In seguito dipinse il “San Sebastiano” custodito nella chiesa di Sant’Agostino. Nel 1581, grazie al del viceré di Sicilia Marcantonio Colonna, espresse la sua arte anche a Palazzo dei Normanni decorando sedici sedili della “Stanza delle Muse”.

Sempre nel capoluogo sue le opere: “Martirio di Santa Caterina”, dipinto su tavola custodito nella chiesa di Santa Maria la Nova, l’ “Annunciazione” che si può ammirare nella chiesa di Santa Maria di Porto Salvo; il ciclo di affreschi raffiguranti il “Crocifisso con San Francesco, San Costantino, Sant'Elena e Santa Maria Maddalena e la Madonna del Rosario con Sant'Andrea, San Domenico, Santa Cristina e Santa Ninfa”, opere presenti nel Palazzo Pretorio. Nel 1594 la sua ultima opera “San Bartolomeo nello studio”.

Nelle varie province siciliane da menzionare: il dipinto “Morte della Vergine”, opera incompiuta di Vincenzo degli Azani iniziata nel 1552, su commissione per la chiesa del Carmine di Sciacca; il “San Diego” nella chiesa di San Giovanni Battista del Collegio dei Gesuiti di Messina oltre al dipinto su tela, custodito al Museo Regionale della città, di “San Diego e storie della sua vita”. Nella provincia di Trapani operò soprattutto, su commissione del principe Carlo d’Aragona Tagliavia, per la chiesa di San Domenico a Castelvetrano, definita la “Sistina siciliana”, sita nella piazza Regina Margherita.

Sua la copia della “Caduta sulla via del Calvario” di Raffaello, che il castelleonese dipinse nel 1574. Il dipinto originale di Raffaello per la chiesa di Santa Maria dello Spasimo (da cui deriva anche il nome “Spasimo di Sicilia”) fu poi venduto a Filippo IV di Spagna, ora esposto al museo del Prado di Madrid. In fondo alla navata destra è stato posto, dopo gli infiniti restauri della chiesta post terremoto del Belìce, il ritratto della “Sacra Famiglia e santi” del 1573, proveniente dal palazzo vescovile di Mazara del Vallo.

Elena Manzini    

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