Premio Pino Veneziano si festeggia la ventesima edizione

Redazione Prima Pagina Castelvetrano

Il Teatro Selinus di Castelvetrano ospiterà il prossimo 21marzo, la XX edizione del Premio Pino Veneziano, organizzata dall'associazione “Selinunte Cunta e Canta” che, attraverso questo riconoscimento conferito a personalità della cultura, ricorda la figura di Pino Veneziano. Quest’anno il Premio verrà conferito ad Adriano Sofri e a Enrico Stassi.

Cantastorie, singolare e schivo, restio alla notorietà, Pino Veneziano preferiva suonare tra i tavoli del suo ristorante di Marinella di Selinunte, possedeva una voce particolarissima, notata negli anni '70 e '80 da Lucio Dalla e da Fabrizio De Andrè che lo volle come spalla al suo primo concerto in Sicilia. Incantò lo scrittore argentino Jorge Luis Borges e anche il poeta Ignazio Buttitta, che scrisse la presentazione al suo unico disco pubblicato nel 1975.

Ma la forza di Veneziano stava soprattutto in quella atmosfera e in quella socialità fatta di incontri e di scambi che si sviluppava attorno alle sue canzoni. Quel ristorante era un porto di mare e al tempo stesso un simposio. ‘Incontri di mare e di culture’ come non a caso recita il sottotitolo della manifestazione.”

Questa ventesima edizione prende spunto da un verso di una canzone che Pino scrisse su Chernobyl: “…Il progresso ha allungato il passo/ e io minchione ci vado appresso.” In questa canzone, scritta appena si verificò quella terribile sciagura nucleare, Veneziano cantava di come l’umanità ormai segua il progresso allo stesso modo di come i bambini seguivano il pifferaio magico nella famosa favola.

Ci sono problemi globali che consideriamo molto lontani dal quotidiano delle nostre comunità locali. Siamo talmente distaccati da non capire che le conseguenze ricadono ovviamente anche nelle nostre piccole realtà.

Le sfide che l’umanità è obbligata a sostenere sono: fronteggiare il riscaldamento globale e assicurarsi un futuro di pace. E sono le stesse sfide che il nostro territorio deve saper affrontare al più presto. Ne discuteremo con Adriano Sofri, Enrico Stassi, Eleonora Lombardo e con Maurizio Filardo canteremo le canzoni di Pino Veneziano. Ci sarà anche un contributo video che lo scienziato Stefano Mancuso manderà per l’occasione.

Quale sarà la temperatura media nel Belìce nei prossimi decenni? Quali problemi si presenteranno davanti a noi in questa parte di Sicilia? Quali possibili rimedi o strategie?”. Appuntamento al Teatro Selinus allora, venerdì 21 marzo alle ore 18,00.

Il Premio Pino Veneziano è promosso dall’associazione Selinunte Cunta e Canta e quest’anno è organizzato in collaborazione con l’Ente Parco Archeologico di Selinunte, il CRESM, Il Museo Belice Epicentro della Memoria Viva, La rete Museale e Naturale Belicina e con il patrocinio del Comune di Castelvetrano.

PINO VENEZIANO biografia

Pino Veneziano nasce a Riesi il 2 luglio del 1933.

Durante la guerra, il padre carabiniere che ha prestato servizio prima a Castelvetrano e poi a Sciacca, abbandona la famiglia. Pino, interrompe la seconda elementare e comincia a lavorare come guardiano di capre e garzone di fornaio.

A 17 anni, con la madre e il fratello, si trasferisce a Castelvetrano, dove lavora come garzone nei bar. Agli inizi degli anni ’60 è cameriere a Selinunte e verso la fine del decennio, con due amici, apre il suo primo ristorante.

Impara a suonare la chitarra a circa 40 anni. Poco dopo scrive la sua prima canzone, “Lu sicilianu”.

Le altre vengono quasi una dopo l’altra: una trentina circa.

Negli anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 il ristorante Miramare, e poi il Lido Azzurro, diventano un punto di riferimento per la borgata di Marinella di Selinunte. Pino serve ai tavoli e poi canta le sue canzoni. Tra i suoi clienti ci sono anche Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè, che lo vuole come spalla nel suo primo concerto in Sicilia.

Pino regala le sue canzoni anche alle Feste dell’Unità. Nel 1975 incide il suo primo e unico disco, “Lu patruni è suvecchiu” (Il padrone è di troppo), edito dai Circoli di Ottobre; il poeta Ignazio Buttita nella nota di copertina lo definisce: «Un cantastorie che fa politica e la sublima con la poesia».

Nell’estate del 1984 nel ristorante di Pino si ferma anche Borges, il quale si commuove ascoltando le sue canzoni che, per lui, non hanno bisogno di traduzione. Chiede anche di accarezzare il volto di Pino per “vederlo”.

Nel 1984 una compagnia di anziani di Riesi in gita a Selinunte, casualmente fornisce a Pino informazioni su suo padre che si trova in una casa di riposo a Gela. Quando va a trovarlo scopre che anche il padre suona la chitarra e canta motivi popolari.

Il 1986 è l’ultimo anno in cui Pino lavora al ristorante; intristito dalla morte della moglie (avvenuta nel 1980) e provato da una vita di fatica, per arrotondare la pensione fa il posteggiatore al Parco Archeologico di Selinunte. Continua, comunque, a scrivere canzoni.

Muore il 3 luglio 1994, il giorno dopo il suo compleanno.