“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del quartiere Cappuccini

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
28 Giugno 2020 10:24
“Trapani Urbs Invictissima”: alla scoperta del quartiere Cappuccini

Settima puntata della rubrica storica che approfondirà le origini dei quartieri trapanesi: un ritorno al passato per conoscere meglio la storia della città dei due mari e delle strade che quasi ogni giorno percorriamo. Gli antichi quartieri della città di Trapani sono caratteristici non solo per la storia che possiedono ma anche, e soprattutto, per le bellezze panoramiche che regalano.

Il quartiere che, forse, più rappresenta quest’idea è il Rione Cappuccini che comprende le cosiddette “Baracche” – che si trovano attorno al porto peschereccio, sorte dopo le concessioni demaniali in favore dei commercianti che si dedicavano alla salagione del pesce – e il rione San Francesco. Il quartiere si estende, inoltre, dalla seicentesca Torre Ligny – eretta a difesa della città dalle incursioni dei corsari barbareschi – a via Serisso – denominata “strada delli putielli” –.  La zona è arricchita dalla presenza della “Casa del mutilato” e del “Palazzo dell’Ammiragliato”, costruiti e inaugurati entrambi durante il ventennio fascista. Le arterie principali del quartiere sono Via Carolina, che dal mare termina a Piazza Generale Scio, e il Viale Duca D’Aosta, che da Piazza Generale Scio porta nel Viale Regina Elena. Il quartiere venne chiamato “Cappuccini” a ricordo dei padri francescani che arrivano a Trapani all’inizio del XVII secolo e che si stabilirono fuori le mura, nei pressi dell’attuale cimitero. Poco dopo, si trasferirono in quella che oggi è Piazza Generale Scio e costruirono il convento dell’Epifania, costituito da un orto e da una piscina per l’allevamento del pesce.

La costruzione del Convento, successivamente soppresso dalle leggi eversive, fu accompagnata da quella della Chiesa dell’Epifania, erroneamente chiamata di Santa Lucia perché nel 1945 vi fu posizionata la statua della Santa dopo la chiusura della chiesa omonima di via Sant’Anna. La statua, creata da Giuseppe Tartaglia, fu poi spostata nella chiesa di San Francesco D’Assisi con l’intento di salvaguardarla, quello che non è successo alla Chiesa dell’Epifania che oggi risulta chiusa e presa di mira da molti vandali. Nel rione troviamo anche la Via Corallai, dedicata ai pescatori di corallo che un tempo l’abitavano.

I “corallari” crearono anche la Corporazione dei “Pescatori della marina piccola del palazzo” e si incontravano nella già citata Chiesa di Santa Lucia per organizzarsi e trattare dei loro problemi. Del quartiere fa parte anche il tratto terminale di Via Nunzio Nasi – volgarmente chiamato “Pirinu” per un commerciante che aveva una piccola bottega proprio in quella zona – e la via Giuseppe Barlotta, vescovo di Teletta e principe di San Giuseppe. Fra via Tartaglia e via Barlotta si trova la chiesa di San Francesco d’Assisi.

L’antica chiesa, insieme al convento dell’Ordine dei frati minori conventuali, fu fondata sull’isoletta delle Vergini – posta fuori dalla città e vicino al consolato degli Alessandrini – nel 1272 per opera del frate francescano Angelo da Rieti. Aperta al culto il 25 marzo del 1272, venne poi riedificata nel 1638 e consacrata nel 1646 dal cardinale Giovanni Domenico Spinola. La Chiesa è famosa soprattutto per la presenza della cupola – affiancata da due cupolini destinati alle campane dell’orologio e alle campane della chiesa – che può essere ammirata dal porto e dalle mura di Tramontana. A risultare meraviglioso è soprattutto l’accostamento della cupola, da poco ristrutturata, con le vecchie case del centro storico. L’unione tra il vecchio e il nuovo è una delle caratteristiche principali del quartiere, che potrebbe essere definito il fiore all’occhiello di Trapani. Purtroppo, però, risulta essere molto spesso vittima del degrado che regolarmente viene denunciato dagli abitanti della zona.

E la sensazione di abbandono è capace di riportarci dalla magia che si vive in quei luoghi alla realtà. Quella nuda e cruda, dove non viene dato il giusto valore alle cose. Quella realtà dove i panorami magici diventano così magici da scomparire, perché nessuno li guarda e li cura più.

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