Un sacerdote bacchetta i vertici dell’Ars

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
14 Febbraio 2018 10:29
Un sacerdote bacchetta i vertici dell’Ars

Tempi sempre più cupi all'Ars. Tempi in cui ci si preoccupa più degli stipendi dei dipendenti che delle fasce più deboli della popolazione, nonostante il clima elettorale che invita all'uso dei soliti verbi: "faremo, difenderemo, daremo, creeremo". Ma c'è qualcuno che ha invece ricordato ai "privilegiati dell'Ars" che è necessario occuparsi prima delle fasce deboli, che devono essere trovate le risorse finanziarie per i poveri. Un sacerdote, Don Cosimo Scordato, che si è "messo di traverso", che a differenza di tanti politicanti ha saputo "cantargliele e suonargliele".

Potevano non irritarsi personaggi come Gianfranco Miccichè e Fabrizio Scimè? E i sindacati? Beh come sempre si sono barcamenati. Le parole scritte in una lettera da parte di tale Fabrizio Scimè sono di una sfacciataggine inaudita, dovrebbe solo pensare a flagellarsi da solo. Qualche frase che riporto tanto per far comprendere il personaggio e come Don Scordato abbia toccato un filo scoperto: "Non capisco come lei pensi di poter intervenire – scrive Scimé - sul merito di una materia estremamente tecnica e complessa come quella del rapporto di lavoro di una categoria di dipendenti pubblici.

Devo confessarle, e non in segreto che sono rimasto sconcertato. Addirittura lei pensa, a quanto leggo, di convocare una pubblica adunanza in cui esaminare i contenuti del nostro contratto di lavoro e proporre modifiche. Capisco che la questione è oggetto di pubblica discussione e di dibattito politico, però a ciascuno il suo mestiere, e quello, noioso, della disciplina dei contratti di lavoro, con i possibili strascichi giudiziari, spetta agli uffici legali".  La parte "migliore" è "a ciascuno il suo mestiere", ma in concreto che fa questo tal signor Scimè? Sino ad ora, dopo tante belle parole, della serie "diventerà bellissima" (appunto diventerà), nulla di concreto si è visto, i problemi sono gli stessi se non andati peggiorando.

E i sindacati che faranno? Dovranno pronunciarsi in merito al ripristino dei tagli e dei tetti (tralasciando indennità di compensazione, produttività e quelle di importo fisso e variabile) per il triennio 2018/2020 , per un totale di 250 mila euro lordi annui da spalmare a tutti i 177 dipendenti dell’Ars. Non sarà calcolata, invece, l’indennità di contingenza. L’accordo triennale scaduto a fine 2017 stabiliva la soglia massima di 240 mila euro lordi per i dirigenti; 204 mila euro per gli stenografi, 193 mila euro per i segretari parlamentari; 148 mila euro per i coadiutori; 133.200 euro per i tecnici e 122.500 euro per gli assistenti parlamentari.

204 mila euro a degli stenografi!!!!! Nel 2018, ancora di stenografia si parla in Regione? Speriamo sia solo uno scherzo mal riuscito di Carnevale (visto che a Palermo a differenza di Castelvetrano si festeggia). C'è gente che dorme in auto, sbarca il lunario andando a frugare nei bidoni della spazzatura e dei "petomani vocianti" che si portano a casa in un anno almeno 122mila euro?  Ma siamo sicuri "diventerà più bella". Ma, c'è sempre un ma a quanto pare nelle giunte regionali siciliane e quest'ultima non è estranea.

Da una parte Scimè e Miccichè e dall'altra parte il Presidente della Regione, Nello Musumeci, che anziché dar corda alle frasi deliranti dei "compagni di coalizione", ha incontrato l'arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice. Musumeci, più lungimirante e diplomatico, comprendendo l'importanza che ricopre il clero, si è detto concorde che è necessario "cominciare dagli ultimi, dalle periferie, dando la priorità, all’utilizzo di tutte quelle risorse, inspiegabilmente non spese". Qui qualcosa non torna.

Non torna di certo la coesione tra i vari membri al "comando" dell'Ars. Non torna che un Presidente si schieri quindi contro due "compagni di coalizione". Non torna che si voglia mettere a tacere un sacerdote che ha fatto il suo dovere richiamando i politici, ops meglio politicanti, al loro dovere. Elena Manzini

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