Al via la nuova rubrica “Agricoltura e non solo…” della nostra Elena Manzini
Con il boom dell'agricoltura rigenerativa, si va acuendo il problema pesticidi. I professionisti di questa tecnica affermano che un terreno sano alla fine porta a ridurre i prodotti chimici di sintesi, che hanno effetti dannosi. Le principali aziende alimentari gli agricoltori, sia i giganti convenzionali che quelli biologici, persino quelli chimici stanno pubblicizzando "l'agricoltura rigenerativa" come la soluzione globale per porre fine al cambiamento climatico. Gli scienziati ritengono che l’ “agricoltura rigenerativa” possa aiutare a trasferire enormi quantità di carbonio dall'atmosfera al suolo, una sorta di sconvolgimento significativo dei metodi agricoli tradizionali.
L'agricoltura rigenerativa sta vivendo un momento perché gli scienziati ritengono che possa aiutare a trasferire enormi quantità di carbonio dall'atmosfera al suolo. Con l'aumentare della pressione per far fronte alla crisi climatica, l'agricoltura rigenerativa può rivelarsi uno sconvolgimento significativo dei metodi agricoli tradizionali. Essa comporta una minore lavorazione del suolo, pascoli gestiti: una base di partenza per un sistema agricolo più sostenibile che va oltre la salute del suolo.
E si va aprendo un dibattito sull’uso dei pesticidi. Mentre gli agricoltori convenzionali tendono a fare molto affidamento sugli erbicidi per gestire le erbe infestanti, gli agricoltori rigenerativi biologici fanno affidamento su un'intera gamma di altri strumenti, meno chimici e ad alta intensità di manodopera. Il concetto di “agricoltura rigenerativa” si contrappone al modello distruttivo dell’agricoltura industriale, ripensa al modo di coltivare il cibo e sostiene l’ecosistema da cui dipendiamo.
L'agricoltura rigenerativa non è un nuovo concetto. Alcuni dei suoi componenti, come le colture di copertura e il compostaggio, fanno parte da generazioni di sistemi di agricoltura biologica, biodinamica e altri sistemi sostenibili. Il termine stesso è stato coniato negli anni '80 dall'Istituto Rodale, un istituto di ricerca senza scopo di lucro, per descrivere un tipo di agricoltura biologica che non solo mantiene le risorse naturali, ma le migliora. “Agricoltura rigenerativa” e “agricoltura biologica”, non sono due facce della stessa medaglia bensì applicano due concetti differenti: la prima utilizza la capacità delle piante di assorbire carbonio attraverso la fotosintesi e lo trasmette ai microbi del suolo in cambio di sostanze nutritive.
La seconda, si concentra sulla salute del suolo basandosi molto sulla lavorazione del terreno per gestire le erbe infestanti. Molti ricercatori ora sostengono che l’eccessiva lavorazione del terreno abbia un impatto negativo sul suolo e rilasci carbonio nell’atmosfera.
Questo nuovo modo di coltivare ha iniziato ad attirare gli agricoltori perché ha permesso loro di aumentare i profitti riducendo i costi di carburante, fertilizzanti e pesticidi. Il suolo sano ha anche una migliore capacità di trattenere l'acqua, rendendolo più resistente alla siccità ed alle inondazioni. La coltivazione di una gamma più diversificata di colture attira una gamma diversa di insetti e il primo è collegato a popolazioni di parassiti significativamente ridotte. Quando gli agricoltori piantano colture di copertura e allevano bestiame che, quindi, pascola su tale suolo, le erbe infestanti diventano un’opportunità anziché un ostacolo.
Il suolo ha una comunità vivente di microbi e funghi e altri sistemi viventi complessi. E poiché i pesticidi sono progettati per uccidere, ovvio che danneggino gli organismi del suolo. È probabile che interrompendo la vita microbica del suolo, i pesticidi interrompano il processo di sequestro del carbonio stesso. Ora le grandi aziende agrochimiche stanno cercando di cooptare il concetto di agricoltura rigenerativa. Ad esempio, Bayer (che ora possiede la Monsanto) parla di come "rafforzare in modo sostenibile la salute del suolo" sul suo sito Web e Syngenta descrive "investire nella salute del suolo" come uno dei suoi impegni aziendali.
In sostanza usano il medesimo linguaggio per continuare una forma di agricoltura ad alta intensità di risorse, energia e gas ad effetto serra. Dal canto suo la Bayer è intervenuta, tramite la portavoce Charla Lord, asserendo che piantare semi geneticamente modificati consente agli agricoltori di utilizzare pratiche di lavorazione del terreno ridotte, il che ha portato ad una sostanziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica con giovamento anche per il suolo. Elena Manzini