Avere 20 anni: storie, desideri ed aspettative dei giovani castelvetranesi
Immaginate di essere un ragazzo (o una ragazza) poco più che ventenne. Avete speso gli ultimi anni della vostra vita studiando all'università e facendo in modo di laurearvi, magari anche fuori sede. Avete tenuto la testa china su libri grandi e pesanti come mattoni, avete sofferto la mancanza di amici, fidanzati, familiari e persino dei vostri animali domestici. Avete sudato freddo e convissuto con il panico di non riuscire a portare a casa un buon risultato ad un esame o magari avete anche pensato di mollare tutto e darvi per dispersi al largo di un'isola sperduta.
Poi, dopo tanti sacrifici, l'agognato momento: tra le mani potete adesso stringere la vostra pergamena che vi dichiara ''dottori''.Siete felici e non vedete l'ora di rendere giustizia a quel “pezzo di carta” cercando un lavoro che coniughi le competenze acquisite con gli studi ed un minimo di soddisfazione personale. Vi guardate intorno, magari iniziate a lasciare in giro qualche curriculum vitae. Vi dimostrano un vago interesse, seguito dalla formula di rito “le faremo sapere” ed aspettate una chiamata che troppo spesso, non arriva più.
Potrebbe sembrare la trama di un film un po' nostalgico, magari in bianco e nero, con una regia indipendente e magari il sottofondo musicale di un gruppo sconosciuto alla stragrande maggioranza degli ascoltatori. Ed invece è una grande realtà, soprattutto a Castelvetrano. Piuttosto spesso, infatti, è facile vedere giovani ragazzi “a spasso”, in difficoltà a trovare anche solo un lavoretto che possa ripagare gli sforzi fatti e consentir loro di provvedere a piccole spese di routine come ricaricare il proprio credito telefonico, concedersi una pizza con gli amici, far benzina, comprare dei vestiti senza gravare ulteriormente sulle spalle dei genitori.
Nel tentativo di dar voce in capitolo ad alcuni miei coetanei, ne ho seguito personalmente le vicende e raccolto le testimonianze dirette. Il primo a raccontarsi è un ragazzo che chiameremo Marco. Ha 23 anni ed è da poco rientrato in Sicilia dopo aver conseguito la laurea in Filosofia presso l’università Alma Mater Studiorum a Bologna. <<Sono Marco e nonostante l’amore che provo per la mia terra e per la città che mi ha cresciuto, all’età di 18 anni ho deciso di trasferirmi da solo a Bologna, dove poi ho intrapreso gli studi di Filosofia.
Il mio, a differenza di altri miei amici, è stato un percorso di studi tranquillo e senza troppe pretese. Sono sempre riuscito a dare gli esami in tempo e laurearmi rientrando nel triennio di studi. I problemi però, sono iniziati quando ho intrapreso la ricerca di un lavoro. Ben consapevole delle difficoltà di trovare un posto con una laurea di stampo “classico”, non ho mai preteso di iniziare come ingegnere spaziale o tecnico della NASA. Cameriere, netturbino, aiuto cuoco, tuttofare, erano tutte opzioni accettabili per un neolaureato con molta esperienza di vita sui banchi e nessuna nel mondo del lavoro.
Di curriculum ne avrò mandati a migliaia ed altrettanti son sicuro che siano finiti nei cestini dei presunti datori di lavoro, ma ciò che più mi innervosisce non è questo, quanto più il fatto di trovare in giro tantissimi annunci “cerco commesso/ cercasi personale” e sentirsi dire che “non ce n’è una vera necessità” e che gli annunci vengono inseriti per far capire “chi si travagghia” anche se così non è. Al momento dunque, mi trovo disoccupato e, con amarezza, penso che farò ritorno a Bologna nella speranza di soddisfare i miei desideri>> Marika ha 25 anni e da quando ha terminato gli studi presso la facoltà di Scienze della Formazione Primaria, fatica a trovare il suo posto di lavoro. <<Dire che ho quasi perso le speranze è triste, ma è vero.
Ed anche se -- rispetto ai miei amici che non si sono mai spostati dalla Sicilia -- io ho avuto modo di lavorare anche all’estero e fare piccoli lavoretti in ristoranti, pub e negozietti locali ed ho acquisito una certa esperienza, resta comunque il problema del capire cosa più giusto sia per me e quale lavoro davvero faccia al mio caso. Stando al percorso universitario che ho seguito, tutti ripetono in coro “beh, la maestra o l’insegnante, che domande!” ma non è così che ahimè funziona.
La laurea ormai è un orpello. Senza esperienza oramai ti schifano anche nel più insulso negozietto gestito male e con una paga misera. E questa la trovo una cosa molto triste. Vivo in una città che potrebbe dare tantissimo ed in cui non mancano per certo le scuole o le occasioni per poter insegnare, ma nulla...tutto resta sospeso. Spero un giorno però la situazione possa cambiare e che Castelvetrano possa tornare ad essere un posto dove tornare ad investire per il proprio futuro>> Giulia non ha terminato gli studi, ma ha un piccolo lavoretto come commessa in un negozio di abbigliamento.
Nei suoi occhi c’è la gratitudine d’esser riuscita a trovare “qualcosa da fare” ma al tempo stesso una punta di delusione: << Ho sempre saputo che studiare non fosse la scelta migliore per me. La pressione per le sessioni d’esame mi rendeva tesa e così ho preferito darmi al lavoro. E per quanto grata sia, di quel che faccio – nonostante la stanchezza a volte la faccia da padrone e lo stipendio sia striminzito – ciò che mi rende triste è sapere di non essere sempre presa sul serio.
Sei giovane? Vuoi metterti in gioco e dimostrare di aver voglia di fare? “Ma piffauri, ancora n’ha mangiari pani!” ti rispondono, anche solo con gli occhi. Quello che penso? Servirebbe un po’ meno presunzione da parte dei datori di lavoro e un po’ più di apertura mentale. Del resto, siamo noi il futuro della società, no? Castelvetrano è la mia città. Ho i miei affetti, la mia famiglia e allontanarmi mi farebbe soffrire. Per questo spero che chi di competenza possa aprire gli occhi ed offrire un aiuto concreto a noi giovani.>> MARIA GIOVANNA ODDO