Come può essere stato padre un uomo cosi feroce?

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
17 Novembre 2017 12:24
Come può essere stato padre un uomo cosi feroce?

Con la morte di Totò Riina si chiude una pagina importante della storia italiana, una pagina, sia ben chiaro, che non avremmo mai voluto leggere, e che non avremmo mai voluto che fosse scritta. Totò u curtu, è stato il più sanguinario dei boss mafiosi, una vera  e propria belva spietata che un giorno decise insieme all’amico d’infanzia Bernardo Provenzano di scrollarsi di dosso quell’etichetta di picciotto, di brigante cu li peri ncritati per tentare il colpaccio e diventare il numero uno della cupola , il capo dei capi che avrebbe dettato legge nella conso9rteria mafiosa.

Con una ferocia inaudita ha ucciso senza alcuna pietà tutti coloro che si frapponevano tra se ed i suoi scopi, fossero capi bastone, capi mafia, killer, giudici, giornalisti, politici, medici o impiegati. Ha costellato la sua vita e la sua ascesa al potere di vittime che avevano l’unica colpa di essere persone per bene, persone oneste, persone che facevano con dedizione ed impegno il loro lavoro e che per tale motivo contrastavano con la sua  cieca ambizione di diventare il numero uno, di accumulare soldi e potere.

Dopo aver raggiunto il suo  scopo, di essere diventato il padrone di Palermo che devastò con i suoi traffici illeciti e con le sue speculazioni edilizie, si mise in testa di fare la guerra allo Stato, di eliminare gli unici che avevano osato contrastare i suoi successi e determinò la terribile ed eclatante fine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per dimostrare che lui poteva tutto. Li forse parti davvero una trattativa con lo Stato, uno Stato che forse scese a patti con quella belva sanguinaria, ma questo probabilmente non lo sapremo mai.

Di sicuro parti l’offensiva di quella parte buona della società che davanti a cotanta arroganza comprese che la mafia non solo esisteva ma che aveva superato ogni limite ed andava combattuta e che doveva essere messa al bando come quella cosa schifosa che era. Nacquero le associazioni, si cominciò a parlare di mafia, si cominciò a cambiare atteggiamento, nacquero anche le speculazioni di un’antimafia parolaia ma questa è una storia che oggi non ci va di raccontare, anche lo Stato si ribellò e partirono gli arresti eccellenti e persino l’inafferrabile Riina venne arrestato e condannato a 26 ergastoli e fino all’ultimo anelito di vita è rimasto chiuso in un carcere di massima sicurezza.  Una lunga detenzione nella quale però non ha mai perso la sua arroganza e la sua attitudine al comando, e dove mai ha dimostrato un sincero pentimento per le vergognose azioni di cui si era reso protagonista.  Oggi sono in tanti a festeggiare, cosa ci sia da festeggiare poi non si comprende, la sua morte pur tra mille tormenti, non restituirà alla vita le vittime cadute sotto la sua azione, non restituirà l’amore e le attenzioni a quei figli privati dei loro padri per colpa delle brame di onnipotenza di una belva sanguinaria.

La giustizia degli uomini ha fatto il suo dovere, per chi crede adesso la giustizia divina farà il resto, alcune domande rimangono sospese.  Come può essere stato marito e padre premuroso, almeno così hanno raccontato sempre i suoi familiari, un uomo così feroce? Come può aver abbracciato i propri figli dopo che aveva privato altri figli dell’affetto dei loro padri? Come può aver preso in braccio e guardato negli occhi i suoi figli dopo che aveva ordinato di sciogliere nell’acido un bimbo innocente? Io non avrò mai quelle risposte Totò ma sono sicuro che qualcuno più in alto di me, ti sta ponendo queste domande ed in questo preciso istante la tua arrogante sicumera non potrà più salvarti.

( A.Q.)

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