Ieri pomeriggio è stata effettuata l’autopsia sul corpo della povera Rosalia Garofalo, la 54enne mazarese vittima di un atroce femminicidio del quale è accusato il marito Vincenzo Marcello Frasillo di 53 anni. A condurre l’esame autoptico, presso l’obitorio di Mazara del Vallo, è stato il prof. Paolo Procaccianti, primario del Policlinico “Giaccone” di Palermo. Ufficialmente non si hanno notizie circa l’esito dell’esame ma informalmente sarebbero state confermate le atrocità commesse sul corpo della vittima.
In particolare –così come era emerso alla vista della Polizia di Stato del cadavere della donna nella sua casa di via Calipso n.38- il viso della donna sarebbe in pratica irriconoscibile a causa della perpetrata violenza subita, per tre giorni, da parte del coniuge. Così irriconoscibile è apparsa ai suoi familiari Rosalia Garofalo e al figlio, 27enne, che non appena ricevuta la notizia è arrivato da Budapest ove lavora da qualche anno; sarà interrogato nelle prossime ore dalla Procura di Marsala.
Il figlio ed i familiari della Garofalo, assistiti dallo studio legale dell'avv. Andrea Favata, si costituiranno parte civile nella probabile causa penale nel processo che vedrà imputato Vincenzo Frasillo che al momento si trova in carcere a Trapani. Nel frattempo abbiamo appreso che domani mattina si svolgeranno, alle ore 10,30 nella Basilica Cattedrale di Mazara, i funerali di Rosalia Garofalo e che il sindaco Salvatore Quinci ha proclamato il lutto cittadino per la giornata di domani. Il Comune si farà carico anche delle spese funebri “considerato che questo avvenimento –si legge nella nota dell’Amministrazione Quinci- ha profondamente turbato l’intera comunità mazarese che ribadisce il proprio sdegno e condanna ogni forma di violenza in generale e sulle donne in particolare”.
Con l’ordinanza di proclamazione del lutto cittadino e di esposizione negli edifici pubblici delle bandiere a mezz’asta, il Sindaco ha rivolto inoltre un invito alla cittadinanza: ad osservare nei luoghi di lavoro una pausa di silenzio durante le esequie, alla chiusura degli esercizi commerciali durante la cerimonia funebre. Infine nella stessa nota il primo cittadino mazarese ha rivolto ai dirigenti delle scuole ed istituti scolastici della Città l’invito a realizzare nella loro autonomia iniziative di sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne.
A proposito di violenza sulle donne, un tema sul quale abbiamo scritto anche qualche giorno fa, arriva dal Brasile, dallo stato del Rio Grande do Sul, una notizia molto “curiosa” ed inquietante al tempo stesso. Una 25enne, che lo scorso agosto ha rischiato di essere uccisa dal 28enne fidanzato con cinque colpi di pistola, è salita alla ribalta sui media per aver dato allo stesso ex fidanzato un bacio davanti al giudice durante l’udienza per la sua condanna. La donna infatti, dopo aver ascoltato la sentenza di condanna dell’ex fidanzato a 7 anni di reclusioni, si è avvicinata al giudice e ha chiesto il permesso di raggiungere il suo ex per baciarlo.
“Mi sorprende che lei voglia ancora avere una relazione con l’uomo che le ha sparato cinque volte e che non ha mai voluto mettersi in contatto con lei durante tutto il periodo trascorso in carcere”, ha detto il giudice incredulo. Sembra infatti che la ragazza avesse mandato lettere al fidanzato mentre era in carcere, a cui lui non aveva mai risposto. Questa vicenda che ha davvero dell’incredibile però ci permette di evidenziare il fatto che la donna, in molti casi, perdona o giustifica il suo carnefice come in preda ad una sorta di “Sindrome di Stoccolma” cosa che spesso crea in un certo senso delle attenuanti in fase di giudizio e alimenta nella società l'opinione diffusa che “un pó se l'è andata a cercare”.
Quando invece quel momento la donna è vittima della sua stessa paura oltre che protagonista in tempo reale di un trauma e quindi non in grado di agire con lucidità. Probabilmente questo è quello che sarebbe anche accaduto a Rosalia Garofalo, e cioè aver perdonato suo marito per tutti i maltrattamenti subiti in precedenza e la conseguente decisione di tornare, nonostante tutto e tutti, a vivere con lui…Fino a quella tragica sera del 29 gennaio. Francesco Mezzapelle