L’organo, il più grande strumento musicale: storia della presenza nelle chiese castelvetranesi

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
04 Aprile 2018 08:00
L’organo,  il più grande strumento musicale:  storia della presenza nelle chiese castelvetranesi

L’organo è il più grande strumento musicale ad aria per dimensioni e per varietà di suoni prodotti; la sua storia, stupenda e ricca di fascino, appartiene ad un’epoca lontana.  Le sue  parti essenziali sono: le canne, la tastiera e la pedaliera. Le canne metalliche verticali sono accoppiate a gruppi di 3 o 4 per tasto, il loro numero può variare da 200 a più di 30.000. Ne esistono di due tipi fondamentali: quelle a flauto (senza lamelle) e quelle ad ancia (con lamelle flessibili di metallo o legno); nelle prime con le variazioni dei registri si ottengono tutti i suoni degli strumenti ad arco, nelle seconde di quelli a fiato.

La consolle  o console è quella parte dell’organo che contiene le tastiere, i registri, la pedaliera e tutti i comandi necessari per il funzionamento dello strumento.  Il suono è prodotto dalla variazione di pressione della colonna d’aria compresa nelle canne. Il primo organo, di cui esiste la descrizione, risale al 250 a.c. ed era ad acqua; in seguito il sistema idrico fu sostituito da un mantice. Alcune sporadiche notizie (negli scritti di Giustiliano l’apostata e di Sant’Agostino) ne attestano l’esistenza nel IV e V secolo.

Detto strumento entra nella vita privata dei principi, nelle chiese e nei monasteri dopo l’anno 757, ossia dopo che l’imperatore d’Oriente Costantino V (detto Copronimo) 718 - 775, ne mandò in dono un esemplare, da  Bisanzio, al re dei franchi Pipino il Breve. Nell’anno 826, la corte carolingia impartì l‘ordine di costruire il primo organo europeo al prete Giorgio di Venezia, che aveva imparato l’arte di costruirli. Questo periodo storico è importante anche per la fusione avvenuta fra il canto gallico e quello romano dalla quale sorse il canto gregoriano.

Intorno all’anno mille, l’organo ed i cori entrano a far parte delle celebrazioni liturgiche. Il centro dell’artigianato organistico fu in un primo tempo Bisanzio; in Spagna i primi organi apparvero nel V secolo, in Inghilterra nel VI secolo ed in Italia nel XIV secolo. Dal XV secolo in poi le innovazioni e le variazioni apportate furono continue. Il declino dell’organo, incomincia nella seconda metà del ’800, fino ai primi del ‘900. La trasmissione meccanica venne sostituita da quella pneumatica  e poi da quella elettrica; le nobili leghe metalliche di stagno e piombo, furono sostituite dallo zinco, I maggiori compositori, come Haydn e Mozart, incominciano a scrivere musiche per orchestra.

Sorpassata la concezione della musica come aggancio con realtà ultraterrene, gli organari, per adeguarsi ai tempi, inseriscono nei loro organi, registri nuovi come il Corno inglese, il Flauto trasversiere, i Corni da caccia, il Clarone, la Viola, l’Ottavino, l’Oboe, ecc. Con una gran varietà di registri l’organo si trasformava in una vera e propria orchestra. Famoso è il grande organo del XVIII sec. nella Grote kerk di Haarlem adoperato, secondo la tradizione da Haendel e Mozart, ma l’organo di Passau a Venezia è considerato il più grande strumento del mondo all’interno di un luogo di culto.

Anche a Castelvetrano l’organo, collocato nelle chiese principali, nel passato ha vissuto un grande splendore; oggi  sta soffrendo il dimenticatoio sotto l’incalzare frenetico della fredda musica degli organi elettronici. Dei numerosi storici contemporanei, che in questi ultimi anni, lavorando alacremente, hanno stampato molti libri con la storia ricostruita  della nostra città,  nessuno si è cimentato alla ricerca storica di questi strumenti, che attendono con pazienza un sicuro riconoscimento del loro ruolo nella musica e nella liturgia della Chiesa. Nella Chiesa Madre abbiamo un organo databile inizi 1700, di notevole bellezza, ma anche di ottima fattura.

Posto sotto l’ultima arcata della navata alla sinistra dell’altare maggiore, è fermo da molti decenni e nessuno si cura di restaurarlo. Ricordo che intorno agli anni ’50 era azionato da un mantice che noi ragazzi dovevamo azionare con una corda mentre l’organista suonava. Scoprire il valore dei nostri tesori, dopo che è successo un fatto doloso, è una caratteristica tutta castelvetranese: vedi l’Efebo e la tela del Pardo. I nostri storici del passato, come il Noto e il Ferrigno, nei loto scritti hanno fatto un grande elogio di detto organo; Nel gennaio del 1986 il maestro Luigi Celeghin, del conservatorio S.Cecilia di Roma, ha espresso un giudizio molto positivo su detto organo.

Questo gioiello dell’antichità ha bisogno di restauri urgenti, anche per evitare che i legni scolpiti ed intagliati, come pure la cassa di risonanza, pure in legno, si deteriorino irrimediabilmente. Questo lavoro potrebbe eseguirlo anche un nostro artigiano restauratore con poca spesa. Ma le canne e tutto il macchinario hanno bisogno di personale molto specializzato, Altri organi si trovano nella chiesa di San Giovanni Battista, in quella di San Francesco di Paola, in quella di San Domenico, Addolorata, Cappuccini.

Tutte la chiese principali avevano un organo, che la civiltà moderna non sa riconoscerne il valore. Quello della chiesa di San Giovanni, collocato sulla porta maggiore,   sicuramente risale ad una data posteriore al 1898, poiché il  05/07/1898 un incendio doloso distrusse l’organo preesistente e alcuni affreschi della navata. Nella chiesa di San Domenico ne esiste uno molto antico, sorretto da mensole con teste di angeli indorate, con una magnifica fattura esterna. Ma all’interno mancano le canne, di registri e di mantice.

Il tutto era stato portato via per creare un vano da adibire ad aula scolastica. Un atto di vandalismo da parte del Comune. Vi si accedeva da un corridoio dell’ex convento, ma anche questa apertura è stata chiusa per cui è rimasto sospeso senza possibilità di potervi accedere. Con la ristrutturazione del monastero, adibito ad istituto scolastico, anche lo spazio dove esisteva la scala per salire nel vano per l’organo, è stato incorporato; pertanto non è più possibile salirvi per suonarlo o solo per guardarlo.

In questi ultimi anni tanti edifici monumenti e chiese di interesse storico e architettonico si vanno sgretolando, consumati dal tempo e dall’incuria. Speriamo che tutto cambi e arrivi anche il turno del restauro di questi tesori dell’antichità. VITO MARINO  

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