"Aranci di "nterra" a Selinunte: il Teatro a tutto tondo di Giacomo Bonagiuso
La scena è già aperta al tramonto selinuntino, con un filo di luna che sembra giocare a nascondino con le imponenti colonne del tempio di Era. Si comincia con danze che incrociano corpi e desideri. Lo spazio è minuscolo ma i gesti sono precisi, non si truzza nessuno. "Malamuri" di #OliviaSellerio avvolge la scena come miele dolceamaro.
E poi iniziano le storie, raccontate con parole dure come le rocche di Cusa, evocative e misteriose, antiche. Si spargono tra i templi diruti, riecheggiano dal "Fusu di la vecchia" che svetta proprio lì accanto, attraversano il Modione, si infrangono sull'altare del Santuario della Malophòros dove una voce di donna disperata partorisce il desiderio di un figlio.Nell'arco di un breve tempo infinito si susseguono nove storie, incarnate da sole tre protagoniste che sembrano mille, tante sono le sfumature di voce, gesti, persone e personaggi che conquistano la scena.
Con un unico comune denominatore: sono tutti "aranci di 'nterra", cose inutili che nessuno raccoglierà. Buone solo per marcire ed essere mangiate dalle lumache, quelle nere senza guscio.Cunti modernissimi, nutriti da radici millenarie, si dipanano tra le colonne del Tempio di Era. Si mischiano e si intrecciano, come i personaggi, rimanendo riconoscibili ad una ad uno. Un crescendo di sonorità sporche e dolenti, dolcissime, con inserti lirici e persino comici. Come quel miscuglio di identità, lingue, divinità, rituali, credenze, credi, culture che ci rende orgogliosamente siciliane e siciliani, dall'ossu pizziddu a la mirudda di lu ciriveddu.Bravissime le attrici Liliana Marciante, Giovanna Russo e Giovanna Scarcella.
Un plauso per le coreografie di Ciro Venosa, il CV Ballet e i costumi di Claudia Campo. Applausi meritati alla cantantessa Aurora Di Nino.Maniacale la regia di Giacomo Bonagiuso, che avrà portato tutte e tutti sull'orlo del baratro più profondo, per prendere insieme il più bel volo tra i tanti possibili.E insieme, mano nella mano, si inchinano infine davanti a noi, mentre una musica ruffiana e ritmata dà il via ad un applauso corale che ci rende tutti protagonisti.Ci passano davanti i ricordi di ieri, evocati da pescatori e gelatai, da ragazze provocanti o sdegnose, dal desiderio primitivo e fluente dei primi baci, dall'indimenticato profumo di giovinezza.Nel frattempo ci assale una sottile nostalgia di futuro, l'inquietante domani che ci vedrà pazze e smarrite o sagge e leggere.Torniamo a casa lentamente, gustandoci la notte che avanza e abbracciando forte la consapevolezza che, in fondo, siamo anche noi "aranci di 'nterra".Dobbiamo solo scegliere se marcire e basta o disfarci con allegria, mentre arricchiamo questa terra, la nostra terra, con una piccola, piccolissima, unica e irripetibile storia...Grazie Giacomo Bonagiuso.
Ci hai fatto un gran regalo!Antonella MarasciaLa scrittrice del fortunatissimo romanzo "Desiata" recensisce per noi il nuovo spettacolo di Giacomo Bonagiuso