Solo rimanendo uniti il nostro territorio potrà rinascere
Prendo spunto da Carol Salter, pantesca di adozione che ama Pantelleria e la difende più dei panteschi stessi. Io da “quasi adottata selinuntina” sento di dover sottolineare ancora una volta quante potenzialità inespresse ha tutta la zona che va da Selinunte a Castelvetrano a Triscina a Campobello di Mazara a Tre Fontane a Torretta Granitola. Se il Popolo di questi paesi ritornasse ad essere unito, padrone dell’immenso patrimonio culturale, agricolo, ambientale sarebbe, non facile ma possibile, risorgere dall’apatia, dal degrado.
Si dice:” l’unione fa la forza”. Se tutti gli imprenditori agricoli e gli allevatori si unissero in un’associazione con l’intento di far valere le qualità uniche dei prodotti locali, questi ultimi potrebbero acquistare quell’allure di esclusività che la gente va ricercando. In sostanza è la cosiddetta politica del marketing: saper vendere il prodotto ad un bacino sempre più ampio di persone, le quali si sentirebbero soddisfatte di aver acquistato un prodotto “speciale”.
Che dire poi dei commercianti, i quali si potrebbero impegnare a privilegiare quella che oggi si chiama economia circolare (magari con un guadagno minore iniziale): frutta e verdura locale acquistata dal contadino e non da chi pratica agricoltura intensiva utilizzando a piene mani pesticidi e peggio ancora magari dall’estero.
Ecco anche un popolo di Pescatori uniti in una vera cooperativa, senza il padrone di turno, farebbe una certa differenza: il guadagno sarebbe ripartito in maniera uguale per tutti, talvolta poco ma per tutti. Certo serve coraggio, nulla è facile, ma si può fare. Utopia? Non credo. Anche i giovani potrebbero fare la loro parte anziché “scappare”: certo magari ci si dovrebbe sporcare le mani di terra, alzarsi presto la mattina, saltare qualche comparsata nei locali alla moda, ma potrebbero ritornare a coltivare la terra e quindi avere un futuro qui.
I soldi ce ne sono fin troppi, vanno solo spesi, ma se non vengono presentati progetti adeguati via via i soldi a disposizione diventeranno sempre meno. Per essere competitivi sono anche necessari macchinari costosi e sofisticati, ma acquistandoli in gruppo sarebbe molto più facile e meno gravoso.
I primi uniti con l’intento di calmierare i prezzi, sapendo comunicare grazie ai nuovi mezzi di informazione potrebbero avere stanze, appartamenti pieni tutto l’anno. Certo la qualità dell’offerta deve essere l’obiettivo primario. Allo stesso modo per i ristoratori: è un lavoro dove non ci si può improvvisare. Servono esperienza, aggiornamenti ma anche il rispetto per il cliente oltre ad un buon prodotto locale da servire in tavola (e qui talvolta è capitato che quasi venisse preso in giro se non addirittura spennato….non potrò mai dimenticare quando da un ristoratore mi fu proposto un piatto di trenette al pesto genovese…cosa che ora è diventata oramai la barzelletta).
Il semplice cittadino (ovviamente non da intendersi in senso dispregiativo) potrebbe essere il sostegno e sostenuto a sua volta dei e dai suoi concittadini, tralasciando di perdere tempo in pettegolezzie biasimi inutili che alla fine si rivelano solo perdita di tempo. Come a dire: un “volontariato diffuso”.
Solo se un popolo è unito potrà non essere ignorato. Elena Manzini