L’elzeviro di Bonagiuso: Come faremo a Castelvetrano senza Don Meli?

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
05 Luglio 2020 08:34
L’elzeviro di Bonagiuso: Come faremo a Castelvetrano senza Don Meli?

Come faremo, a Castelvetrano, nella periferia del Regno, e nella periferia della periferia, senza Don Meli? Vorremmo chiarire, a qualche giorno, non troppi, dall’emozione fortissima della sua dipartita, che non sarà né facile né possibile. Mi chiedo come faremo senza il santo, senza il prete, senza la guida dei suoi meravigliosi amici del Colibrì, senza il Colibrì stesso; ma soprattutto come faremo senza la coscienza morale che Don Meli incarnava nei momenti più tesi e bui, per tutti, anche per i tiepidi, anche per coloro per cui il cristianesimo non è dire “sì e sì, no e no”, ma tergiversare, astenersi, oziare, rimbalzare, rimpallare.

Come faremo senza l’uomo che, in tempo di salvinismo sfrenato, e di catto-salvinismo, ha ricordato che il Rosario della profuga Maria non può essere verde, e che l’uomo del Vangelo – o Dio, fate voi –  è tutt’altro che un vincente, un macho-man, tutt’altro che un primo della classe, ma anzi, un esule, uno che nasce tra pastori, un rivoluzionario, un visionario, un sognatore. In epoca di razzismo, Don Meli tolse dal presepe il bambin Gesù; sulla mangiatoia mise il cartello “sono espatriato per la mia sicurezza”.

Gesti forti che chiamano gli uomini a tremare ancora, più delle frasi fatte e più del cattolicesimo di parata e di facciata, che tutto ammorbidisce. Don Meli ci ricordava spesso “il brutto carattere” del Capo della Chiesa, Cristo, pronto a parlare di “lite tra padri e figli”, di spada, di perle ai porci, di scelte radicali, ma soprattutto di amore sconfinato, di carità infinita, nell’ottica di una tesuvah, una conversione del cuore (magari non fatta a favore di comunicato stampa).

Come faremo dunque senza Don Meli, in una Città che già con Don Meli lo considerava un’eccezione, un’anarchia, una devianza? Don Meli, dopo Palermo, ha segnato un discrimine: è cristiano essere politici, e lo ripeteva spesso a chi lo accusava di fare politica. Aristotelico, in questo, o Tomista, fate voi, o semplicemente uomo di Chiesa. E Chiesa è Ecclesia, ed Ecclesia è Comunità e comunità è cosa politica, cioè che riguarda la città, che è di tutti ed è per questo può diventare il luogo di Dio, del suo insegnamento, o il luogo della dannazione e dell’ingiustizia.

Don Meli ricordava al cattolicesimo di provincia di non perdere la bussola e l’etica, così da non restare solo un sermone. Non stiamo neanche a contarlo il bene che Don Meli era per quella periferia, e dunque per tutta la periferia che il sud del mondo è, e preghiamo il cielo che il vescovo mandi un uomo in grado di raccogliere quel testimone. Ma quello che mancherà a questa Città è il Grillo Parlante, capace di recuperare attenzione al sottosuolo di un quartiere pervaso dall’amianto, e alla forza di un Cristo venuto per prostitute e per gli ultimi.

Io ricordo il sorriso di Don Meli, e la sua concretezza, la sua attenzione estrema per il dolore del mondo. Non cascherò nella trappola di parlar di me, per parlar di lui, sbandierando, dicendo, ricordando… In altra sede, forse, ma no. Oggi discutiamo di una mancanza. E le mancanze non si coprono. Si manifestano e si vivono. Ecco dunque chi mancherà a Castelvetrano. Don Baldassare Meli. E non sarà facile superare tutto, come sempre accade, dopo tre “padre ave e gloria”, dopo un ricordo commosso, un coccodrillo e un fiume di lacrime.

Quella mancanza che resterà, tutti noi avremo il compito morale di ribadirla, sempre, non solo per gli anniversari. Tutte le volte che il tema sarà scottante e divisivo, che sia Ospedale, che sia amianto, che sia Decreto Sicurezza, che sia prostituzione, che sia politica, noi dovremmo chiederci cosa avrebbe fatto, detto, proposto o semplicemente testimoniato Don Meli, per farci incazzare, per farci saltare dalla sedia comoda del non prendere posizione... Soltanto così non lo avremo perso, mentre da qualche parte – io ne sono certo – sta cercando di convincere il Padreterno a salvare un mondo, e una periferia, che trova il suo senso proprio nella redenzione.

Giacomo Bonagiuso

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