La Sicilia del IV secolo: dalla battaglia di Imera, alla questione punica ai Dionisi ad Agatocle. (II parte)

Redazione Prima Pagina Castelvetrano

Per diritto dinastico gli successe Dionisio II (Dionisio il Giovane nato da Doride di Locri), il quale cercò di accaparrarsi il consenso e l’appoggio del démos e di una ristretta cerchia di persone fidate. Il nuovo regnante, moderato, prudente volle attirare a Siracusa grandi intellettuali. In seno alla famiglia si andava delineando un nemico, Dione, il fratello della seconda moglie siracusana di Dionisio. Dione, fu accusato di stringere accordi con i Cartaginesi e di cospirazione. Fu quindi costretto a scappare in Italia, poi a Corinto ed infine ad Atene.

In Grecia, Dione strinse amicizie importanti e riuscì a promuovere in grande stile, durante i giochi Olimpici del 360, il ritorno a Siracusa. Con l’aiuto dei Corinzi sbarcò a Minoa (città sotto amministrazione cartaginese) e si diresse verso Siracusa, raccogliendo nel tragitto, l’appoggio di Greci, indigeni, cittadini, mercenari. Fu sostenuto soprattutto dai cittadini siracusani che lo nominano strategós autokrátor. Fu così che dopo 48 anni a Siracusa ritornarono “democrazia e libertà”.

La reazione di Dionisio II non si fece attendere. Raggiunse l’acropoli di Siracusa, Ortigia (ancora in mano ai suoi fedeli) e tentò di riprendere il potere. Cosa che non gli riuscì. Al tempo stesso però il suo nemico, Dione, perdeva terreno a favore di Eraclide che aveva in forza il démos, quest’ultimo che a gran voce chiedeva la divisione della terra. I fedeli a Dione lo scortarono verso Leontini. Dionisio II ed i suoi, invece, organizzarono una cruenta irruzione in città. A quel punto i Siracusani si videro costretti ad interpellare Dione, il quale riuscì ad arginare i mercenari dentro Ortigia.

Da quel momento sarà salutato come “padre, salvatore e dio”. Il tempo di pace durò ben poco: accordi segreti tra Eraclide e Dionisio II, tumulti, promesse non mantenute. Apollocrate figlio di Dionisio II, prima di raggiungere il padre in Magna Grecia, consegnò a Dione l’acropli. Si compiva così l’intera conquista di Siracusa. Stanco, privo di energie, Dione (dopo aver probabilmente commissionato l’omicidio di Eraclide), nel giugno del 354 muore con la gola tagliata a seguito di un complotto ordito da Callippo.

Dopo la morte di Dione, diversi furono i tiranni al potere: Callippo, i figli siracusani di Dionisio I, poi Dionisio II, ma nessuno fu in grado di gestire il potere. Per i Siracusani l’ultima chance furono i Corinzi. Questi ultimi inviarono un aristocratico, uomo di esperienza, strategicamente abile: Timoleonte. Giunto nel 344, diresse subito l’esercito su Reggio con l’intento di combattere Cartagine e tirannide nel segno di autonomía ed eleuthería. I Cartaginesi risposero con un esercito imponente guidato da Annone.

Timoleonte, però, per nulla intimorito della reazione cartaginese, raggiunse Tauromenio, quindi attaccò Siracusa dove si venne a creare una situazione particolare: «Dionisio occupava Ortigia, Iceta era padrone di Acradina e Neapoli, Timoleonte aveva preso il resto della città e i Cartaginesi erano entrati con 150 trireme nel porto grande ». Nonostante il grande frazionamento della città, Timoleonte, con l’aiuto dei corinzi e dei sicilioti, riuscì ad impadronirsi della città ed a rendere i Siracusani di nuovo un popolo libero.

Nel 343, circa, vi furono le prime riforme “democratiche” e il primo bando coloniario rivolto solamente agli abitanti dell’isola di Sicilia. Successivamente Timoleonte rimise ordine nella città e si adoperò per la ricerca di denaro. Il vento delle riforme iniziò a spirare su tutta la Sicilia. Si creò una “symmachía” ( una sorta di alleanza) capace di garantire l’autonomia delle comunità indigene, greche, campane. Il tutto proteso a debellare i punici. Tra il 342 e 388, sul fiume Crimiso, nella zona di Entella, Timoleonte ebbe la meglio sui cartaginesi.

Ottimo il bottino, che permise grandi elargizioni a Siracusa, Corinto e Delfi. I Cartaginesi furono così costretti a ritirarsi a Lilibeo. Nel 338 Timoleonte firmò la pace separata con Cartagine. Siracusa diventò così il fulcro di pace, alleanza militare e libertà della Sicilia. Capo della spedizione coloniale in tutta la Grecia fu Corinzio. Alla colonizzazione fece seguito un’attività legislativa con un forte accento moderato, col benestare degli oligarchi. Data per conclusa la sua missione, Timoleonte, si ritirò a vita privata.

Alla sua morte i Siracusani votarono un decreto che riportava: “Il popolo di Siracusa ha stabilito di seppellire qui Timoleonte figlio di Timeneto, di Corinto, con una spesa di duecento mine e di onorarlo in eterno con giochi musicali, equestri e ginnici, per avere deposto i tiranni, sconfitto i barbari e ricolonizzato le maggiori città greche, facendosi artefice della libertà dei Sicelioti”. Elena Manzini Fine