L'elzeviro di Bonagiuso: La fetta di torta ed il confine della libertà
Questa immagine la conoscete già, è di Daniele Gro. La ormai famosa fetta di torta.È un esempio illuminante, che può andar bene per adulti e per bambini. Immediata, visiva, senza fronzoli. Ma grandemente e massimamente icastica.
Qualcuno ha esercitato il suo sacrosanto diritto di avere la sua fetta di torta, no? Con questo legittimo e sacrosanto diritto ha devastato il campo del diritto stesso. Non solo quello di un altro, ma quello di tutti gli altri che verranno dopo di lui. E inevitabilmente anche quello di chi lo ha preceduto. Ha di fatto impedito a chiunque l'esercizio dello stesso diritto. Ha reso sterile il campo, irregolare, amorfo. Ha destinato - deciso un destino - a parti scomposte tutti. E se è vero che quantitativamente due pezzi sommati in egual peso fanno lo stesso la quantità di una fetta, ciò che questo atto di ordinata libertà ha creato è un arbitrio insopportabile. Ha deciso per altri le forme e le sequenze. Se bastassero le quantità allora ne usciremo tutti con mezzo uovo, settanta grammi di farina, un cucchiaio di zucchero e un calcio in culo. Liberi di avere avuto quanto serve a far la fetta di torta.
Ecco, amici insegnanti, quando in classe proveremo a spiegare la differenza tra libertà e arbitrio, potremo utilizzare questa torta, perché talvolta l'icona ha più valore delle parole, come già Locke sosteneva nel IV libro del suo Saggio dell'intelletto umano. Che consiglio di leggere comunque, anche a chi eventualmente pensasse in altre dimensioni di averlo fatto. Come chi con zucchero farina e mezzo uovo pensasse d'avere avuto la sua fetta di torta.
Giacomo Bonagiuso