Sarà emessa il 10 dicembre la sentenza nel processo al medico Alfonso Tumbarello
E' stata celebrata ieri, 22 ottobre, davanti al Collegio presieduto dal Presidente Vito Marcello Saladino, l'udienza nel processo a carico di Alfonso Tumbarello, l'ex medico di base arrestato il 7 febbraio 2023 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico.
Tumbarello è imputato per aver redatto ben 137 richieste e prescrizioni mediche in favore di Andrea Bonafede, l'identità fittizia utilizzata dal boss latitante Matteo Messina Denaro. Il Pubblico Ministero Gianluca De Leo della DDA, aveva avanzato una richiesta di condanna molto pesante: 18 anni di reclusione.
Dopo che in precedenza era stata annunciata più volte la lettura del dispositivo di sentenza, il Collegio aveva disposto un rinvio per richiedere ulteriori e necessari approfondimenti peritali, al fine di chiarire ulteriormente i complessi aspetti tecnici sollevati e accertare se le prove raccolte superino la soglia dell'oltre ogni ragionevole dubbio sulla consapevolezza del medico.Il processo è caratterizzato da molti dubbi e poche certezze, soprattutto in relazione alla complessità degli aspetti burocratici, delle normative INPS e delle analisi dei software sanitari.
Il Tribunale, infatti, si trova a dover sciogliere un nodo su cui è incentrato il focus del processo: stabilire, come detto sopra, se il dottor Tumbarello abbia agito con la piena consapevolezza di favorire l'allora boss latitante o se, al contrario, sia stato ingannato dalla sofisticata rete di protezione di Matteo Messina Denaro, come più volte ribadito dalla difesa. "Sarei andato dai Carabinieri, sono stato ingannato," aveva asserito Tumbarello nel corso del suo esame.
Le perizie, medico-legale e informatica, disposte per ottenere un quadro probatorio più completo, avevano analizzato la compatibilità tra i certificati medici e le reali condizioni di salute del vero geometra Andrea Bonafede, e la validità formale e sostanziale dei documenti rilasciati.
In sintesi, i periti avevano concluso che Tumbarello avrebbe potuto legalmente emettere un certificato di malattia telematico (giugno 2020) basandosi sui referti specialistici, anche senza visita diretta (dott. Ventura), in quanto la patologia era acuta e traumatica e giustificata dal contesto pandemico. Per un altro documento, un certificato sportivo, sebbene avrebbe richiesto una visita, il fatto che fosse privo della firma del medico certificatore e che la consulenza informatica non avesse trovato prove di stampa o invio elettronico (dott.Chiaiso), lo declassava a "documento non valido", indebolendone la potenziale valenza probatoria. I periti avevano, inoltre, asserito che Tumbarello, nel redigere ricette e certificati, aveva rispettato il codice deontologico e l’Accordo Collettivo Nazionale.
Durante il corso dell'udienza di ieri 22 ottobre, nonostante la veridicità delle conclusioni peritali, il Pubblico Ministero ha mantenuto la linea accusatoria. Pur ammettendo le risultanze emerse dagli approfondimenti tecnici, si è quindi rimesso alla conclusione della requisitoria, reiterando la richiesta di condanna alla pena di 18 anni.
Sia le Parti Civili e gli avvocati difensori si sono rimessi alle passate conclusioni. Il dottor Alfonso Tumbarello è assistito dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo.