La “Selinunte” di Giovan Battista Ferrigno

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
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04 Settembre 2018 08:34
La “Selinunte” di Giovan Battista Ferrigno

  Giovan Battista Ferrigno, probabilmente il più profondo conoscitore della storia castelvetranese e selinuntina, è stato alquanto apprezzato per i suoi studi su Castelvetrano e, tuttavia, poco considerato – in quanto non accademico – per quelli su Selinunte. La quantità e la qualità dei suoi lavori e dei suoi interessi avrebbero meritato e meriterebbero ben altra considerazione, anche all’interno del circuito ufficiale degli studiosi, che potrebbero, tra l’altro, ricavare preziose informazioni dalla lettura delle sue opere, in specie sullo stato degli scavi all’epoca, rispetto anche ad una indubbia difficoltà odierna di comprendere cosa è stato scavato (o spostato) nella prima metà del XX secolo.

La Guida di Selinunte, pubblicata da Ferrigno nel 1933, è rimasta per anni un caposaldo della letteratura archeologica selinuntina, per la dovizia delle informazioni fornite e per l’amore per il sito che traspare dallo scritto. L’autore, nato nel 1862, aveva allora 71 anni e aveva già licenziato numerosi studi sul territorio; in particolare, la monografia su Castelvetrano (pubblicata a Palermo prima nel 1908, nel vol. II del Dizionario illustrato dei Comuni siciliani, a cura di F.

Nicotra, e poi come estratto a sé stante nel 1909) e la Guida di Castelvetrano nel 1912, nelle quali era dedicato spazio anche a Selinunte. Non si trattava dell’opera di un archeologo, ma di uno storico, il quale con grande perizia e modestia, aveva consultato tutte le fonti e raccolto tutte le informazioni che gli archeologi, operanti sul sito, avevano pubblicato o gli fornivano direttamente, anche per il suo incarico di Ispettore onorario ai Monumenti e Bibliografico. Sebastiano Elia ha scritto al riguardo:   Oggetto dei suoi studi archeologici fu principalmente Selinunte, che illustrò in una Guida (recensita favorevolmente da un Gabrici[1] e da un Salinas[2]) anche alla luce degli esiti dei più recenti scavi; propugnò che tornasse alla luce tutta la vasta zona archeologica e che si dovesse facilitare l’afflusso delle grandi correnti turistiche.

Egli sentiva un legame, non solo territoriale (quanto diversamente da noi, oggi!) fra l’antica città e la nostra, sì da appaiarne l’illustrazione storico-monumentale in più di un’opera.[3]   La Guida ebbe subito successo ed è rimasta, negli anni, notevole fonte di informazione per gli studiosi, nonché quasi oggetto di culto per i castelvetranesi. Poco noto è che l’autore, nonostante l’età, avesse in animo una riedizione, per la quale aveva raccolto ancora una miriade di informazioni: a volte scritte come annotazioni a margine di una copia della prima edizione; a volte in fogli manoscritti, incollati o inframezzati al testo, dattiloscritti.

Con scrupolo, aveva annotato informazioni di ogni tipo: notizie storiche, archeologiche, topografiche, cronachistiche. L’aggiungersi di altre decine di pubblicazioni da inserire in bibliografia indusse Ferrigno ad estrapolare l’ormai enorme apparato bibliografico dalla possibile nuova pubblicazione, per cui il progetto editoriale completo consisteva in una nuova edizione della Guida[4] e in un secondo volume che avrebbe dovuto aver titolo Letteratura e bibliografia di Selinunte.

Nel 1949, Ferrigno stendeva una breve premessa alla seconda edizione, considerando evidentemente completato il suo lavoro, mentre già predisponeva tutti gli appunti raccolti per la succitata seconda parte dell’opera da pubblicare successivamente. Si tenga conto che l’autore aveva, a quel punto, 87 anni. Possiamo immaginare che, come accade ancora oggi, non mancavano le difficoltà economiche per procedere alla pubblicazione e che fosse difficile trovare editori disponibili ad assumersene il rischio.

A conferma di ciò, anche le carte da noi ritrovate nell’Archivio storico comunale di Castelvetrano danno conto di tutti i problemi economici insorti allora anche per pubblicare la prima edizione. La pubblicazione, comunque, non si poté fare. Qualche anno addietro, gli scriventi hanno voluto “sostituirsi” al Ferrigno, ricostruendo il suo progetto e curando la pubblicazione di quella che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere la seconda edizione della Guida, che “fotografava” la situazione degli scavi e il grado di conoscenze raggiunte su Selinunte alla metà del secolo XX (precisamente all’anno 1949, data vergata dall’Autore negli appunti relativi all’opera), nell’intento di fornire agli studiosi e ai lettori in genere notizie circostanziate su una realtà archeologica ancora oggi oggetto di importanti campagne di scavi.

La seconda edizione è nata dunque dall’integrazione, collazione e revisione della guida del 1933 con tutte le note e gli appunti raccolti dall’autore, non sempre facilmente decifrabili e a volte ricorrenti in varie stesure (in certi luoghi si nota l’indecisione sull’ultima scelta da compiere), lasciando per quanto possibile inalterato quanto scritto dall’autore, per esempio termini oggi non più in voga, ovvero l’uso dei nomi latini per indicare gli dei greci, secondo la consuetudine imperante al tempo della prima stesura dell’opera: tali occorrenze non sono state modificate rispetto all’originale.

Non siamo di fronte ad una guida turistica, né ad un vero e proprio saggio storico o archeologico, bensì ad una guida archeologica, genere in effetti non molto praticato, che può essere utilizzata dal visitatore colto e desideroso di notizie approfondite e anche dagli studiosi che desiderino avere un quadro d’insieme su un sito archeologico della massima importanza nel contesto mediterraneo. D’altro canto, fino all’apparizione dello scritto del Ferrigno, non esistevano ancora vere e proprie guide turistiche, sebbene non mancassero relazioni archeologiche, scritti storici e resoconti di viaggio (molti dei quali importanti), ma che non potevano fornire un quadro d’insieme.

Da allora ad oggi, numerose guide turistiche e diversi libri su Selinunte hanno visto la luce, ma si è dovuta attendere la Selinunte di Martine Fourmont per poter leggere uno scritto dello stesso tenore di quello concepito da ferrigno, ovviamente più aggiornato.[5] Dello storico castelvetranese (nato nel 1862 e morto nel 1952), autore di numerose opere, alcune edite (anche postume), altre inedite, dai preziosi contenuti per la storia della Sicilia in generale e per la storia di Castelvetrano e del suo territorio in particolare, ci piace altresì ricordare quanto scrisse di sé nell’Autobiografia:   L’amore a questa terra e il bisogno di conoscerne la storia, gli usi, i costumi, le tradizioni sono state le leve potenti che mi hanno spinto ad occuparmi di Castelvetrano; nessun desiderio né di gloria né di onori.[6]   Particolarmente significativo è, anche, a nostro giudizio, il suo epitaffio, nel quale viene ricordato opportunamente come insigne paleografo e archeologo:   G.B.

FERRIGNO

  1. 23-4-1862 – M. 30-1-1952
INSIGNE STORICO DI CASTELVETRANO PALEOGRAFO E ARCHEOLOGO PROFONDO UOMO INTEGRO AUSTERO E PIO CHE AL CULTO DEL VERO E DEL BELLO AL LUSTRO DEL SUO PAESE E AL BENE DELLA FAMIGLIA CONSACRÒ LA SUA LUNGA ESISTENZA   La stampa della seconda edizione ha inteso celebrare idealmente, nel 2012, i centocinquanta anni dalla nascita e i sessanta dalla morte dell’Autore, illustre cittadino castelvetranese. OLYMPUS DIGITAL CAMERA Ferrigno, oltre a dar conto delle notizie storiche e bibliografiche, seguì con passione tutto ciò che avvenne a Selinunte nella prima metà del XX secolo.

Mosso da una sconfinata passione, dedicò tante delle sue forze allo studio del sito. Di seguito, l’elenco dettagliato delle opere di Ferrigno che, integralmente o in parte, trattano di Selinunte:

  • Castelvetrano, in Dizionario illustrato dei Comuni siciliani, a cura di F. Nicotra, Palermo 1908, vol. II, pp. 435-542;
  • Monografia, con 12 illustrazioni, Società editrice “Dizionario illustrato dei Comuni siciliani”, Palermo 1909;
  • Guida di Castelvetrano (1911), Cooperativa tipografica siciliana, Palermo 1912;
  • Descrizione della città di Castelvetrano (1805) […] del canonico G.

    Vivona, in “La Vita Nuova”, Castelvetrano, a. I, nn. 8/27 aprile, 9/25 maggio, 10/ 29 giugno, 11/ 31 luglio 1913;

  • Sulle origini di Castelvetrano (da un rapporto sulla chiesa e confraternita di S. Giacomo), in “La Vita Nuova”, Castelvetrano, a. I, n. 12/31 agosto, n. 13/12 ottobre 1913;
  • Un caricatore a Selinunte, in “La Sicania”, Caltanissetta, a. VII, n. 1, gennaio 1919;
  • Palmosa Selinus, in “La Siciliana”, Siracusa, a.

    XII, n. 4, aprile 1929;

  • Il più accanito contradittore di Fazello – Vito Pugliese, in “La Siciliana”, Siracusa, a. XIII, n. 1-2, gennaio-febbraio 1930;
  • Necropoli fenicie a Castelvetrano, nuove scoperte, in “Il Vomere”, Marsala, nn. 2/12 gennaio, 8/23 febbraio, 9/2 marzo, 10/9 marzo 1930;
  • La pesca nel littorale selinuntino, in “Il Vomere”, Marsala, nn. 25/21 giugno, 26/28 giugno 1931;
  • Guida di Selinunte, con 35 illustrazioni, Tip.

    Ospizio di Beneficenza, Palermo 1933;

  • Pro Selinunte, in “Giornale di Sicilia”, Palermo, n. 289, 8 dicembre 1933;
  • Selinunte ebbe un teatro?, in “Il Popolo di Trapani”, Trapani, n. 3, 27 gennaio 1934;
  • Selinunte ebbe un teatro?, in “L’Ora”, Palermo, n. 24, 27-28 gennaio 1934;
  • Valorizzare le antiche vestigia di Selinunte. Deve tornare alla luce tutta la vasta zona archeologica e si deve facilitare l’afflusso delle grandi correnti turistiche, in “La Tribuna”, Roma, n.52, 2 marzo 1934;
  • Il teatro di Selinunte, in “La Tribuna”, Roma, n.52, 2 marzo 1934;
  • Selinunte (Comunicazione e relativo ordine del giorno, presentati al II Congresso turistico siciliano, Siracusa, 30 aprile, 1-2-3 maggio 1935), Sgaraglino, Castelvetrano 1935;
  • Per la valorizzazione delle zone archeologiche – Selinunte, in “Il Popolo di Trapani”, Trapani, n.

    26, 29 giugno 1935;

  • Il canonico Gaspare Viviani, erudito del sec. XIX, in “Il Vomere”, Marsala, n. 36, 5 settembre 1937;
  • Selinunte e gli scavi del 1935, in “Giornale di Sicilia”, Palermo, n. 163, 16 luglio 1938;
  • Cimeli d’arte tra le rovine dell’Acropoli di Selinunte, in “La Tribuna”, Roma, n. 184, 4 agosto 1938;
  • L’Efebo di Selinunte, in “Giornale di Sicilia”, Palermo, n. 207, 1° settembre 1938;
  • Contributo a una Guida generale della Provincia di Trapani.

    Memoria su Castelvetrano, inviata all’Ente provinciale turistico di Trapani l’8 novembre 1938, dattiloscritto inedito;

  • Pro Selinunte, in “Giornale di Sicilia”, Palermo, n. 289, 8 dicembre 1938;
  • Due tombe sicule presso Bigini, in “Il Vomere”, Marsala, nn. 15/14 aprile, 16/21 aprile 1940;
  • Autobiografia, Tip. A. Sgaraglino, Castelvetrano 1945;
  • Guida di Selinunte, II edizione a cura di G.L. Bonanno e D.

    Giancontieri, con la collaborazione di R. Atria et al., introduzione di M. Fourmont, Club UNESCO Castelvetrano Selinunte, Castelvetrano 2012.

  L’elenco deve essere completato con una serie di scritti inediti, custoditi dagli Eredi Venezia a Castelvetrano, databili presumibilmente fra il 1935 e il 1945:
  • Bio-bibliografia castelvetranese[7];
  • Illustrazione della lapide di Porta Garibaldi a Castelvetrano;
  • Piccola guida di Segesta;
  • Selinunte nella letteratura e nell’arte;
  • Aggiunte alla bibliografia di Selinunte[8].
  A questi scritti, va aggiunto infine quello firmato da Zino Ardizzone, dal titolo Castelvetrano e l’antica Selinunte (fascicolo 254 del dicembre 1928 de “Le cento città d’Italia illustrate”)[9], scritto ripreso quasi pedissequamente dalla monografia di Ferrigno, come fu poi riconosciuto dall’editore e dallo stesso “Autore”.[10] Riprendere e rivalutare i lavori del Ferrigno, utilizzati successivamente da tutti gli autori locali che si sono occupati del nostro territorio, è stato ed è il nostro intendimento.

  [Estratto da: R. Atria – G.L. Bonanno (a cura di), Storie e controstorie di Sicilia, Quaderni 2018, Supplemento n. 1, Accademia Templare, Roma 2018]   Giuseppe L. Bonanno - Daniela Giancontieri   [1] Si tratta dei famosi archeologi Antonino Salinas e Ettore Gabrici, che ebbero carica di Soprintendente alle Antichità della Sicilia occidentale, e che molto si occuparono e scrissero di Selinunte.

[2] Come documentato nell’ Autobiografia molti altri illustri personaggi si congratularono con Ferrigno, ma Salinas non poté farlo, in quanto defunto nel 1914. Cfr. G.B. Ferrigno, Autobiografia, Tip. A Sgaraglino, Castelvetrano 1945, pp.28-29 e 40-45. [3] S. Elia, Giovan Battista Ferrigno, in “Il nuovo Risveglio”, Castelvetrano, a. III, maggio 1984, n. 2, p. 2. [4] Gli scriventi hanno avuto la possibilità, grazie al Club per l’UNESCO, di pubblicare nel 2012 tale nuova edizione.

[5] M. Fourmont, Selinunte. Guida archeologica, a cura di G.L. Bonanno, Mazzotta, Castelvetrano 2014. [6] G.B. Ferrigno, Autobiografia, Tip. A Sgaraglino, Castelvetrano 1945, p. 5. [7] Di prossima pubblicazione a cura di R. Atria e G.L. Bonanno. [8] Gli ultimi due lavori citati, manoscritti, sono in corso di pubblicazione in unico volume a cura di G.L.

Bonanno e D. Giancontieri. Occorre precisare che, per espressa volontà di Ferrigno, nella seconda edizione della Guida di Selinunte non fu pubblicata la bibliografia, che – insieme alle Aggiunte – sarà inserita nel volume in preparazione. [9] Z. Ardizzone, Castelvetrano e l’antica Selinunte, fasc. 254 de “Le cento città d’Italia illustrate”, Sonzogno, Milano 1928. [10] Cfr.

G.B. Ferrigno, Autobiografia, Tip. A Sgaraglino, Castelvetrano 1945, p. 16.

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