Il vecchietto dove lo metto? Ovvero il problema della terza eta’

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
29 Marzo 2018 10:38
Il vecchietto dove lo metto? Ovvero il problema della terza eta’

Durante la civiltà contadina analfabeta con famiglia patriarcale, poche persone usufruivano della pensione e dell’assistenza sanitaria gratuita. Pertanto le persone anziane purché ancora “funzionanti restavano in famiglia con i figli e i nipoti, amati, curati e accuditi nei loro bisogni. Questi patriarchi, come custodi della memoria erano sempre validi nel dare consigli ai figli e per educare i nipotini. In mancanza degli svaghi della vita moderna e della televisione, nelle lunghe sere d’inverno, mentre tutta la famiglia stava seduta attorno al braciere per riscaldarsi, i nonni non si stancavano mai di raccontare novelle o fatti a loro successi o sentiti.

Essi così inconsapevolmente trasmettevano ai più giovani tutta la loro cultura arcaica, insegnando principalmente il saper vivere e sopravvivere onestamente alle intemperie della vita e della natura.  I ragazzi, interrompendo i loro giochi, stavano particolarmente attenti ascoltando con la bocca aperta. Allora non esistevano corsi e scuole professionali e, per apprendere i vari mestieri, provvedevano i vecchietti, che trasmettevano le loro esperienze professionali, acquisite nei lunghi anni di lavoro.

Allora, la vita media si aggirava sui 35 - 40 anni, con fortissima mortalità infantile. La donna, in particolare, a 40 anni generalmente si presentava con i capelli bianchi, “sgangulata” (con pochi denti) e con il ventre cascante per le continue gravidanze. Oggi, migliorato il tenore di vita, con le pensioni e sussidi vari e con l’uso di farmaci efficienti, la media della vita sale in continuazione; i più ottimisti pensano di portarla in un prossimo futuro attorno ai cento anni. In questi ultimi anni si è verificato un aumento delle persone anziane e, contemporaneamente, una denatalità.

I politici, preoccupati per le casse previdenziali sempre più vuote e lavoratori giovani, che dovrebbero riempirle con i loro contributi, sempre di meno, hanno fatto qualche passo indietro stringendo il torchio su pensioni e sanità.  In un prossimo futuro le pensioni saranno minime o ridotte a zero; tornerà pertanto il problema della terza età. Il dramma della vecchiaia sopraggiunge quando “non si può più fare ciò che si vuole” in altre parole, quando la mente continua ad andare avanti, mentre il corpo non riesce più a seguirla.

E’ il periodo in cui il tempo scorre più velocemente ed il futuro, breve ed incerto, è rifiutato dalla mente; pertanto l’anziano si rifugia nel passato e vive in un mondo di soli ricordi.La vecchiaia e la morte sono elementi negativi per la vita umana, ma  anche indispensabili per la sopravvivenza della specie. L’anziano, sempre fragile come un adolescente, tante volte è stanco di vivere perché ammalato o perché sta male economicamente, a volte maltrattato e oltraggiato dai discendenti o dalle case di riposo; a volte viene anche ucciso per fattori ereditari o perché incomodo.

I centenari ci sono sempre stati, oggi più di ieri: recenti statistiche parlano di 75.000 persone in America, 25.000 in Giappone, 6.000 in Gran Bretagna, oltre 9.000 in Italia. Essi restano “posteggiati” in casa, presso case di riposo o in reparti di geriatria. A caccia della loro pensione e indennità di accompagnamento giostra un esercito di badanti, infermieri, familiari. Se il Governo continua ancora a fare marcia indietro su sanità e pensione e scomparso il ruolo della donna casalinga, chi accudirà domani questi vecchietti? VITO MARINO  

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