Selinunte e i Santuari panellenici

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
02 Settembre 2018 11:00
Selinunte e i Santuari panellenici

Pausania, nella Periegesi della Grecia (VI, 19, 10), scrive: «La città di Selinunte in Sicilia fu distrutta in guerra dai Cartaginesi; ma, prima che toccasse loro questa sventura, i Selinuntini avevano eretto un thesauros in onore di Zeus in Olimpia. In questo vi è una statua di Dioniso con il volto, i piedi e le mani in avorio». I thesauroi sono edifici votivi destinati a ospitare offerte preziose; quelli di Olimpia sono di ordine dorico, orientati verso Sud e disposti in fila l’uno accanto all’altro.

Si tratta di piccoli edifici del sesto e quinto secolo a. C., allineati su una sola fila, a forma di tempio in antis (ovvero tempio delimitato dai prolungamenti delle pareti laterali e da due colonne sulla fronte). Da est a ovest, il secondo è quello di Mégara, il quarto di Selinunte. Pausania cita dieci thesauroi (probabilmente da ovest verso est): il settimo era quello di Selinunte, il nono quello di Mégara Nisea. In effetti gli archeologi hanno, però, individuato ad Olimpia dodici edifici e quindi l’identificazione si è dovuta basare su altri elementi.

Il thesauros di Selinunte fu edificato nell’ultimo quarto del sesto secolo; aveva sul prospetto due colonne fra i pilastri; nella sua cella è stata rinvenuta una grande piattaforma per statue, cosa che corrisponde alla testimonianza di Pausania. I thesauroi, elevati in onore di Zeus dalle città-stato, recavano sull’architrave soltanto il nome del popolo che li aveva edificati ed avevano la fronte rivolta a sud verso l’Altis. Le fondazioni di tali tempietti si successero in ordine cronologico da est verso ovest, in ordine cronologico; il secondo fu quello di Mégara (530 ca.

a.C.), il quarto di Selinunte (fine VI sec. a.C.); essi sono stati denominati oggi rispettivamente XI e IX, in base alla posizione  da sinistra verso destra. Il thesauros dei Selinuntini – nono della serie, ma quarto per fondazione – è un tempietto (della fine del VI secolo) in antis  di m 6,71 per 11,80 di profondità, protetto  da un muro esterno dalle frane del Kronion. I resti della cella sono ben conservati, con una grande base quadrangolare per una statua.

Lo stile del thesauros selinuntino era nell’insieme semplice ed arcaico, con mutuli senza guttae e con le estremità dei triglifi alquanto piatte; il frontone era senza decorazione. In questo thesauros erano conservati due documenti notevoli della storia siceliota: un’iscrizione inintelligibile relativa a Zankle e un decreto di Selinunte o forse di Mégara Hyblaea relativo ad alcuni esuli megaresi rifugiati in Selinunte. A Delfi, santuario dedicato ad Apollo, sul lato nord della Via sacra, vi sono i resti di un thesauros anonimo con basamento, dove sono stati trovati  incisi decreti in onore di Megaresi; esso viene  attribuito pertanto a Mégara, madrepatria di Selinunte, ma forse era comune per tutti i Megaresi, quindi anche per i Selinuntini.

Ricordiamo che una delle piccole metope del Tempio Y di Selinunte raffigura la Triade delfica: Leto, Apollo e Artemide.  Plutarco, inoltre, ne Gli  oracoli della pizia, XII, scrive che un sélinon d’oro (come stemma della città) fu offerto al dio  dai Selinuntini nel santuario di Apollo a Delfi. [Estratto da: Giuseppe L. Bonanno (a cura di), SelinunteSelinoûs, La Medusa, Marsala 2018].    

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