Alla scoperta di una valle dell’olio in Sicilia

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
17 Giugno 2018 09:22
Alla scoperta di una valle dell’olio in Sicilia

Un'area di grande interesse, posta ad ovest di Cattolica Eraclea è quella che i contadini hanno denominato "Valle dell'Olio". Zona sulla riva sinistra del fiume Platani e in prossimità dell'affluente Bonura, sulle cui sponde riaffiorano concentrazioni di olio bituminoso. Il materiale oleose riaffiora periodicamente tra le marne e le argille solfifere. L'aspetto è di colore marrone-verdastro. Gli studiosi, soprattutto locali, hanno notato che gli affioramenti aumentano durante l'inverno, quando è maggiore il livello dell'acqua e si riducono, invece, durante il periodo estivo quando il clima è anche più asciutto.

Sulle alture che circondano la vallata del torrente Bonura, si aprono cavità naturali di natura carsica. La Grotta di Bonura suscita molto interesse in quanto caratterizzata da un fiume sotterraneo che poi sgorga all'esterno, ovvero una fonte di acqua potabile. Già gli uomini preistorici frequentarono la grotta (dove lasciarono le loro tracce) dal periodo Eneolitico all'età del Bronzo. Vi è poi una sorta di "buco": nessuna traccia riferibile all'età arcaica, classica ed ellenistica.

Sono state invece rinvendute grandi quantità di ceramica riferibile all'epoca imperiale e tardoantica il che testimonia l'esistenza di un casale rurale connesso allo sfruttamento dell'olio bituminoso. Un poco più a sud la sommità di Collerotondo: un massiccio di formazione gessoso-solfifera che in epoca medievale fu sede di un importante casale. Nell'area del casale numerosi i frammenti di ceramica romana dell'epoca imperiale così come ceramiche di fabbricazione corinzia ed attica che portano a supporre che il sito fosse frequentato nel corso della seconda metà del VI sec a.C.

Anche in questa zona sono stati rilevati fenomeni eruttici menzionati nel '600 e nel '700. Singolare la convergenza dei dati tra i siti di Bonura e di Collerotondo. Nelle due aree la presenza di materiale di pregio e di importazione riconduce alla colonizzazione greca nell'entroterra del fiume Platani, vedasi fattorie e santuari rurali. La dinamica dei fenomeni della Valle del Platani spinge a tentare di comprendere il sistema di relazioni tra processi pedogeologici e dinamiche di occupazione e sfruttamento del territorio.

Le ricognizioni degli studiosi si sono concentrate in quelle zone coinvolte nei processi di formazione di idrocarburi, come maccalube (o fenomeno di vulcanesimo sedimentario), ovvero dei vulcanelli che emettono gas naturale in seguito alla risalita di masse rocciose profonde con perforazione delle rocce sovrastanti. Non solo maccalube, quindi, ma anche laghetti di olio bituminoso. Dagli studi condotti si è rilevato uno stretto legame tra le aree del tipo descritto e la presenza di spazi funerari.

L'impianto delle necropoli era composto da tombe a grotticella sin dalla fine del periodo Eneolitico con continuità nel periodo del Bronzo. Maccalube e laghetti di olio bituminoso e tombe sono rintracciabili anche nelle culture dell'età del Bronzo nelle isole Eolie. Come ad esempio, alla Calcara nell'isola di Panarea: una dozzina di pozzetti circolari costruiti con ciottoli che dovevano contenere i resti di inumazioni ai margini delle fumarole. Del periodo del Medio Bronzo non ci sono più tracce di frequentazione dei tipici luoghi di culto.

Il tutto probabilmente da ricollegarsi ai nuovi assetti territoriali. Per quanto riguarda la Sicilia centro-meridionale il tutto è dovuto allo spostamento sulla fascia costiera, grazie anche alle relazioni con la marineria egea ed all'aggregarsi in comunità sempre più grandi. La trasformazione delle zone sottoposte ad attività vulcaniche da luoghi funerari a luoghi per rituali non necessariamente legati al mondo dei morti, potrebbe essere avvenuta intorno all’ età del Bronzo Finale o del periodo Primo ferro.  E' la fase in cui le comunità si organizzano su base tribale.

La pastorizia via via assume un ruolo di importanza sempre maggiore e gli spostamenti di piccole comunità nella Valle del Platani sono dovuti alla transumanza ed all'allevamento del bestiame. Le sorgenti di acqua sulfurea e quelle oleose, la cui natura era anche terapeutica assumono un ruolo centrale perché la mobilità dei pastori richiede la delimitazione delle aree e la condivisione delle fonti d’acqua. I luoghi di culto vicini alle sorgenti, erano preposti a luoghi di socializzazione in occasione delle cerimonie religiose, di mercati, di fiere, di stipula di trattati ed alleanze.

Tale modus vivendi lo si ritrova secoli dopo nel santuario romano presso il collis vulcanius, nell'entroterra agrigentino, dove nelle vicinanze sorgeva un laghetto di olio bituminoso attorno al quale si svolgevano riti ordalici: autocombustione di tralci (o sarmenti) di vite e cottura delle carni degli animali sacrificati sull'altare. Possiamo quindi dire che fuoco, acqua e il misterioso olio bituminoso dalle molteplici proprietà, stanno alla base di un’articolata struttura di pratiche religiose.

  Elena Manzini  

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