Quello che non quadra nella questione Ospedale di Castelvetrano

Redazione Prima Pagina Castelvetrano

Non quadra. Qualcosa non quadra nella questione dell’Ospedale di Castelvetrano, o della Valle del Belice, o Vittorio Emanuele, fate un po’ voi. Nomina sunt consequentia rerum, dicevano i latini, e qui le cose parlano non di Valli né di contesti, ma del nulla. Qualcosa non quadra in modo seriamente preoccupante, che mette a tema la anestesia programmata di una popolazione, incapace di dare segni concreti, se non scrivere su facebook il proprio disgusto.

Pochi hanno fatto diversamente, quelli di Orgoglio, castelvetranese, belicino, di Franco Messina se volete, che magari ha troppo fatto la prima donna in bella vista, talvolta creando nocumento alla più giusta delle cause, ma essendo tra gli unici, pure questo bisogna dirlo, a stimolare insieme a Francesco Saverio Calcara, presidente spesso in ombra, a Lina Stabile e a tanti altri, un territorio che è politicamente morto e sepolto.

Diciamocelo con grande franchezza: la battaglia persa per l’Ospedale di Castelvetrano è la vittoria politica di Mazara del Vallo e dei referenti della destra siciliana, a scapito della rappresentanza a cinque stelle della Città degli Aragona. Dove sono i big grillini? Di Maio che aveva abolito la povertà e pure Messina Denaro, tuonando fesserie in Piazza Carlo d’Aragona dove sta? Capiamo bene che abbia da fare a recuperare tutto il tempo perso in crociere e yacht da ricchi, ma dove è la sua autorevole presenza a fianco di una Città che ha donato al sindaco Alfano un tributo da star?

Insomma, pure se il giochetto del far sempre le vittime altrui è ormai noto e sbugiardato, qui la maggioranza assoluta è a Cinque Stelle, e dovranno pure questi ragazzi dell’honestà sbandierata, quelli che se non sei d’accordo su internet ti riempiono di insulti, la famosa e famigerata base, prendersi la responsabilità di quel che sta accadendo, o no? Loro sono i politici di questa terra. Loro devono farsi valere e salvare il nostro nosocomio dallo smantellamento.

Qualcuno dirà: ma perché buttarla in politica?

Perché è solo, esclusivamente una questione di potere politico, null’altro. E provo ad argomentarvelo.

Questi tre punti contengono due abbondanti serie di dati, fatti, quasi topografici, analisi dei luoghi, e ragionamenti logici, quasi formali, matematici, e un punto di personale elaborazione politica e post-politica. Il lettore può cestinare serenamente le mie opinioni, che restano mie, ma i fatti rimangono. In piedi e solidi. Come è possibile che a seguito di mozioni Ars, di pronunciamenti di Musumeci, e di note congiunte lo smantellamento prosegua? Forse c’è qualcosa che non ci è detto appieno e di cui Zappalà è semplicemente la mano? Forse la questione deve diventare postuma per essere spesa in chiave elettorale? Forse deve essere creato il problema per poi innalzare il santo sull’altare del miracolo?

Anche questi, è giusto dirlo, sono cattivi pensieri di uno che ne ha viste tante e tante ancora ne vedrà, probabilmente e che considera sacro lo spazio della salute, della dignità dei medici, del loro venerabile e indispensabile lavoro.

Se è vero come è vero che a Castelvetrano, grazie ai medici e agli infermieri, ancora una volta una vita è nata. Senza culle, senza reparti, ma con la testa e le mani dei dottori, quelli che in questa vicenda sembrano soltanto pedine di un gioco che non ha a che fare né col non nuocere, né con il giovare. Ippocrate, insomma, non ha luogo a Castelvetrano. Non adesso. Forse domani, come Godot, o come i santini elettorali che di nuovo prometteranno la risoluzione di un problema creato dalla cattiva politica e che la cattiva politica magari prometterà di risolvere.

Giacomo Bonagiuso