Riflessioni sulla diffusione delle immagini della presunta ladra in azione a Castelvetrano

Redazione Prima Pagina Castelvetrano

Sta suscitando clamore, nella nostra città, la circolazione sui social network di immagini che ritrarrebbero una donna presunta ladra (tra cui alcune con il volto riconoscibile). Il caso, oltre a sollevare legittime preoccupazioni in merito alla sicurezza, pone una questione altrettanto rilevante, troppo spesso sottovalutata: il rispetto della legalità nella gestione delle informazioni e delle immagini riprese da sistemi di videosorveglianza.La normativa vigente è chiara: le immagini acquisite possono essere utilizzate esclusivamente nell’ambito di una denuncia-querela e delle relative indagini da parte delle autorità competenti.

Qualsiasi diffusione a soggetti terzi o, peggio, a un pubblico indistinto (come avviene tramite la pubblicazione sui social media) rappresenta una violazione della legge.Al di là del profilo giuridico, l’episodio denuncia una tendenza preoccupante: l’idea che la rete possa diventare un tribunale parallelo, dove l’indignazione si sostituisce al giudizio e la gogna mediatica prende il posto delle indagini ufficiali. Una deriva che affonda le radici in una cultura della giustizia fai-da-te, rozza e semplificata, che ricorda più il far west che uno stato di diritto.

Una subcultura alimentata da certa retorica politica, che semplifica la complessità dei problemi sociali in nome dell’immediatezza e della vendetta.È fondamentale ribadire che chi assiste a un reato ha il dovere di rivolgersi alle forze dell’ordine, e non di alimentare processi sommari attraverso internet. La sicurezza si costruisce con la legalità, il rispetto delle regole e il funzionamento delle istituzioni, non con la spettacolarizzazione del crimine.Un conto è contrastare i reati, un altro è smarrire i principi dello stato di diritto.

E in questo, non possiamo permetterci leggerezze.

Maurizio Balsamo

in copertina immagine di repertorio