La pace non si invoca soltanto. Si costruisce
Ogni volta che nel mondo si accende un conflitto si alza puntuale l’appello del Santo Padre: “Fermate le armi. Preghiamo per la pace.” Parole vere, necessarie. Eppure, a volte, rischiano di restare nel generico, inascoltate o addirittura spente nel rumore di fondo della cronaca.Il rischio, infatti, è che questi appelli, se troppo distanti dalla concretezza delle situazioni, appaiano come un’eco ormai scontata, incapace di scuotere davvero le coscienze. La pace, da sola, come parola, non basta.
Non è una formula magica. È un cammino esigente, che parte dalla verità, passa per la giustizia e sfocia nella riconciliazione. Se non si nominano le cause dei conflitti, le ferite storiche, i soprusi in atto, chi ascolta può rimanere confuso o, peggio, sentirsi tradito.Non si tratta, ovviamente, di trasformare il Papa in un analista politico. Ma di riscoprire quella dimensione profetica del magistero che non teme di prendere posizione quando sono in gioco la vita dei popoli, i diritti dei più deboli, la verità dei fatti.
Gesù non ha taciuto davanti all’ingiustizia. I profeti non hanno parlato per tenere tutti buoni. Il Vangelo non è neutro: è per i poveri, per chi è ferito, per chi cerca giustizia.Quando si chiede pace senza distinguere tra chi attacca e chi è attaccato, si rischia un’equidistanza che può ferire ulteriormente chi già soffre. La Chiesa non può permettersi di sembrare indifferente. Al contrario, è chiamata a stare dalla parte delle vittime, a denunciare ogni forma di violenza e sopraffazione, a dare voce a chi non ha voce.Ciò che si chiede alla parola della Chiesa – e del Papa in primis – non è la condanna, ma la chiarezza evangelica.
Una parola che nomina il male, non per alimentare divisioni, ma per aprire alla possibilità di una vera conversione. Una pace vera non si costruisce sul silenzio o sull’ambiguità, ma sulla luce della verità e sulla forza della giustizia.Oggi più che mai, il mondo ha bisogno di una pace concreta, esigente, incarnata e anche di una Chiesa che non abbia paura di “sporcarsi le mani” nella complessità della storia, pur mantenendo lo sguardo fisso sul cielo.Maurizio Balsamo