L’Elzeviro di Bonagiuso : La posta del cuore

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
26 Luglio 2020 08:42
L’Elzeviro di Bonagiuso : La posta del cuore

Mi stavo chiedendo, cari lettori - perché i lettori, si sa, sono sempre cari - se esista ancora la Posta del Cuore. Era una di quelle rubriche nelle quali prima gli esperti, poi i sessuologi ed infine gli psicologi, si sono cimentati nella cura dei cuori infranti, sanguinanti, di chi, delusione alla mano, chiedeva un consiglio, una parola buona, una strategia finanche.

 Chissà se sulla carta stampata - se ancora esiste la carta stampata in questo tempo virtuale dove tutto passa attraverso misteriosi server ad Haiti o chissà su quale sperduta isola del Pacifico - esiste ancora questo rarissimo genere da rotocalco settimanale.

 Di solito la Posta del Cuore occupava una delle pagine finali dei rotocalchi, tra l’oroscopo e il cruciverba, prima del colophon. Lei o lui - gli esperti - erano sempre raffigurati in una gustosa cornice a cuoricino, e photoshoppati all’inverosimile (se non c’era photoshop c’erano le luci ovattate stile Barbara d’Urso). Rispondevano a lettere, gli esperti, di cui erano citate sempre due parti. Quella dei complimenti convenevoli per la rubrica e quella tematica in cui era esposto il problema, il quesito.

La parte convenevole era funzionale e rituale, accreditava al nuovo lettore l’autorità dell’esperto e introduceva la fondatezza della risposta, del consiglio. Poi era l’ora del probelma. “Mio marito”, ad esempio, “dopo tanti anni di matrimonio non prova più per me lo stesso interesse” (non si era ancora sdoganati linguisticamente, ai tempi del rotocalco, e parole come attrazione erano tabù per le persone comuni); “io provo ad attirare la sua attenzione, preparandogli dei manicaretti, ma lui ha la testa al pallone o alla birra con gli amici.

Che posso fare? Che mi consiglia?” L’esperto esordiva sempre con un rassicurante “Cara mia”, per poi circumnavigare i complimenti ricevuti, con un leggero ringraziamento, schermendosi, e infine affondare nella carne viva del problema: “se non bastano le cene romantiche, prova ad essere più piccante, più invitante, più attraente”, e giù una lunga serie di luoghi comuni che spaziavano dall’abbigliamento al profumo, fino alla prossemica, in un turbinio di ammiccamenti che avebbero, a detta del sessuologo o dello psicologo, rinfocolato la sopita passione.

Non mancava mai la citazione colta, per sancire un principio di autorità, e di solito venivano scomodati poeti ottocenteschi, o qualche Catullo ben censurato però.

 Importante, però, che l’amore venisse messo al centro del mondo. Un amore disegnato a matita, con contorni sfumati e un improbabile occasionalismo. Come se la passione fosse cosa di una sera, e che una vita potesse risolversi in una lettera.

 La Posta del Cuore era, tuttavia, una delle più appariscenti rubriche di un tempo. Quello che scorreva a fine Novecento, negli sgoccioli del 1995, 96, 97…, come un conto alla rovescia che precipitava nell’era del 2000.

 Ah, chissà come ci sembrava a tutti quanti questo Duemila, con la sua verginità storica, annunciata da un azzerarsi di tutte le faccende legate al vecchio secolo, quello che aveva esacerbato la bestia umana fino allo sterminio e che, dopo Guerre e Guerre mondiali, osava un anelito di pace.

 La Posta del Cuore era ancora l’emblema di quella ipocrisia piccola e innocua che poneva quesiti laddove quesiti non se ne possono porre. Lasciava sempre il dubbio, la Posta del Cuore, che le varie Giovanna, Eva, Luisella e Maria, che invocavano l’autorità dell’esperto, esistessero davvero o non fossero altro che fenotipi di una idea di relazione, che provava con garbo a scalfire l’idea della famigliola “Mulino Bianco” e introdurre elementi come la seduzione, l’eros, la gelosia, e l’impeto in un contesto che aveva, nel Dopoguerra, normalizzato la coppia come struttura sociale prima che ancora erotica.

 

Ah, che meraviglia la Posta del Cuore, con il cuoricino per cornice da cui occhieggiava l’effige rassicurante, ma provocatoria, dell’esperto. Oggi, c’è Maria De Filippi e un teatrino che scardina ogni pudore. Ci si vede per dare spettacolo di sè, e si recitano i sentimenti per fare audience. Tornasse la Posta del Cuore, giuro, gli scriverei una lettera, magari firmandomi Giacomino, per consentire alla sessuologa o all’esperto del caso di chiamarmi Carissimo e darmi tanti buoni consigli. Non certo consigli per gli acquisti. Giacomo Bonagiuso

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