Pescatori detenuti a Bengasi, “saranno giudicati dalla Procura militare. Difficile soluzione in pochi giorni”

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
06 Ottobre 2020 13:46
Pescatori detenuti a Bengasi, “saranno giudicati dalla Procura militare. Difficile soluzione in pochi giorni”

“I pescatori italiani saranno sottoposti a un procedimento da parte della Procura generale competente e saranno giudicati secondo la legge dello Stato libico”. Lo ha detto il generale Khaled al-Mahjoub, portavoce dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico guidato da Khalifa Haftar in un’intervista esclusiva rilasciata a “Quarta Repubblica”, il programma di approfondimento politico ed economico condotto da Nicola Porro in onda ieri sera su Retequattro. In studio vi era anche la moglie (vedi foto copertina con un immagine di tre marittimi nel porto di Bengasi) di uno dei 18 pescatori detenuti da più di 30 giorni nel carcere di El Kuefia, a 15 km sud-est di Bengasi; i pescherecci, "Antartide" e "Medinea", sequestrati nella serata del primo settembre a 35 miglia dalla Libia, sono ormeggiati nel porto della stessa capitale cirenaica Il portavoce dell’LNA ha annunciato che “sarà la Procura Militare a occuparsene perchè il reato è stato commesso durante uno stato di emergenza”.

Rispondendo alla domanda sulle condizioni degli 8 pescatori italiani e di altri 10 di diverse nazionalità sequestrati ormai da trentaquattro giorni, ha dichiarato: “le loro condizioni di salute sono ottime, sono in carcere a Bengasi ed è noto che noi abbiamo cura dei nostri detenuti. Hanno buon cibo, li trattiamo nel rispetto dei diritti umani. Mi risulta che abbiano avuto modo di avere dei contatti con i loro familiari. Certo, sono sotto indagine, ma non gli succederà niente al di fuori di quanto prevedono le procedure di legge.

Voglio chiarire che noi non arrestiamo nessuno se non viene violata la legge e i marinai italiani hanno violato le acque territoriali ed economiche della Libia. La verità che il popolo italiano dovrebbe conoscere è, che questa non è la prima volta, ci sono state numerose precedenti violazioni. Continue”. Proseguendo, il il generale Khaled al-Mahjoub ha aggiunto: “I marinai italiani sono stati sottoposti a normali procedure di legge, nei loro confronti non c'è stata e non c'è nessuna persecuzione.

Non siamo una milizia, noi siamo un’autorità e un esercito e li abbiamo consegnati alla Procura generale, competente per questo tipo di reato. E’ stata aperta un’indagine di polizia seguendo le procedure legali al fine di salvaguardare i loro diritti. Sarà dato un incarico a un avvocato per la loro difesa, questo nel caso in cui non ne verrà nominato uno da parte del loro Stato”. Ha aggiunto: “Riguardo alla droga, sono stati sequestrati dei materiali che dovranno essere analizzati dalle autorità competenti.

Spetta agli inquirenti verificarlo e prendere provvedimenti. I pescatori italiani saranno sottoposti a un procedimento da parte della Procura generale competente e saranno giudicati secondo la legge dello Stato libico”. Poco dopo, via messaggio, Al-Mahjoub invia una precisazione alla giornalista nel quale ha scritto: “sarà la Procura Militare a occuparsene perchè il reato è stato commesso durante uno stato di emergenza”. Rispetto all’indiscrezione nella quale il generale Haftar avrebbe richiesto in cambio, per la liberazione dei pescatori italiani, uno scambio con quattro libici condannati in Italia, il portavoce ha risposto: “Non esiste nessuna dichiarazione ufficiale in tal senso, però possono esistere degli accordi riguardanti lo scambio tra detenuti o tra persone condannate.

Se poi in futuro verrà preso un provvedimento di rilascio in tal senso, questo non significa necessariamente che faccia parte di trattative diverse”. Infine, in merito alla presunta trattativa tra Italia e l’autoproclamato Stato libico per il rilascio dei pescatori italiani, Al-Mahjoub ha precisato: “Sono in corso certamente dei contatti. Il Governo italiano ha contattato il nostro comando generale, sicuramente abbiamo discusso della questione. Ci sono delle procedure che devono fare il loro corso.

Si tratta di questioni legali, quindi è difficile che si risolva in pochi giorni. Pensiamo che la questione andrà avanti, c'è un percorso di giustizia da seguire”. Nel frattempo a Mazara del Vallo si vivono giorni di grande preoccupazione fra i familiari dei 18 pescatori sequestrati. Da alcuni giorni madri, padri, mogli, figli, che non hanno notizie dei marittimi dalla loro partenza, occupano pacificamente l’aula consiliare “31 marzo 1946”; non sono mancati i momenti di tensione quando sabato scorso hanno bloccato le strade limitrofe al Palazzo comunale.

Adesso si pensa ad una grande manifestazione organizzata che possa coinvolgere l’intera cittadinanza con un ulteriore appello al Governo italiano per una più rapida soluzione della vicenda. Francesco Mezzapelle

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