“Andrà tutto bene”. La lettera di una docente che ha scelto di non scappare da Milano
In tempi di psicosi collettiva per fortuna esistono degli esempi virtuosi come la nostra lettrice che ci ha voluto offrire una preziosa testimonianza. Ve la proponiamo perché siamo convinti che l’esempio positivo possa e debba diventare contagioso. Sono Anna Ferro, docente di lingua spagnola presso l’ITT A. Gentileschi di Milano e domiciliata nello stesso comune. Bell’anno… di prova! Già, perché non solo per me, ma anche per molti dei miei colleghi questo sarebbe stato l’anno in cui, dopo i concorsi, le supplenze a tempo determinato e i sacrifici avremmo dovuto coronare il sogno del ruolo.
E invece, nel bel mezzo di questo percorso, mi ritrovo a reiventarmi, di fretta e furia, con una didattica a distanza per sopperire ad una scuola ormai chiusa da due settimane e a rassicurare i miei studenti che iniziano a chiedermi: “Prof, anche lei è tornata giù? Ci ha lasciato?”. Ma il mio ruolo rassicurante non finisce di certo qui, perché se metà giornata la trascorro davanti al pc cercando di motivare ed inventare attività usando le aule digitali, l’altra metà la trascorro al telefono cercando di rassicurare la mia famiglia e gli amici che vivono a Castelvetrano.
E non è semplice. Non sono momenti facili quelli che stiamo vivendo qui a Milano, soprattutto da quando ieri anche noi siamo stati dichiarati “zona rossa”. La sensazione è quella di sentirsi in una grande gabbia e credetemi, non è affatto piacevole. Ma vi assicuro che è ancora più disdicevole il comportamento spregiudicato di molta gente che ieri sera si è riversata nelle stazioni e negli aeroporti per scappare da un ipotetico contagio da coronavirus. Persone che fino a poche ora prima probabilmente affollavano i navigli per l’aperitivo incuranti delle norme che il ministero predica da giorni.
Puro egoismo nonché segni tangibili di stupidità. E li biasimo, eccome se li biasimo! Avrei potuto anche io pensare a me stessa, fare una valigia di fretta e furia, prendere il primo volo utile da Linate e non l’ho fatto, sapete perché? Perché è un gesto privo di senso. Che senso ha scappare? Che senso ha correre il rischio di contagiarsi e di contagiare la propria famiglia, amici e conoscenti? Che senso ha mettersi in quarantena in Sicilia? Sono queste le domande che mi pongo da quando è scoppiato il primo caso di coronavirus qui in Lombardia e a queste domande segue sempre la stessa risposta: “Io non mi muovo da qui.
Resto a Milano con le dovute cautele e tutto andrà bene”. E come me, ci sono tanti castelvetranesi e siciliani che vivono e lavorano in Lombardia e, in generale, nel nord Italia a cui non è minimamente sfiorata l’idea di abbandonare quelle città che ci hanno regalato importanti opportunità lavorative. Forse molti nella mia stessa condizione, anche adesso, staranno pensando se la loro scelta di restare sia stata corretta. Forse, alcuni di loro, si staranno facendo persuadere dalle telefonate apprensive dei familiari giustamente allarmati.
Ma sappiate una cosa: se volete davvero bene alla vostra famiglia fate una scelta saggia: non andate giù. Al massimo, cogliete l’opportunità per farvi spedire un bel pacco! Uniti e consapevoli ce la faremo. E se approfittando di queste belle giornate di sole farete una passeggiata all’aria aperta (mantenendo le giuste distanze) soffermatevi brevemente a leggere i post-it che ultimamente pervadono le vie di Milano: “tutto andrà bene”. E io ne sono convinta. Anna Ferro