Castelvetrano, cadono le accuse di associazione mafiosa nei confronti di Gianfranco Becchina

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
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21 Ottobre 2018 14:34
Castelvetrano, cadono le accuse di associazione mafiosa nei confronti di Gianfranco Becchina

Archiviato il procedimento penale per associazione mafiosa nei confronti del mercante d’arte internazionale, Gianfranco Becchina. Lo ha deciso Antonella Consiglio,  Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Palermo  su richiesta della stessa direzione distrettuale antimafia.  Soddisfatto Gianfranco Becchina commenta cosi “  Un decreto doveroso, determinato dall’attenzione con cui la magistratura ha valutato ognuna delle argomentazioni investigative basate su troppi “Si dice” campati in aria”.

Era stato accusato da numerosi pentiti di avere fatto parte dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra” e in particolare di avere  commercializzato opere d’arte e reperti archeologici di inestimabile valore storico archeologico provenienti da furti e scavi clandestini, reinvestendone i proventi in attività economiche i cui utili erano destinati al latitante Matteo Messina Denaro. Lo avevano riferito alcuni pentiti, tra questi anche Vincenzo Calcara, che  avevano raccontato al  PM Carlo  Marzella come Becchina si fosse adoperato nell’ambito dell’organizzazione mafiosa alla raccolta e all’acquisto, soprattutto nella provincia di Trapani, di reperti archeologici provenienti dagli scavi clandestini per trasferirli sempre illegalmente in Svizzera.

La base era Basilea,  dove lo stesso indagato era titolare di una galleria d’arte. Il PM della direzione distrettuale antimafia Carlo Marzella  ha chiesto  l’archiviazione del procedimento penale in quanto le  dichiarazioni dei pentiti non avevano trovato un riscontro nel corso delle indagini. Lo stesso Becchina aveva da subito protestato la propria estraneità ai fatti, dimostrando che nel corso della sua attività di mercante d’arte non aveva mai acquistato reperti archeologici provenienti dalla Sicilia tantomeno dalla provincia di Trapani, di non avere mai conosciuto Matteo Messina Denaro, né i suoi familiari e di essere stato in più occasioni, negli anni passati, vittima di danneggiamenti e di furti.

Il pentito Mariano Concetto, aveva riferito  ai magistrati, di un progetto di Matteo Messina Denaro di rubare il Satiro Danzante di Mazara del Vallo per destinarlo ad un suo caro amico commerciante di reperti archeologici  che viveva in Svizzera, facendo un chiaro riferimento a Becchina. L’indagato, difeso dall’avvocato Giovanni Miceli del foro di Marsala, ha protestato sin dall’inizio del processo (per associazione mafiosa del suo assistito) cominciato nel 2017,  ribadendo quanto Becchina fosse estraneo a  tutte le accuse.

E cosi è stato. Il Pm, infatti, ha chiesto l’archiviazione del processo ed il Giudice alcuni giorni fa, ha disposto l’archiviazione.  Le vicende di Gianfranco Becchina non si esauriscono qui, essendo pendente tutt’oggi dinanzi al Tribunale di Trapani per le misure di prevenzione, nel quale  il Pm della DDa di Palermo aveva chiesto il sequestro di tutti i suoi beni e che a breve sarà deciso dal Tribunale di Trapani. Francesca Capizzi

 

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