Faro di Posizione: Il non amore uccide
Maelle.“Sai che significa?”-
Principessa -Ricordo ancora il profumo di lavanda nella stanza in cui ho tenutola mia bimba tra le braccia, frammisto all’odore di latte,pannolini, creme lenitive, fiori riposti sul comodino, confetti rosa.Un misto di odori e dolore per non avere saputo partorire con un parto naturale. Avrei voluto averne la forza ma è stata una gravidanza difficile. Il mio ex fidanzato mi ha piantato appena ha scoperto che avremmo avuto un figlio. Mi ha detto che i figli li facevano gli adulti, non i ragazzini e che lui era ancora un ragazzino.
Voleva vivere leggero e fare tante esperienze, viaggi,incontri. Voleva studiare, fare carriera, avere tanti soldi. Un figliolo avrebbe castrato per sempre. In sintesi mi ha lasciato completamente sola con una creatura in pancia a soli 17 anni.Sono cose che ti segnano dentro. Non so cosa si sia rotto esattamente ma qualcosa deve essere successo tra pancia e cuore. Sta di fatto che i nove mesi di gravidanza sono stati terrificanti. Flebo e vomito, vomito e flebo. Ho ricordi vaghi che si sovrappongono alla sensazione di sporco, sudato, appiccicoso.Sudavo in maniera incontenibile e non riuscivo ad alimentarmi in maniera naturale.
Ma il bambino cresceva bene. Anzi la bambina. Ho giurato che a mia figlia una cosa così non sarebbe mai successa. Sentirsi amata come una principessa fino ad un certo punto e poi il nulla, l’abbandono totale.
Era un amore adolescenziale senza correlazione alcuna con la responsabilità,quello tra me e Fabio. Lui era stato il mio principe finché aveva saputo esserlo. Finché lo sbaglio non era stato commesso. Così ha chiamato Maelle. Uno sbaglio, un errore da ragazzi che però non poteva compromettere la sua vita e la mia. Forse s’aspettava che io interrompessi la gravidanza e facessi come lui. Vivessi come se non fosse mai successo nulla. Maelle è stata concepita in una sera di ottobre in un parco giochi. Eravamo usciti in gruppo con i compagni di liceo e altri amici. Un gruppo di coetanei che giocano e si divertono insieme in un sabato sera tra autoscontri, aerei volanti, bancarelle, fumo di castagne, qualche drink per sentirsi grandi e panini mangiati sulle panchine.
Una serata perfetta. Poi Fabio mi propose di accompagnarmi a casa. In effetti si era fatto tardi e ai tempi vivevo con mio padre. Se avessi fatto notte fonda,mi sarebbe toccata la ramanzina sui gradini delle scale. Ho imparato da allora che non esistono serate perfette e che i principi sono principi solo nelle fiabe. Stavamo insieme da due anni, io e Fabio. Ero perdutamente innamorata di lui ma non ho mai saputo dirglielo. Lui mi ricopriva di attenzioni, cure, regali,abbracci fra le mie crisi adolescenziali e le urla di mio padre.Crescere senza una madre non era facile.
Non è mai stato facile.Ha creato dentro me buchi neri che ancora oggi che sono una donna adulta, sento risucchiarmi. Forse avere un figlio a soli 17 anni non era uno sbaglio e un fallimento come disse prima Fabio,poi mio padre. Poteva essere l’occasione di mettere tanti pezzi a posto. Potevo dare io tutto l’amore che non avevo ricevuto. Io Maelle la desideravo. Fabio no. E su questo no è naufragata la mia storia con lui e tutto il resto. Strani giri della vita.
Mia madre che era stata per me il grande inganno della mia esistenza fu l’unica a capirmi, a sostenermi, ad esserci. Mia madre voleva questa bimba e la voleva per me e forse anche per lei. Maelle fu il punto di rottura e di non ritorno per tante cose, il punto di svolta e di rinascita per tante altre. Come sempre nella vita. Per lei h operso il mio principe e mio padre, ho ritrovato mia madre e sono diventata madre a mia volta.
Non so come un giorno avrei potuto raccontare tutto questo a mia figlia. Ho semplicemente provato a farla sentire amata anche senza un padre e un nonno. Fratture profonde, lo so ma ho creduto che il mio amore immenso e quello di mia madre che mi ha accolto a casa sua, sarebbero bastati. Ero figlia di divorziati che si erano fatti la guerra per anni e anni. Maelle sarebbe stata figlia di una ragazza madre. Nella mia testa era una similitudine di vita sopportabile, una storia in fondo quasi simile.
Ero abituata ad avere un solo genitore alla volta. E poi per più di un anno ad averne uno solo, mio padre che mi aveva portato con sé nel suo paese. Successivamente ad avere solo mia madre perché mio padre non aveva digerito l’idea che in una sera in cui ero uscita in gruppo con i miei coetanei e il mio fidanzato, ero ritornata a casa alle quattro di notte e incinta. Non avevo saputo gestire tante cose. La fiducia, il tempo, le responsabilità, le promesse. Era bastevole questo secondo lui,per essere rispedita da mia madre, come un pacco postale, dritta nel suo grande appartamento di città.
La colpa non era perdonabile. Finire il liceo con la pancia, rinunciare agli studi universitari, alla carriera, ai soldi, alla professione per una scopata in macchina in una notte d’ottobre con uno che oggi c’era, domani forse no, era colpa e vergogna. Lettera scarlatta.Fabio ci fu fino a che il mese successivo tra nausea e capogiri non scoprii che ero incinta. Fabio restò nel suo paese a studiare, uscire con gli amici, a far tardi la notte. Io dopo liti e discussioni interminabili, pianti e accordi tra i mei genitori fui consegnata a mia madre.
Davvero una brutta gravidanza. In poco tempo persi tutto quello che credevo di avere.
Il mio fidanzato, la famiglia che avevo provato a ricostruire con mio padre e i miei nonni, i mei amici, il mio Liceo, i miei compagni, il mio equilibrio precario tra alti e bassi in un posto che era nonostante tutto divenuto casa.
Ritrovai una madre, ebbi una figlia. Maelle. “Sai che significa?”-Principessa-Mealle è cresciuta senza sapere nulla di tutta questa brutta storia. Quando all’asilo ha iniziato a farsi certe domande, io ho sempre risposto che suo padre era morto. Poi le domande sono lievitate, aumentate di intensità, frequenza e insistenza. Mia madre avrebbe voluto che raccontassi a Maelle la verità ma io avevo poca dimestichezza con la verità. Ero cresciuta in un mondo di menzogne. Non mi sentivo all’altezza di dire che quella notte era stata la mia prima volta, che ero rimasta incinta senza capirne nulla e che suo padre l’aveva considerata un errore di percorso, suo nonno una colpa e una vergogna.
Non sono mai stata molto brava con le parole e le spiegazioni. A Fabio non ero mai riuscita a dire “ti amo”, nonostante lo amassi davvero e paradossalmente sempre di più man mano che Maelle cresceva sotto i miei occhi incantati vedevo tanti tratti e lineamenti di mia figlia essere molto simili a quelli di suo padre. Era stato molto più semplice e comodo dire che il padre fosse morto. Del resto Fabio scomparve nel nulla. Seppi dopo tempo che si era laureato a Milano ed era diventato un dirigente dell’alta finanza.
Aveva fattouna carriera brillante, guadagnava tanti soldi e non si era mai sposato con nessuna donna.
Era un uomo realizzato, ricco e bello. Faceva tanti viaggi in giro per il mondo. Non aveva voluto mai vincoli, responsabilità, impegni, matrimoni, convivenza, figli.
Eppure Maelle era sua figlia. Era figlia di chi lui aveva chiamato sempre principessa, era figlia sua e mia. Con mille sacrifici anche io avevo ultimato il liceo e conseguito la laurea. Anche da ragazza madre se hai qualcuno che ti aiuta e non ti fa sentire costantemente in colpa, massacrandoti, puoi raggiungere traguardi e realizzare la tua vita.
Io lo avevo fatto. Avevo avuto una madre che aveva fatto la nonna, l’amica, la sorella maggiore e mi aveva permesso di fare la mia vita. Maelle veniva sempre prima di chiunque altro o altra cosa ma in fondo ero partita in gita scolastica con i compagni del nuovo Liceo in quinto anno.Avevo studiato giurisprudenza, mi ero laureata con corona di alloro in testa e con la manina di Maelle stretta alla mia. Mio padre si era presentato il giorno della mia laurea ed era stato imbarazzante dire a mia figlia che quell’uomo greve e cupo fosse suo nonno. Il nonno che aveva buttato fuori di casa me e la nipotina ancora in pancia. Ma come sempre mia madre aveva ricomposto il tutto con una gestione dei sentimenti e comportamenti che solo a lei riusciva naturale. Maelle adesso aveva anche un nonno. So che certi buchi neri restano tali anche se dentro ci butti tutto l’amore del mondo. Così era successo a me nella inquieta e tormentata storia della mia famiglia d’origine.
Con il tempo ho compreso fosse accaduto anche a Maelle. Aveva un nonno ma di un padre neanche l’ombra. Aveva chi l’aveva voluta a tutti i costi e chi l’aveva rinnegata, non amata, tradita intutti i modi possibili. Ho continuato ad amare Fabio segretamente per una vita intera ma ho fatto credere a mia figlia che fosse morto. Alla fine cercando di tenere tanti birilli in mano li ho persi uno ad uno.
Sono caduti tutti a poco a poco e si sono schiantati a terra.
La polizia ha trovato un semplice biglietto con la grafia di Maelle.“Il non amore uccide quanto le menzogne.
”Maelle sembrava dormire così come quando è nata. Una ragazzina bellissima. Ha deciso di buttarsi dal balcone dell’appartamento di mia madre. L’hanno trovata a terra sulla strada, il corpo schiacciato da quelle verità non dette, da quell’amore mancato. Si è buttata giù a 17 anni, l’età in cui io l’ho concepita. Feroci e impietosi giri della vita. Non ha mai avuto la verità da parte mia. Non ha mai avuto l’amore da parte di suo padre. In quel biglietto scritto dalle sue dita affusolate siamo tutti colpevoli. I
o e Fabio. Io per non avere detto che suo padre non l’aveva voluta. Fabio per non averla amata più di tutto e tutti.Colpevoli di menzogne e non amore. Un macigno insopportabile da gestire a soli 17 anni. Il biglietto l’ha trovato mia madre,rientrando a casa. Incredibile a dirsi, la prima persona che ha chiamato non sono stata io ma mio padre. Io ho saputo dopo. Ero andata a Catania per un convegno per avvocati penalisti.Sarei dovuta rientrare l’indomani e pranzare con mia madre e mia figlia.
Avremmo dovuto festeggiare il compleanno di mio padre da lì a pochi giorni e avevamo deciso di fargli una sorpresa. Dovevamo organizzare un weekend fuori nel paese in cui viveva e mia figlia avrebbe dovuto prenotare su booking tutto. Dagli orari di arrivo e rientro, all’Hotel, al percorso turistico da fare, al ristorante in cui festeggiare il compleanno. A Catania tra una pausa fugace e l’altra ero riuscita a comprare una bella camicia per mio padre. Mia madre avrebbe preso un libro. Lei era una scrittrice per cui non concepiva altri regali possibili.
Maelle al nonno voleva fare il suo regalo, disse.C’è stato solo un biglietto con parole terrificanti. Un correre da Catania come una scheggia impazzita. Mia figlia è morta suicida a 17 anni in un folle volo dal balcone di casa di mia madre.
Forse poteva salvarsi. Forse restare per sempre su una sedia a rotelle.So solo che Maelle ha deciso di morire per mancanza di amore e verità. Ho dovuto farlo sapere al padre. Non so spiegare cosa sia stato pronunciare a Fabio dopo una infinità di anni in cui non gli rivolgevo la parola, quella frase:
“Maelle si è suicidata. Maelle non c’ è più. Non l’hai mai conosciuta e non la potrai mai più conoscere.”Mio padre mi diede il numero di Fabio. Erano sempre rimasti incontatto segretamente, in tutti quegli anni. Mio padre gli aveva raccontato molte cose su Maelle. Ad esempio che amava ascoltare la musica a tutto volume, fare sport, che aveva i capelli lunghi e neri come lui, il taglio dei miei occhi e il mio sorriso, le sue mani e una strana nostalgia che l’avvolgeva sempre.
Che era bravissima a scuola, non aveva alcun fidanzato e amava scrivere come la nonna.La polizia ha coperto il corpo di Maelle con un lenzuolo bianco.Mia madre ha asciugato con dei fazzoletti di lino il suo sangue schizzato via dalle vene, dai muscoli, dai suoi organi. Ha pensato a tutto lei. Piuttosto che organizzare un compleanno ci siamo ritrovati ad organizzare un funerale. Mia figlia era morta.Eravamo tutti colpevoli. Io, suo padre, mio padre, mia madre, i suoi amici, i suoi docenti, tutti. Nessuno ha capito, nessuno ha sentito il dolore atroce di Maelle. Nessuno era in casa quando hadeciso di buttarsi giù. Maelle è morta a soli 17 anni. La stessa età
in cui io l’ho concepita.
Al funerale mio padre ha indossato la camicia che io gli avevo acquistato a Catania per il suo compleanno. Ho rivisto Fabio dopo 18 anni. Mia madre ha conservato i fazzoletti di lino e il biglietto scritto da mia figlia. Al funerale Maelle per la prima volta ha avuto una famiglia. I nonni e i genitori. Insieme.
Non bisognerebbe andarsene via per avere quello che si desidera.
Non bisognerebbe morire per avere amore e verità.
Non si dovrebbe morire per far capire agli altri come si possa essere persone che, pur tra mille errori, fragilità, imperfezioni e traumi,possano amare, dire la verità, fare i genitori, i nonni ed essere una famiglia.
Maelle significa principessa. Mia figlia adesso ha una sepoltura da principessa e una famiglia disperata e distrutta che l’ama ma non potrà più dirglielo guardandola nei suoi profondi occhi neri.
Bia Cusumano