Francesco Bongiorno: Ripartire dall’enogastromia per promuovere un turismo di qualità

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
06 Agosto 2019 11:00
Francesco Bongiorno: Ripartire dall’enogastromia per promuovere un turismo di qualità

Il movimento Andare Oltre, guidato da Francesco Bongiorno, continua a portare avanti la propria azione formulando delle proposte da sottoporre all’amministrazione, oggi si parla di turismo di qualità legato all’enogastronomia. La crisi economica mondiale ha letteralmente divorato il valore dell’euro. E’ aumentato il carico fiscale, è lievitato il prezzo del denaro, sono cresciuti i prezzi dei beni e dei servizi strumentali. Il rapporto con le banche e con la Pubblica Amministrazione è diventato assolutamente incompatibile con i bisogni dell’imprenditore agricolo e non solo.

Insomma, anche se i produttori agricoli riuscissero a spuntarla, si avrebbe di fatto l’abbattimento del prezzo sul mercato del 30-40%, quindi decisamente al di sotto del prezzo medio dell’ultimo ventennio. A ciò si aggiunge il carattere persecutorio riconoscibile nella strategia di imposizione e di prelievo fiscale, la cui entità, affiancata dall’onere relativo alla contribuzione previdenziale e assistenziale sanitaria, è ormai insopportabile. Il costo di produzione complessivamente assorbe, se non peggio, l’entrata derivante dalla vendita del prodotto, tra l’altro quasi sempre ormai dilazionata e rateizzata sino all’inizio della campagna dell’anno successivo.

Così non si va da nessuna parte. La questione non riguarda soltanto i produttori primari, gli agricoltori, ma l’intera filiera, sempre che esista. Dovesse la crisi economica diventare irreversibile, gli effetti negativi si riverserebbero sull’intero ciclo produttivo e sull’intera economia locale. Ci si deve organizzare subito, rispettando la parola d’ordine concordata riguardo al prezzo di vendita e avviare concretamente, credendoci e investendo per quanto è possibile, azioni volte alla cooperazione e alla coesione.

Occorre fare massa critica. Solo così si può ragionare sullo stesso piano con chi dovrebbe sostenere il prodotto. Così si può organizzare un sistema innovativo di vendita, direttamente nel territorio, basato sul dialogo e un rapporto diretto con i consumatori locali ed esterni. Occorre lavorare, inoltre, sulla attivazione di rami produttivi aggiuntivi. Quelli che sono stati sino ad ora considerati scarti di produzione o addirittura rifiuti da smaltire con costi aggiuntivi, oggi sono una grande opportunità a cui non si può e non si deve rinunciare.

C’è tanto per uscire da questa crisi e iniziare un percorso di innovazione e di sviluppo, garantito dalla Pubblica Amministrazione, perché l’impegno isolato degli agricoltori non basta più. La crisi economica agricola è da ricercare nella lentezza del passaggio da agricoltura-settore a agroalimentare-sistema. Il limite è quindi nell’imprenditoria, vero capitale sociale, un limite qui totalmente culturale. AZIONI PROGRAMMATICHE La Valle del Belìce ha un territorio dall’antica tradizione agricola, che oggi mostra però notevoli limiti e che va pertanto innovata per incrementarne i ritorni occupazionali e reddituali.

L’agricoltura moderna, lungi dall’essere monotematica, è un sistema complesso articolato in diversi assi, quello alimentare, quello ambientale, quello energetico, quello salutistico e quello turistico. Nel contesto di tale ampia visione la amministrazione comunale dovrebbe prefiggersi di condurre le seguenti azioni: • Politiche di coordinamento della filiera agroalimentare locale, in modo da creare occasioni e condizioni di incontro e di collaborazione economica tra produttori primari, trasformatori, confezionatori e distributori, salvaguardando l’interesse del produttore ( prezzo di origine ) e consumatore ( prezzo finale); • Politiche di prolungamento della filiera agricola in chiave agro-energetica, in modo da consentire l’utilizzo economicamente positivo dei sotto prodotti dell’agricoltura locale ( potature di uliveti agrumeti e vigneti, sanse, vinacce e acque di vegetazione) per produrre energia elettrica e termica, senza escludere l’utilizzazione dell’alcol derivabile da tali sottoprodotti ad integrazione del carburante tradizionale.

• E’ tutt’altro che da sottovalutare la terza azione, che si vuole portare avanti sostenendo l’implementazione dell’attività agricola anche a salvaguardia dell’ambiente. Si è assistito negli ultimi anni a procedure strategicamente guidate di estirpazione e di abbandono di impianti agricoli soprattutto di vigneti, che potrebbero ben presto interessare gli impianti di uliveto. Tali pratiche prive di alternative colturali, insidiano irreversibilmente il paesaggio e l’ambiente. C’è bisogno pertanto di riconvertire gli impianti non più produttivi con colture innovative e redditizie, quali colture dedicate alla produzione sostenibile di biomasse a rapido accrescimento.

• Promuovere ed organizzare infine la filiera agri-turistica, in modo da connettere il prodotto agroalimentare al territorio facendo pertanto interagire le due più grandi risorse economiche. Tale sistema consentirà di promuovere il prodotto agricolo nell’areale di produzione , attraverso un messaggio originale da affidare ai visitatori che vi giungono da tutto il mondo rendendoli di fatto “testimonials “ del prodotto stesso. In tal modo si offre una opportunità alternativa di promozione e di sostegno commerciale del prodotto locale.

Anziché impegnare risorse economiche per inseguire nel mondo il consumatore, utilizzare minori risorse per presentare il prodotto al mondo ma nel nostro territorio. AGRICOLTURA E TURISMO: UN MODELLO DI POLITICA DI SVILUPPO DI FILIERA E’ ormai noto che in Sicilia, e nella fattispecie nella provincia di Trapani, il turismo domestico ed internazionale ha mostrato negli ultimi anni un trend particolarmente favorevole (dati Osservatorio Turistico), con un vero e proprio boom di prenotazioni delle strutture ricettive.

Le cause sono varie, dall’importante presenza dell’aeroporto Vincenzo Florio di Birgi, alla crisi del settore turistico in Paesi mediterranei fino a ieri concorrenti, che hanno dirottato il flusso nelle destinazioni adiacenti, Sicilia compresa. Ad ogni modo la crescita dei flussi turistici e lo sviluppo delle strutture ricettive, per numero e qualità dell’accoglienza, anche in virtù dei fondi europei già investiti nella filiera in parola, pone questo territorio di fronte a nuove ed importanti sfide.

Il brand Sicilia già noto per le bellezze culturali e paesaggistiche di cui l’isola dispone, si avvale oggi di una ulteriore potente forza di attrazione, quella della filiera enogastronomica, che sta registrando successi in tutto il mondo, anche per via di un crescente interesse da parte del mercato internazionale, per quello che viene chiamato il “turismo esperenziale”. Il nostro territorio è fortemente votato all’agricoltura, pur pagando tutt’ora un prezzo legato all’arretratezza culturale di una larga fascia del settore, che si declina nella difficoltà da parte della categoria dei micro agricoltori a contemplare il salto di qualità verso la categoria dell’imprenditore agro-alimentare.

Tale difficoltà va ricercata nella lentezza del cambiamento di paradigma da agricoltura-settore ad agricoltura-sistema, attraverso azioni mirate quali il miglioramento dello stock esistente con fattori di conoscenza. Il limite è quindi da ricercare anche nell’imprenditorialità, vero capitale sociale, un limite, come già accennato, prevalentemente culturale. Ugualmente importante per l’economia territoriale, è com’è ben noto, il settore turistico, che negli ultimi anni è stato caratterizzato da un trend favorevole, in particolare con riferimento al mercato internazionale.

Da un lato, quindi un settore, quello agricolo, che da sempre caratterizza la nostra economia, pur presentando limiti quali quelli richiamati, cui si associa tuttavia la tesi, sempre più accreditata, secondo la quale l’onda lunga della recessione dei mercati finanziari globali verrà attutita grazie a quella economia reale che è costituita da centinaia se non migliaia di piccoli operatori di filiera corta: agricoltori, esercenti, ed imprenditori turistici. Dall’altro il settore turistico affidato prevalentemente ad iniziative frammentarie, che raramente si costituiscono in una efficace capacità di network provinciale, nonostante l’istituzione dei distretti turistici.

Si denota così, uno scarso impulso per una identità territoriale delle strutture alberghiere, attraverso un’offerta enogastronomica a km 0. Infatti le due offerte, agroalimentare e turistico-ricettivo, appaiono disaggregate, come appartenenti a due mondi distinti e separati. La conseguenza è che le produzioni agroalimentari tipiche e di assoluto pregio restano appannaggio di micro imprese, prive di un collegamento interno che ne possa irrobustire l’offerta e concretizzare ipotesi di export.

Una visione sinergica ed integrata dei prodotti dell’offerta turistico-ricettiva e agroalimentare appare opportuna al fine di migliorare l’economia del nostro territorio attraverso il più efficace utilizzo delle risorse già presenti, attraverso un’attività che favorisca le aggregazioni tra imprese, individui azioni capaci di produrre effetti nel breve e medio termine, attraverso il comparto turistico, il patrimonio agricolo del territorio della Valle del Belìce, inducendo la trasformazione, finalmente, dall’agricoltura settore in agricoltura sistema.

In quest’ottica, e solo in questa, applicando il ruolo multifunzionale dell’agricoltura, riconosciuto con vigore nei documenti di politica comunitaria, al settore turistico-alberghiero, assume particolare rilevanza, la vendita diretta dei prodotti agricoli alle aziende turistiche, sfruttando gli stabilimenti, ormai in disuso, dell’ex gruppo 6 GDO, come piattaforma di stoccaggio per l’intera provincia di Trapani. Tale modello è di particolare interesse per le seguenti ragioni: 1. Accorcia la filiera, consentendo, attraverso il contatto diretto del produttore con il mercato al consumo, con conseguente risparmio economico 2.

Presenta ampi margini di crescita, legati all’evoluzione del comparto dei viaggiatori/consumatori 3. Promuove attraverso i prodotti agroalimentari, la continuità delle tradizioni e della cultura enogastronomica fondamentali per lo sviluppo turistico ambientale. Questo modello politico, che potremmo definire di filiera, ha come duplice obiettivo lo sviluppo dei singoli settori, agroalimentare e ricettivo, e, al contempo la creazione di una rete di attori che operando in sinergia per un progetto comune, attiveranno processi virtuosi finalizzati alla valorizzazione del territorio stesso.

Gli obiettivi dell’accorciamento della filiera, nel territorio della Valle del Belìce, sono quelli di creare benefici per: • Gli imprenditori agricoli, attraverso coltivazioni mirate e la vendita diretta dei prodotti che consentirà di ottenere un reddito certo rispetto a quello tradizionale; • Gli imprenditori ricettivi, in quanto la filiera corta garantirà risparmi economici notevoli; • L’ambiente, in quanto la riduzione dei trasporti su gomma ridurranno le emissioni di CO2 nell’ambiente; • I territori coinvolti, attraverso lo sviluppo turistico dell’area, la promozione del territorio e delle produzioni tipiche locali; • L’occupazione di tanti giovani in agricoltura, e la eliminazione della polverizzazione aziendale che impoverisce il comparto agricolo.

Tutto questo va messo a sistema creando sinergia tra i due settori portanti dell’economia territoriale, come qui più volte accennato. La piattaforma di stoccaggio resterebbe al centro del progetto, producendo non solo occupazione nell’area castelvetranese ma servirebbe anche a riqualificare degli immobili ormai quasi perduti. Movimento cittadino Andare Oltre  

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