6 gennaio, arriva la befana: origine e leggende sulla figura amata da tutti

Redazione Prima Pagina Castelvetrano
Redazione Prima Pagina Castelvetrano
06 Gennaio 2021 00:58
6 gennaio, arriva la befana: origine e leggende sulla figura amata da tutti

«Viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La circonda neve, gelo e tramontana». Inizia così una poesia di Giovanni Pascoli, intitolata La Befana e che descrive perfettamente l’importanza che ha questa figura per grandi e piccini che viene immaginata da tutti come una vecchietta – associato al vecchio anno che se ne va effettuando un ultimo passaggio sul mondo – ricoperta di stracci che, a bordo di una scopa, vola di casa in casa per portare dolci o carbone nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

L’origine del termine Befana è una corruzione lessicale di Epifania in quanto il termine greco originale – Epifáneia – è andato evolvendosi nei secoli diventando Befanìa. Nel corso degli anni, la Befana si è resa protagonista di tante leggende ma l’origine è connessa a dei riti pagani risalenti tra il X e il VI secolo a.C e associati alle stagioni e al raccolto dell’anno trascorso. La credenza voleva che il 6 gennaio – 12 giorni dopo la celebrazione del Sol Invictus – delle ninfe, associate alla dea Dian o ad Abùndia, volassero al di sopra dei campi benedicendo il raccolto.

Altri, invece, collegano la befana sempre con un’antica festa romana in onore di Giano e Strenia durante la quale ci si scambiava regali. Per arrivare alla vecchietta che «vien di notte con le scarpe tutte rotte» bisogna aspettare fino al IV secolo d.C. quando la Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti i riti e le credenze pagane in quanto frutto di influenze sataniche. Fu sempre il Cattolicesimo a rimettere, per gradi, la figura della Befana conferendogli un significato diviso tra bene e il male.

E fu la Chiesa a identificare il carbone come punizione per i bambini, poiché in precedenza esso era un dono gradito perché ricordava il rinnovamento della stagione e dell’anno appena iniziato. Con il passare degli anni, la figura della Befana è stata legata anche alla figura dei tre Re Magi in varie leggende. C’è chi racconta che Befana fosse il nome di una bellissima donna, ma cattiva, sola ed egoista, che, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, all’età di settant’anni, ospitò uno dei Re Magi.

Questi, durante la sera, le chiese se volesse portare qualcosa al bambin Gesù e lei regalò una sola calza fatta a mano. Quella visita le cambiò la vita e la donna, diventata ormai molto anziana, non fu più cattiva. Ogni sera, poi, piangeva per la vergogna del misero dono che aveva fatto portare a Gesù dal re magio. Dopo la notizia della morte di Gesù, Befana lo sognò. Nel sogno, gli chiese scusa per aver non avergli dato un degno regalo ma Gesù le disse che, per penitenza, avrebbe portato a tutti i bambini il regalo che non aveva portato a lui e, quindi, dolci a chi aveva realizzato il presepio e carbone a chi si era comportato male durante l’anno.

Altre leggende, invece, fanno risalire la figura della Befana al XII secolo, collegando la celebrazione al ruolo dei Re Magi e alla figura di una solitaria nonnina a cui i tre chiesero indicazioni. La donna, però, si rifiutò di credere alla nascita del Salvatore ma, dopo qualche giorno, si pentì e, per farsi perdonare, decise di passare casa per casa a portare dolci e regali ai bambini nella speranza che uno di questi fosse Gesù. Ma in questo giorno, assume un’importanza particolare anche la calza.

Nella realtà contadina, la calza aveva una doppia funzione: portare alcuni frutti del raccolto in vista del nuovo anno e donare un indumento caldo utile a sopravvivere durante l’inverno appena iniziato. Anche Numa Pompilio, uno dei sette re di Roma, aveva l’abitudine di appendere in una grotta durante il solstizio d’inverno una calza che una ninfa avrebbe riempito con doni e ricchezze. Tante leggende e tante tradizioni. Tutte diverse ma con una cosa in comune: l’amore con cui vengono raccontate dai più grandi, che hanno smesso di crederci e hanno la consapevolezza che nelle loro calze verrebbe messo il carbone, ai più piccini, che ancora ci credono e sperano di trovare, invece, dei dolciumi.

Chiara Conticello   Foto da EricèNatale di Stanislao Savalli e Piergiuseppe Salerno

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