Storia del certificato antimafia: per l’economia sana e’ un incubo!

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
30 Settembre 2018 10:39
Storia del certificato antimafia: per l’economia sana e’ un incubo!

Uno dei settori trainanti della nostra economia è senza dubbio quello agricolo. Nonostante i nostri governanti, negli anni, abbiano stretto accordi scellerati per l'importazione di merci straniere a danno dell'ottimo prodotto italiano, il settore regge, meglio di tanti altri. Ma il bastone tra le ruote in un modo o nell'altro ci deve essere. Dopo un anno il settore primario si ritrova ad avere a che fare con l'incubo del certificato Antimafia. Certificato che dal 1 gennaio prossimo, tutte le aziende che ricevono aiuti Pac oltre i 5 mila euro dovranno presentare.

Ovviamente Certificato (per ogni singolo pagamento relativo ad una domanda di aiuto pac) che dovrà essere rilasciato dalle Prefetture che, già funzionano poco e male, figuriamoci obbligate a dover evadere richieste comprese tra le 400 e 500 mila.  Un modo come un altro per creare un intasamento dannoso per chi fa un'economia sana favorevole a chi agisce contro legge. Ingorgo che tra l'altro potrà portare parecchie aziende sull'orlo del fallimento, venendosi a creare il blocco dei pagamenti.

Non sono contro il Certificato Antimafia (anche se ci sono molti modi per individuare aziende in odore di mafia), ma penso che prima vi debba essere una vera informatizzazione dei Ministeri, in particolar modo quello del Ministero per l'Interno, per facilitare l’acquisizione della documentazione antimafia da Agea. Il Governo ha sbandierato il "Decreto Milleproroghe" ma pare essersi (tra le tante) dimenticato di inserire tra gli emendamenti, uno che andasse a difesa o supporto delle aziende agricole, soprattutto di piccole dimensioni (basti pensare che 5 mila euro di aiuti Pac sono bazzecole ma che aiutano un pochino) che stanno alla base del tessuto economico del settore primario.

  Elena Manzini

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